Continua da Manuale tragicomico per sopravvivere ai poeti – e una buona poesia .5
Ma allora perché escono così tanti libri di poesia?
È presto detto: l’autore si compra sempre qualche copia, e un margine di cento euro su un libro solo sono cento euro, su trenta libri sono tremila euro. Cifre sempre da fame, sia ben chiaro, ma questa è la risposta a buona parte della (finta) editoria non a pagamento italiana, che stampa poche copie in più di quelle che l’autore prenota.
La cosa più buffa sono le campagne degli autori che a gran voce chiedono pubblicazioni rigorosamente gratuite, rimborsi spese per i viaggi, senza contare quelli che addirittura chiedono le percentuali sulle venticinque copie vendute.
Venticinque, nemmeno si arriva al ben noto ventisei. Tutte le restanti (su una tiratura classica di trecento/quattrocento copie, almeno per chi le fa) sono quasi sempre omaggi.
E quando tu Editore osi sottolineare che dovresti anche guadagnarci un minimo, ti trattano come un lucratore e uno sciacallo emotivo.
Brutto, brutto, brutto editore che pensa solo ai soldi!
Alessandro Canzian
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La poesia
Le poesie vanno sempre rilette,
lette, rilette, lette, messe in carica;
ogni lettura compie la ricarica,
sono apparecchi per caricare senso;
e il senso vi si accumula, ronzio
di particelle in attesa,
sospiri trattenuti, ticchettii,
da dentro il cavallo di Troia.
Valerio Magrelli
Foto di Dino Ignani