POESIA A CONFRONTO: Gatti

Guillaume Apollinaire 1
 
 

POESIA A CONFRONTO: Gatti
ELIOT, NERUDA, APOLLINAIRE, PAVESE

 
 

Il gatto, animale misterioso e sensuale, è un interlocutore privilegiato per i poeti come testimoniano le numerose poesie che lo vedono come protagonista e di cui qui offriremo, necessariamente, solo una ridotta selezione.

Di un gatto in una singolare contesa con la luna abbiamo già parlato in una precedente puntata (Lune Contemporanee) che il lettore potrà rileggere qui (Poesia a confronto: lune contemporanee).

Ai gatti T.S. Eliot dedica un intero librino, molto originale e ironico, ispiratore del celeberrimo musical “Cats” e che li vede assoluti protagonisti con le loro peculiarità e le loro incredibili storie. Da qui abbiamo tratto il testo di apertura che discetta sul nome dei gatti, arrivando a ipotizzare che ogni gatto ne debba avere almeno tre per poter essere rappresentato come deve. Il più importante e misterioso è naturalmente quello che solo il gatto può conoscere, e ignoto all’uomo, il suo “effineffabile / profondo e inscrutabile unico NOME”.

Della imperscrutabilità del gatto, anche per chi, come il poeta, crede di conoscere tutto del mondo, scrive anche Neruda nella sua ode al gatto, l’unico animale nato di per sé stesso perfetto, l’unico animale che non sceglierebbe mai di essere altro da sé, perché in sé assomma tutte quelle peculiarità e virtù che l’ode elogia, che sono sue e di nessun altro.

Nell’elenco dei beni irrinunciabili per ognuno di noi ecco, allora, come nella poesia di Apollinaire, insieme alla donna amata e agli amici con cui si vorrebbe dividere ogni stagione della nostra vita, si presenti, insostituibile, un gatto che passeggia indisturbato fra i libri: senza di lui la vita perderebbe quel tocco in più che la rende meritevole di essere vissuta.

Ai gatti, testimoni di un amore che sta morendo, si rivolge nella sua toccante poesia Cesare Pavese: c’è un’atmosfera sospesa, elegiaca, che anima questi versi, il senso di una perdita già decretata e irreversibile, dove i gatti, veri conoscitori del mondo e delle sue ragioni più profonde, sono i soli a essere reali detentori della conoscenza, non semplici osservatori, ma transfert di un mondo interiore che si sta polverizzando.

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
THOMAS STEARNS ELIOT
(Da Old Possum’s Book of Practical Cats, Faber & Faber, 1939)
 
THE NAMING OF CATS
 
The Naming of Cats is a difficult matter,
It isn’t just one of your holiday games;
You may think at first I’m as mad as a hatter
When I tell you, a cat must have THREE DIFFERENT NAMES.
First of all, there’s the name that the family use daily,
Such as Peter, Augustus, Alonzo or James,
Such as Victor or Jonathan, George or Bill Bailey –
All of them sensible everyday names.
There are fancier names if you think they sound sweeter,
Some for the gentlemen, some for the dames:
Such as Plato, Admetus, Electra, Demeter –
But all of them sensible everyday names.
But I tell you, a cat needs a name that’s particular,
A name that’s peculiar, and more dignified,
Else how can he keep his tail perpendicular,
Or spread out his whiskers, or cherish his pride?
Of names of this kind, I can give you a quorum,
Such as Munkustrap, Quaxo, or Coricopat,
Such as Bombalurina, or else Jellylorum –
Names that never belong to more than one cat.
But above and beyond there’s still one name left over,
And that is the name that you never will guess;
The name that no human research can discover –
But THE CAT HIMSELF KNOWS, and will never confess.
When you notice a cat in profound meditation,
The reason, I tell you, is always the same:
His mind is engaged in a rapt contemplation
Of the thought, of the thought, of the thought of his name:
His ineffable effable
Effanineffable
Deep and inscrutable singular Name.
 
 
 
 
IL NOME DEI GATTI
 
È una faccenda difficile mettere il nome ai gatti;
niente che abbia a che vedere, infatti,
con i soliti giochi di fine settimana.
Potete anche pensare a prima vista,
che io sia matto come un cappellaio,
eppure, a conti fatti,
vi assicuro che un gatto deve avere in lista,
TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in famiglia
potrà essere usato quotidianamente,
un nome come Pietro, Augusto, o come Alonzo, Clemente;
come Vittorio o Gionata, oppure Giorgio o Giacomo Vaniglia –
tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente.
Ma se pensate che abbiano un suono più ameno,
nomi più fantasiosi si possono consigliare:
qualcuno pertinente ai gentiluomini,
altri più adatti invece alle signore:
nomi come Platone o Admeto, Elettra o Filodemo –
tutti nomi sensati a scopo familiare.
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare, e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda perpendicolare,
mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso?
Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum,
nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta,
nome Babalurina o Mostradorum,
nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta.
Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
quello che non potete nemmeno indovinare,
né la ricerca umana è in grado di scovare;
ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se mai lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione,
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile
effineffabile
profondo e inscrutabile unico NOME.
 
(Traduzione di Roberto Sanesi)
 
 
 
 
 
 
PABLO NERUDA
(Da Navegaciones y regresos, Losada, 1959)
 
ODA AL GATO
 
Los animales fueron
imperfectos
largos de cola, tristes
de cabeza.
Poco a poco se fueron
componendo,
haciéndose paisaje,
adquirendo lunares, gracia, vuelo.
El gato
sòlo el gato
apareciò completo
y orgulloso:
naciò completamente terminado,
camina solo y sabe lo que quiere.
 
El hombre quiere ser pescado y pàjaro,
la serpiente quiesiera tener alas,
el perro es un leòn desorientado,
el ingeniero quiere ser poeta,
la mosca estudia para golondrina,
el poeta trata de imitar la mosca,
per el gato
quiere ser sòlo gato
y todo gato es gato
desde bigote a cola,
desde presentimento a rata viva,
desde la noche hasta sus ojos de oro.
 
No hay unidad
como él,
no tienen
la luna ni la flor
tal contextura:
es una sola cosa
como el sol o el topacio,
y la elàstica linea en su contorno
firme y sutil es como
la linea de la proa de una nave.
Sus ojos amarillos
denaro una sola
ranura
para echar las monedas de la noche.
 
Oh peqeuño
emperador sin orbe,
conquistador sin patria,
mìnimo tigre de salon, nupcial
sultàn de cielo
de las tejas eròticas,
el viento del amor
en la intemperie
reclamas
cuando pasas
y posas
cuatro pies delicato
en el suelo,
oliendo,
desconfiando
de todo lo terrestre,
porque todo
es immundo
para el immaculado pie del gato.
 
Oh fiera independiente
de la casa, arrogante
vestigio de la noche,
perezoso, gimnàstico
y ajeno,
profundisimo gato,
policìa secreta
de las habitaciones,
insignia
de un
desaparecido terciopelo,
seguramente no hay
enigma
en tu manera,
tal vez no eres misterio,
todo el mundo te sabe y perteneces
al habitante menos misterioso,
tal vez todo lo creen,
todos se creen dueños,
propietarios, tìos
de gatos, compañeros,
colegas,
discipulos o amigos
de su gato.
 
Yo no.
Yo no suscribo.
Yo no conozco al gato.
Todo lo sé, la vida y su archipiélago,
el mar y la ciudad incalcolabile,
la botànica,
el gineceo con sus extravìos.
El por y el menos de la matematica,
los embudos volcànicos del mundo,
la càscara irreal del cocodrilo,
la bondad ignorada del bombero,
el atavismo azul del sacerdote,
pero no puedo decifrar un gato.
Mi razòn resbalò en si indeferencia
sus ojos tienen numero de oro.
 
 
 
 
ODE AL GATTO
 
Gli animali furono
imperfetti lunghi
di coda, plumbei
di testa.
Piano piano si misero
In ordine
Divennero paesaggio,
acquistarono nèi, grazia, volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.
 
L’uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere ali,
il cane è un leone spaesato,
l’ingegnere vuole essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca d’imitare la mosca,
ma il gatto
vuole essere gatto
ed ogni gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo
dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.
 
Non c’è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio,
e l’elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
fessura
per gettarvi le monete della notte.
 
Oh piccolo
imperatore senz’orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell’amore
all’aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto
è immondo
per l’immacolato piede del gatto.
 
Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c’è
enigma
nel tuo contegno,
forse non sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all’abitante meno misterioso,
forse tutti si credono
padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.
 
Io no.
Io non sono d’accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gli imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l’atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare un gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d’oro stanno nei suoi occhi.
 
(Da Pablo Neruda, Poesie (1924-1964), Fabbri editori, Milano 1997)
 
 
 
 
 
 
GUILLAUME APOLLINAIRE
(Da Le Bestiaire, ou Cortège d’Orphée, 1911)
 
LE CHAT
 
Je souhaite dans ma maison:
Une femme ayant sa raison,
Un chat passant parmi les livres,
Des amis en toute saison
Sans lesquels je ne peux pas vivre.
 
 
 
 
IL GATTO
 
Questo mi auguro nella mia casa:
una donna per la giusta intesa,
un gatto che scorrazzi tra i libri,
amici validi per ogni impresa:
senza loro, dubito che la vita quadri.
 
(traduzione di Fabrizio Bregoli)
 
 
 
 
 
 
CESARE PAVESE
(Da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Einaudi, 1951)
 
THE CATS WILL KNOW
 
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
 
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
 
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole −
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
 
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi piú non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.