Consigli di lettura di Laboratori Poesia


 

Per la conclusione del 2022 la Redazione di Laboratori Poesia ha pensato di salutare i suoi lettori raccogliendo alcune idee sui libri usciti durante l’anno, e non solo. Così abbiamo stilato alcuni consigli non esuastivi ma che si basano sulle cose lette e amate. Un modo per fare il punto ma anche per ringraziare chi ci segue sempre. 

La Redazione

 


 

Tra gli scaffali reali delle librerie e quelli virtuali dei negozi on line, l’acquisto di libri di poesia è sempre problematico, sia per sé che come regalo per altri. Come scegliere l’opera giusta? Che messaggio si vuole leggere o si intende trasmettere attraverso i versi? Qui di seguito, quattro titoli da non dimenticare, in un anno funestato da catastrofi sociali ed economiche in cui, non a caso, sono usciti molti libri bellissimi di poesia.

Prima di nascere - Claudio Damiani 2Prima di nascere di Claudio Damiani (Fazi, 2022) è un libro che indaga, con un linguaggio sorprendentemente piano e dialogico, i quesiti esistenziali che attanagliano l’uomo contemporaneo, tanto nell’impegno quanto nella sua proverbiale indolenza davanti alle domande irrisolvibili e al vuoto che ci precede e, forse, ci completa.

Vetro di Nicola Bultrini (Interno Poesia, 2022) fa un censimento dell’esperienza privata, presente e passata, attraverso la relazione con la città, Roma, che diventa non solo teatro innovativo ma anche chiave interpretativa dei movimenti etici (habitus, comportamenti, emozioni segrete) e delle memorie da condividere.

La vita in dissolvenza di Lucianna Argentino, con prefazione di Sonia Caporossi (Samuele Editore, 2022) interpreta e decodifica, attraverso quattro voci narranti femminili che si esprimono per monologhi, il vissuto, non eroico ma tragicamente esemplare, della donna nella società e nella sua interiorità all’interno della comunità.

Sul banco dei pesci dell’esordiente Carlotta Cicci, con prefazione di Alberto Bertoni (L’arcolaio, 2022) si impone, con un’immediata sicurezza del dettato, come tracciato della fenomenologia femminile contemporanea – nelle sue molte declinazioni – in aperto contrasto con gli aspetti più insidiosi della società, proprio attraverso il costante scontro escatologico con se stessa.

Gisella Blanco

 


 

L’impianto lirico di Amuleti di Lorenzo Pataro (Ensemble, 2022) è un bacino di stupore e di preghiere, giacché vi alberga “qualcosa di antico e benedetto” (p. 89). Il libro è prefato da Elio Pecora e dai meandri della sua forma, sempre composta ma disallineata, fanno capolino temi ascrivibili a un mondo antico dove ristagnano, velate, delle semi-criptocitazioni (si pensi al verso di stampo tarantiniano: “rovescia i nostri nomi e l’alfabeto“, p. 30). Sebbene i contenuti provenienti dalle reminiscenze più ancestrali vengano rimodulati continuamente, la poesia di Pataro si accamperà spesso nella grazia dell’endecasillabo. Eppure, i componimenti di questo giovane poeta sono calati nella carne viva e sempre ferita della quotidianità, in cui solo le parole – richiamandosi tra loro – costituiscono amuleti per orientarsi in una dimensione interiore, ctonia. Dunque, il poeta è “lo sciamano attorno al fuoco” che “batte il tamburo, evoca uno spirito antico, il canto lacero delle balene“. Forse, la sciamanica difesa di una poesia-talismano è una azzardata controfigura del rimbaldiano voleur de feu, le cui parole vorrebbero dirsi capaci di risarcire l’essere umano della protezione divina. Ed ecco che il lettore è presto catapultato in un universo primitivo dove il poeta non chiede altro che è libero di sfogare una serie d’impulsi sommersi. Ma stupiscono alcune immagini vigorose, tanto chiare quanto lancinanti; immagini come quella dei “morti accatastati come legna/ nelle tombe“, oppure quella delle “ceneri dei morti disperse come/ fossero amuleti per i vivi, / i vasi di maiolica e i relitti“. La poesia di Lorenzo Pataro individua da sé il suo contrappunto in alcune prose poetiche che costellano il libro.

Ma poesia e prosa si alternano e compenetrano soprattutto in un altro libro, fresco di stampa: Defrost (Interno Poesia, 2022), dell’abruzzese Diletta D’Angelo (ufficio stampa de Lo Spazio Letterario). A differenza di Amuleti  di Pataro – un libro maturo, il cui autore vantava di aver già alle spalle un altro libro, varie uscite su quotidiani e lit-blog –, qui si è davanti a un’opera prima. Tuttavia, alcuni testi confluiti in Defrost sono rintracciabili anche nell’antologia Esordi (Pordenonelegge, 2021), assieme ad altri testi di Eleonora Cattafi e Leonardo De Santis. Il dettato della D’Angelo è tagliente quanto il bisturi del Macello (Einaudi, 2004) di Ivano Ferrari. I personaggi sono sia animali che umani. Questi, in Ferrari come in D’Angelo, sono compresenti e abbagliano il lettore, lo invadono con la loro lividezza. La violenza e il disgusto – (si tenga a mente lo studio di Aurel Kolnai), questi alcuni temi ben pronunciati in Defrost –, ci rimettono allo scontro tra noi stessi e l’alterità, ma nella – e con la – realtà. Cosa che va ben oltre le nostre idee convenzionali. Oltretutto, in un testo dedicato al celebre indovino della mitologia greca, D’Angelo rovescia le capacità di quest’ultimo, costruendo un “Tiresia cieco e mai indovino“, il quale non è più in grado di esaminare sinistri prodigi. La profezia è nella carne, nei corpi da macello dai quali esala, mefitico, il lezzo della decomposizione. Casa, famiglia, gabbia. È anche lì che si consuma la violenza, che si assiste a “tutto il sangue assorbito da questa terra” constatando che questo “è marcito tra le radici“. Sembra che D’Angelo stia mappando, con questo primo libro, la geografia di un’umanità in putrefazione; e lo fa usando una terminologia scientifica che si appoggia – come scrive Alberto Bertoni nella nota al testo –, a “predicati volta a volta di specie meteorologica, geologica, preistorica o ecologica che vengono assegnati al pianeta Terra e al suo oscillare più antropologico che storico da un’evoluzione ininterrotta a un principio di (auto)distruzione altrettanto inesausto“. Come scrive Carmen Gallo nella postfazione, nella poesia di Diletta D’Angelo l’”orizzonte della conoscenza per divinazione profetica (o poetica) è rimpiazzato dalla fede nella scienza – così ostentatamente esibita da sembrare malferma, o meglio nella capacità della medicina moderna non solo di auscultare, ma anche di incidere“. Alcuni testi interessanti sono quelli dedicati all’operaio statunitense Phineas Gage, sopravvissuto a un incidente. Phineas Gage ha tutte le carte in regola per farsi personaggio letterario, difatti egli oltreoceano è il dedicatario di alcuni testi, tra cui spicca il libro di Jesse Glass: The passion of Phineas Gage & selected poems (West House Books, 2006). Defrost, dunque, è un libro che per la poesia italiana (ultra)contemporanea si profila come originale non solo nel titolo ma anche nei contenuti.

 1Il corpo è una presenza forte e prominente, invece, nell’ultimo libro della siciliana Erica Donzella: Scrusciu (Samuele Editore-Pordenonelegge, collana Gialla, 2022). Si tratta di un libro sull’intimità, che indaga e scava nel terreno sdrucciolevole delle relazioni interpersonali; queste sono rilette anche alla luce del distanziamento sociale e di come e quanto il Covid-19 abbia contribuito a fare del silenzio una protesi dell’assenza. In sostanza, come già scritto in precedenza su pordenoneleggepoesia.it:

L’inquietudine nella poesia di Erica Donzella sembrerebbe non trovare pace nel poetare, nonostante l’autrice dia prova di non potervisi sottrarre, poiché le sue poesie sono percorse – e scosse – da una esuberante, acuta tensione che – come si legge sulla bandella – si riflette in un «dettato duro come corteccia, che a passarci dentro si diventa linfa e che procede a fiotti potenti, a ondate di luce gettate sul buio, talvolta con cadenza sentenziosa e anaforica», dato che il «corpo è sudore, mappa delle mani, incendio delle ossa». Ed è per questo che una delle preghiere è quella formulata nella chiusa della quattordicesima pagina del libro, dove il corpo è una riduzione («macerie / bordi anneriti di cuore. / Non si plachi l’ira dell’amore», cit. a p. 14). Oltremodo, la corporalità coincide con la conta delle sottrazioni, mentre la frequentazione e lo scavo nel dolore si snodano per abbagli e per sbagli, per addizione (p. 16). La preghiera è un faro che da una supplica alla lividezza della corporeità si fa resistenza con cui imbiancare il buio della vita, ed è l’amore; segue un esempio, tratto dalla diciannovesima pagina, dove natura e corpo li si vorrebbe congiunti, ma confusi, in un letargo di rumori”.

Scrusciu, dunque, è un libro lontano sia da Amuleti che da Defrost, ma la sua esuberanza e la sua forza sono avvolgenti e irrompono sulla pagina. Ciò che arricchisce Scrusciu, in particolare, è il confronto tra lingua italiana e siciliano. Nell’ultima sezione – Chiafura –, infatti Erica Donzella si confronta con la poesia dialettale e la traduzione della stessa in italiano. Un’operazione, questa, che Pordenonelegge e Samuele editore hanno appoggiato sin dalla pubblicazione de Le crepe di Franca Grisoni.

Ma sono molti i libri che quest’anno andrebbero letti, come A braccia aperte di Mariangela Gualtieri (Carabba Editore, 2022), Concessione all’inverno. Poesie (1967-1984) di Fabio Pusterla (Casagrande, 2022), La seconda bellezza. Poesie vegetali di Alberto Nessi (Interlinea, 2022), Miglior acque. 33 poeti neozelandesi e italiani rispondono al Purgatorio di Dante a cura di Marco Sonzogni e Matteo Bianchi (Samuele Editore, collana Leda, 2022), Ogni volta che ti vedo fiorire. Poesie inedite di Alda Merini a cura di A. Casiraghy (Manni, 2022), Orme di poesia. Canti d’amore e di preghiera di Donata Doni a cura di Serena Donadeo (Mariù, 2022), Poesie 1987-2022 di Antonio Riccardi con prefazione di Roberto Galaverni (Garzanti, 2022), Tra Vèje e sonne. Versi in dialetto lancianese di Giuseppe Rosato (Carabba Editore, 2022).

Vernalda Di Tanna

 


 

Il 2022 della poesia si riassume, per quanto concerne i libri letti e/o recensiti, con una lista di per sé certamente non esaustiva e completa, ma in grado di segnare in qualche misura almeno una tappa nell’anno che si chiude. Tra i testi sicuramente i Dialoghi con Amin di Giovanni Ibello che Crocetti-Idee editoriali Feltrinelli hanno dato alle stampe da poco: l’autore partenopeo, ormai stabile tra i giovani e affermati poeti, si rende protagonista di un verso acuto e intenso, ricco di sfumature e di sfaccettature dove mito e realtà, classicità e contemporaneità trovano una sintesi elegante e dall’alto registro stilistico.

Anche Gabriella Sica, con le sue Poesie d’aria (Interno Libri, 2022), si fa preferire per uno sguardo incisivo dentro sé, nella sofferenza, e oltre sé in direzione di un’umanità affamata di dignità senza tralasciare un richiamo alla poetica di alcuni grandi protagonisti dello scorso secolo.

Il Giorgio Manganelli più caustico e corrosivo (Un uomo pieno di morte, Graphe.it Edizioni, 2022) mi ha sollecitato alcune righe: l’autore penetra nei gangli biblici affacciandovisi con uno stile barocco e ampolloso, sempre controcorrente, lucido e graffiante.

Non per ultimo annoto gli Scherzi della natura (Valigie Rosse, 2022) di Matteo Marchesini, un ritorno ai versi piuttosto felice e deciso per il bolognese, dai tratti surreali, talvolta un divertissement mai banale né scontato che dà alimento e linfa alla riflessione sull’esistenza. Meritano, a mio giudizio, un’attenta lettura anche titoli come Distopica di Marina Giovannelli (Samuele Editore, 2022, collana Scilla), Culo di tua mamma dell’insigne Alberto Bertoni, oltre a Gutta cavat di Cinzia Della Ciana (Edizioni Helicon, 2022).

Federico Migliorati

 


 

Sempre mondo di Massimo Gezzi (Marcos Y Marcos, 2022) è un libro che inizia con “un punto di intersezione che lega / lo spazio percorso e il tempo dimenticato” per una lunga interrogazione sul presente quotidiano, personale e non solo. Cosa accade all’ingranaggio uomo in una concatenazione di gesti alla fin fine sociali? Questo si domanda in versi Gezzi attraverso quattro sezioni tra l’educazione sentimentale della figlia ma anche dei suoi studenti, l’educazione individuale di fronte alla cronaca, pagine di lettere, fino a un’ampia quanto eterogenea riflessione tra tempo e archetipi di vita. Sempre mondo, da Rilke (“è sempre mondo e mai / un nessun luogo“) al gezziano “tempo per rendere infinita / la storia trascurabile di ognuno. / Che ovvia e insopportabile sciocchezza: / basta il tempo“.

Dove sono gli anni - Gian Mario VillaltaDove sono gli anni di Gian Mario Villalta (Garzanti, 2022) è un libro che “fissa l’apice della sua dimensione poetica” (cit. Broggiato) e che “elabora così una personalissima voce su identità, scrittura, memoria, distanza e fusione tra natura e cultura” (cit. Mary Barbara Tolusso dall’articolo di presentazione dell’incontro di Villalta a Una Scontrosa Grazia, con Mauro Covacich, Alessandro Mezzena Lona e Alessandro Canzian). Un’opera che traccia in quindici stazioni l’andare per le vie della vita e della memoria, percorrendo il tempo, domandandosi “cosa c’entra l’orrore con la speranza“. In uno stile che intreccia la lingua con incursioni dialettali ma, soprattutto, con una mappa di citazioni non evidenziate, di echi letterari. Arrivando alla grande domanda finale sulla natura sempre più colpita, esaurita, dall’essere umano.

Apolide di di Mary Barbara Tolusso (Mondadori, 2022) è un libro che misura il computo della quotidianità meno mitizzata, meno proclamata ma che si scopre velata d’ipocrisia e bellezza. Con l’acume a cui l’autrice ha già abituato i suoi lettori, Mary Barbara scrive della “precisione del reale” (cit. Mario Famularo) in “una sorta di parziale micro-pastiche espressivo” (cit. Vernalda Di Tanna) da cui traspaiono importanti e presenti maestri. Un libro aderente a una realtà spogliata dalle definizioni, dalle aspirazioni più o meno borghesi di cui siamo ancora inequivocabilmente intrisi.

Exfanzia di Valerio Magrelli (Einaudi, 2022), un libro estremamente discusso ma, a parere di chi scrive, indiscutibile. Partendo da una delle stroncature più aspre (Matteo Marchesini su Il Foglio) ci troviamo di fronte a un libro che riflette un’intera contemporaneità letteraria senza fronzoli, senza abbellimenti. Tra centinaia di pezzi elogiativi di libri capolavoro, libri necessari, Magrelli restituisce specularmente l’essenza del poeta e dell’uomo odierno. E lo fa benissimo, smontando ogni narrazione.

Il libro della lettera arrivata, e mai partita di Mario Santagostini (Garzanti, 2022) è un’opera che parla di tempo e uomo e di sfasamento. Quando i piani dell’esistenza non si compenetrano in una soluzione di continuità producono uno scarto che è la possibilità di pensarlo, dell’incunearsi dell’io. Sbigottito, a tratti divertito, nell’affrontare la mancanza di certezze, il “non sapere nulla“. E poco importa che si tratti di un’autobiografia o meno, perché la propria esperienza finisce per intrecciarsi con le altre nel medesimo spaesamento di possibilità e accaduto. In uno stile preciso, nitido ed estremamente calibrato.

Tra i libri importanti di quest’anno non si possono non citare Mal di maggio di Antonio Lillo (Samuele Editore, 2022, collana Scilla, prefazione di Francesco Tomada) che riassume la visione poetica del mondo di un editore dissacrante, tragicamente divertito in una generazione per molti di mezzo, dimenticata, dei quarantenni di oggi. Ma anche Primo piano increspato di Emilia Barbato (Stampa2009, 2022, a cura di Maurizio Cucchi) che tratta della “centralità dello sguardo nel cogliere i frammenti e l’insieme della realtà, la dedizione quasi claustrale alla cura della parola” (cit. Daniela Pericone). E Macchine del diluvio di Stefano Massari (MC Edizioni, 2022), libro che in quattro sezioni definisce fotogrammi della storia umana, degli uomini e delle donne, dei propri affetti, sempre all’insegna di un’importante empatia che finisce per contrarsi nel verso, collassare, nell’impietosità dello sguardo che macera se stesso. O Prisma di Maria Borio (Zacinto Edizioni, 2022), che tratta degli esperimenti del fisico Chladni con le onde acustiche, in una convincente metafora con le figure di suono poetiche. O, per concludere, Nove lame azzurre fiammeggianti nel tempo di Tommaso Di Dio (Scalapendi Editore, 2022) che raccoglie in ordine cronologico le poesie pubblicate dall’autore in plaquette d’arte dal 2009 al 2020, con alcuni inediti in un percorso simbolicamente privato che misura la distanza dal se stesso di un tempo.

Alessandro Canzian