Da settembre al cinema con Patrizia Cavalli. Il documentario firmato Fandago e Rai alla Mostra del cinema di Venezia 2023.
«Non so se voglio veramente comunicare delle cose, sono gli altri che decidono […]. È lo scrivere nelle mie intenzioni, ma non il comunicare», esordisce così il trailer di un documentario su Patrizia Cavalli scritto e diretto da Annalena Benini e Francesco Piccolo, riprendendo le dichiarazioni di una poeta che a quel tempo splendeva nel fiore dei suoi anni. Scomparsa un anno fa a Roma, il 21 giugno 2022, la più grande nonché la più eclettica fra i poeti italiani contemporanei ha saputo destreggiarsi anche nella musica, realizzando con la cantautrice Diana Tejera un libro-disco, Al cuore fa bene far le scale (Voland – Bideri, 2012), che la poeta si trovò a riproporre anche nel celebre duetto con il cantante Mika in tivù. Come anticipato dal trailer, fra le varie cose, anche questo duetto è stato inserito nel documentario, prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci (trattasi di una coproduzione che vede protagonisti come produttori la Fandango e la Rai Documentari). Le mie poesie non cambieranno il mondo – questo il titolo del documentario – uscirà nelle sale cinematografiche a settembre 2023 e sarà presentato alle Notti Veneziane, sezione della Mostra del cinema di Venezia realizzata dalle Giornate degli Autori in accordo con Isola Edipo.
La Redazione di Laboratori Poesia è lieta di essere fra i primi a diffondere questa notizia, giacché in passato ha omaggiato Patrizia Cavalli in più occasioni: con le Poesie al Microscopio di Mario Famularo (Ridotti al batticuore adulto del comprendere), con le Poesie a confronto di Fabrizio Bregoli (Donne in poesia e Occhiali), con le traduzioni dall’italiano verso lo spagnolo di Rocío Bolaños e con il ricordo di Vernalda Di Tanna, intitolato Le mie poesie non cambieranno il mondo.
Segue un estratto delle poesie di Patrizia Cavalli.
Sarebbe certo andato tutto bene,
una passeggiata un caffè, al cinema
qualche volta insieme, le cene
a casa o al ristorante; sarebbe stato
insomma tutto regolare
se all’improvviso togliendosi gli occhiali
non si fosse seduta sorridendo
con un’aria leggermente impaurita
e i capelli un po’ spettinati
che la facevano sembrare appena uscita
da un sonno o da una corsa.
Esseri testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l’espiazione, è questo il male.
Né morte né pazzia mi prenderà:
un tremore nelle vene forse
un’acuta risata, un ingorgo
del sangue, un’ebbrezza limitata.
Poco di me ricordo
io che a me sempre ho pensato.
Mi scompaio come l’oggetto
troppo a lungo guardato.
Ritornerò a dire
la mia luminosa scomparsa.