Continua la carrellata di recensioni, traduzioni e note che Laboratori Poesia ha deciso di dedicare ai libri presenti al Salone Internazionale del Libro di Torino. Dopo l’intervista ad Alessandro Canzian (Samuele Editore) di lancio dei “Progetti territoriali” di “Laboratori critici” (QUI), proponiamo l’articolo di Mary Barbara Tolusso apparso sul “Nuovo Almanacco del Ramo d’Oro” (Serie speciale di “Laboratori critici”, Anno III, Speciale Num. 1). Il pezzo fa parte di un piccolo inserto con, a seguire, Pornologia. O della logica del feticcio di Dario Giugliano e Pornografia, pornologia di Gregorio Scalise. L’articolo era precedentemente apparso in “Almanacco del Ramo d’Oro” n. 9, dicembre 2008.
Il “Nuovo Almanacco del Ramo d’Oro n.1” sarà presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino sabato 11 maggio alle ore 14:00, pad. OVAL stand del Friuli Venezia Giulia, all’interno dell’evento I progetti territoriali con Daniele Serafini, Gabriella Musetti, Vincenzo Mascolo e Carla Caiafa (in collegamento). Moderazione a cura di Claudia Mirrione.
Dibattiti in rivista, la rubrica che ospita questo articolo, nasce con la volontà di proporre online pezzi e anteprime delle migliori riviste cartacee attualmente in attività. Siamo partiti con Cinque criteri (forse) inconciliabili di Gilda Policastro da “Laboratori critici” di Samuele Editore (Novembre 2023, Anno III, Num. 4, QUI), per continuare poi con Sul decadimento del linguaggio pubblico di Piero Dorfles da “L’Immaginazione” di Manni Editore (num. 339, gennaio-febbraio 2024). La prossima uscita sarà All you can eat. La grande abbuffata fra antologie e nuove dimensioni social di Luca Benassi, un’anteprima assoluta dal prossimo numero di Atelier di Ladolfi Editore, in uscita a giugno 2024.
La Redazione
Pornologia. I corpi, le scritture è il titolo di questo fascicolo. Scritture e corpi vengono qui convocati per tentare di costruire una cornice — forse instabile e necessariamente mobile — di quella dimensione che cerchiamo di indicare con il termine “pornologia”, la quale ci riguarda estremamente da vicino. È la dimensione, se si vuole, dell’osceno, quel luogo che, per una stravagante pseudoetimologia, sembra non potersi rappresentare, sembra non potersi fare immagine, sembra necessariamente sottrarsi a ogni tentativo di descrizione, di delimitazione. È insomma la dimensione che lo scenario complessivo del pensiero contemporaneo non è capace di contenere — sia per le innumerevoli forme e derive in cui si costituisce, sia per il vigore con cui si impone e si rinnova — e che tuttavia proprio per questo ci incalza.
I corpi dunque e le scritture cercano qui di prestare il loro supporto per dire una sorta di indicibile. E bisognerà vedere in che misura scritture e corpi possano incrociarsi, contaminarsi, magari solo improvvisare un fugace contatto, oppure se siano destinati ineluttabilmente a escludersi a vicenda (il corpo come naufragio della scrittura, la scrittura come cancellazione dei corpi…). Ciò, soprattutto, per tentare una prima mossa critica, che si configura come una sorta di resistenza, di presa di distanza dal presente; come ricerca di una alternativa (certo tutt’altro che una fuga) nell’inattualità. Poco importa perciò che ci si arrivi attraverso il richiamo a una trasformazione di atteggiamenti, a una diversa struttura etica nel vivere sociale e infine “storico”, così come ci viene suggerito dall’appassionato testo di Gregorio Scalise; o che, viceversa, si raccolga la sfida paradossale e al tempo stesso iperbolica e provocatoria che ci viene lanciata dalle riflessioni di Dario Giugliano.
Anzi. Proprio dall’ideale “conflittualità” di questi due percorsi — in certa misura contrapposti e antitetici eppure (per la questione che qui ci riguarda) perimetrali — vengono a precisarsi anche tutte le posizioni che possiamo ritrovare nell’insieme di voci che abbiamo raccolto. Voci che — vuoi più attraverso il versante della corporeità, vuoi con maggiore aderenza alla questione della scrittura — hanno cercato di cogliere i termini in cui quel contesto che abbiamo chiamato “pomologia” può offrirsi a una presa concettuale, oppure artistica può insomma venire (in certa misura) espresso. Intendiamoci: la eventuale presa — concettuale o artistica — non sarà mai definitiva e perentoria, ma sempre aperta, e forse si tratta, più che altro, di costruire una sorta di work in progress a più voci. Questo va detto per mettere in chiaro, infine, il punto dal quale abbiamo cercato di prendere le mosse: se è possibile rivolgere uno sguardo critico — concettuale o artistico — al tratto pornologico che pervade il nostro vivere attuale, tale sguardo dovrà comunque rivolgersi anche verso se stesso, verso cioè quella presa pornologica dalla quale la nostra attualità, il nostra presente, la nostra contemporaneità sembra inesorabilmente afferrata.
Mary Barbara Tolusso
La foto di Mary Barbara Tolusso in copertina è di Dino Ignani