Continua da Manuale tragicomico per sopravvivere ai poeti – e una buona poesia .6
E i poeti?
Come ho detto i poeti sono delle brutte bestie come gli editori. Sono animali da compagnia ormai, esseri democratici votati alla condivisione.
C’è da dire che i Social non hanno fatto bene in questa direzione. La poesia, a differenza delle altre arti, non necessita di particolare maestria. Per suonare devi saper suonare, per dipingere devi al minimo saper tenere un tratto, una sfumatura. Per scrivere devi avere linguaggio, e questo lo impari da bambino.
Ovviamente non è così, ma sembra. Il vero poeta dimentica il linguaggio imparato da bambino e se ne costruisce uno tutto suo partendo dalla tradizione, dalla storia letteraria passando per le esigenze e i cardini della sua contemporaneità, fino a oltrepassarla in quell’esercizio di affondo e innovazione che è il verso.
Il vero poeta ricostruisce il mondo attraverso le pieghe delle parole, tendendole al massimo, a volte al parossismo, per spogliare e mostrare i cortocircuiti di cui siamo intrisi e indicare la verità.
Verità, che brutta parola lo so. Oggi siamo abituati a odiare il concetto stesso di verità per prediligere una finta e buonista apertura al tutto, che di aperto ha ben poco. Ci riempiamo la bocca di termini quali diritto, libertà, occludendo sempre più la visione periferica dello sguardo in modo da guardare solo di fronte a noi, e per noi.
Oggi tutto deve essere utile a qualcosa, a una causa. Ma non come in un novecento eccessivo e suicida dove la causa era più importante della vita stessa, ma aveva una sua sostanzialità nel tempo, una continuità. Negativa e terribile certo, ma oggi siamo arrivati alle cause momentanee che sono sinonimo di moda, di casualità.
Ecco, il poeta in questo dovrebbe, attraverso il linguaggio, ricordare che qualcosa esiste necessariamente, dovrebbe aprire lo sguardo comprendendo tutta la realtà e non solo una sua parte.
Alessandro Canzian
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L’occasione
L’occasione era bella.
Volli sperare anch’io.
Puntai in alto. Una stella
o l’occhio (il gelo) di Dio?
Giorgio Caproni
Foto di Dino Ignani