Charles Baudelaire (1821-1867) ita-fr

Continua la carrellata di recensioni, traduzioni e note che Laboratori Poesia ha deciso di dedicare ai libri presenti al Salone Internazionale del Libro di Torino. Dopo l’intervista ad Alessandro Canzian (Samuele Editore) di lancio dei “Progetti territoriali” di “Laboratori critici” (QUI), l’articolo di Mary Barbara Tolusso apparso sul “Nuovo Almanacco del Ramo d’Oro” (Serie speciale di “Laboratori critici”, Anno III, Speciale Num. 1), oggi proponiamo in anteprima una traduzione da Charles Baudelaire a cura di Milo De Angelis e pubblicata nel libro (che qui si presenta in anteprima) I fiori del male di Charles Baudelaire (Mondadori, 2024).

Il volume sarà presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino venerdì 10 maggio alle ore 15:00, pad. OVAL stand del Friuli Venezia Giulia, a cura di Pordenonelegge.

La Redazione

 

 
À une passante
 
La rue assourdissante autour de moi hurlait.
Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse,
Une femme passa, d’une main fastueuse
Soulevant, balançant le feston et l’ourlet;
Agile et noble, avec sa jambe de statue.
 
Moi, je buvais, crispé comme un extravagant,
Dans son oeil, ciel livide où germe l’ouragan,
La douceur qui fascine et le plaisir qui tue.
 
Un éclair… puis la nuit! — Fugitive beauté
Dont le regard m’a fait soudainement renaître,
Ne te verrai-je plus que dans l’éternité?
 
Ailleurs, bien loin d’ici! trop tard! jamais peut-être!
Car j’ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais,
Ô toi que j’eusse aimée, ô toi qui le savais!
 
 
 
 
A una passante
 
La strada assordante urlava intorno a me.
Alta, sottile, in lutto stretto, dolore maestoso,
passò una donna, sollevando con un gesto sovrano
la balza e l’orlo della sua gonna, facendola ondeggiare,
 
agile e nobile, con le sue gambe di statua.
E io, contratto, fuori di me, bevevo
nei suoi occhi, livido cielo in cui cova l’uragano,
la dolcezza che incanta e il piacere che uccide.
 
Un lampo… poi la notte! Fuggitiva bellezza,
che con il tuo sguardo all’improvviso mi hai fatto rinascere,
potrò rivederti solo nell’eternità?
 
Altrove, ben lontano da qui! Troppo tardi, forse mai!
Perché io ignoro dove fuggi e tu non sai dove vado,
tu che avrei amato, tu che lo sapevi!
 
(da I fiori del male di Charles Baudelaire – traduzione di Milo De Angelis – Mondadori 2024)
 
 

Parigi domina la scena, impone i suoi ritmi convulsi, creatura tirannica che governa il destino dei suoi abitanti…anche di quei due, laggiù, nel grande e caotico boulevard dove un uomo e una donna si sono sfiorati su un marciapiede e poi sono stati portati via dalla folla, lontani per sempre l’uno dall’altra. Parlo della celebre poesia A una passante e vi consiglio di iniziare proprio da lì. A una passante sta alla poesia francese come L’infinito di Leopardi sta a quella italiana: tutti la conoscono a memoria, ma ogni volta vi scoprono tesori nascosti, cosa che avviene quando i versi sono archetipo e sorgente. La passante, la vedova alta, nera e maestosa che incontriamo in mezzo al trambusto cittadino, il suo sguardo temporalesco che per un attimo entra nel nostro e lo rapisce diventano un emblema per i secoli a venire, il prototipo delle rose che non abbiamo colto, di ciò che ci è sfuggito per un attimo e ha fatto di quest’attimo il volto della nostra solitudine, il pozzo della nostra caduta, il porto vicino e non raggiunto, il paradiso negato per sempre.

Dalla prefazione
di Milo De Angelis