Lo schermo del dolore
Nabil Mada
Lo schermo del dolore – Nabil Mada
Salé
Eppure siamo cambiati
Di fisiologia e di umori,
L’animo è spesso perturbato
Ed irrequieta la sensazione
Di chi una memoria
Ti cerca nel sospiro degli alberi.
A te
Salé,
O benedetta città,
Non chiedo lineamenti
Quando nel tormento capriccioso
Come sposa ti vesti di silenzio,
Come un ricordo
Tradito dal tempo.
Chi sei tu tra gli esseri,
Tu che di tanto in tanto appari e scompari,
Una donna o un volto solo
Che per sempre sfugge?
Sei nata tra due sponde
Di un caldo nome “Boureghreg”:
Il fiume che si nasconde inebriante
Tra un bianco-celeste di sepolcri.
Nel fumo tu subito svanisci
Come i sogni dei bambini.
Questo oggi se dovessi disegnare
Il tuo ritratto,
Desidereresti
Non essere stata,
Ri-darti un nome e
Un paese
Ove presto
Potrai rinascere.
Ma qui sono destinato a tornare
Senza riconoscerti, e forse
Questo è il tempo che passa
E con sé tutto porta,
Ma a volte non basta il vento
Per accettare l’inverno?
Salé, Salé, Salé…
da: Salé, a cura di Gabriele Amadori, ne “Effigies”, rivista di letteratura, poesia e critica, Urbino, 2012, a cura di Gabriele Amadori, poesie auto-tradotte in lingua araba)
A poco a poco lo sguardo
A poco a poco lo sguardo
Scende verso le colline,
Tra il verde e il monocromo
Grigio
Trafiggendo le mura poligonali che
Madri e figli abbracciano
Al freddo del mattino.
A Salè ogni passo
È insofferente,
Ogni chiarore
È speranza.
A Salè
Ogni casa è
Una storia
Indifferente.
Si chiamava Salé
Una volta c’era
Una moglie vestita
Di onde e cimiteri.
Si chiamava Salé
Giovane Sposata e poi
A trent’anni vedova divenne.
Aveva gli occhi di acqua
Coperti e i capelli fino
Al fiume estesi.
La sua pelle chiaro-scura era
Corteggiata dal sole.
Si chiamava Salè
Ove da quaranta quattr’anni
Sono nato.
Mi conosci e non la riconosco
Con le rughe tatuate sul suo viso.
Erano ingiurie degli anni?
O destini incrociati?
Era il modernismo liquido
Che muta tutto perfino la storia,
L’archeologia antropologica
Dell’essere umano.
Si chiamava Salé, forse
Esiste o resiste ancora? Chissà?
Una cittá ove
Non sarai mai rinato.
Lo schermo del dolore – Nabil Mada