Volevo solo affacciarmi alla finestra – Erminio Alberti


 
Volevo solo affacciarmi alla finestra
 
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Il mare ti chiama!
(le volte che il mondo tu guardi,
finestra mia cara!)
Là, oltre i palazzi,
l’azzurro (lo vedi?)
del cielo richiama
il mare. Profumi inodori
riempiono l’aria, e un flex
che musica forte la scena – –
 
                                                                Frattanto che il mare
                                 invoca attenzioni elettive
                                 cammina la donna piacente
                                 rubando attenzione al fratello
                                 che oltre i palazzi
                                 risplende –

 
 
oh mare!
Erotica alcova…
Sirene s’abbronzano il culo
tra tarantiniani discorsi
sperduti nel vento
(propongo al Biondo di andare
per verificare
        l’immagine mia
dettata dal sogno
con ciò ch’è reale):
«Lo sento dal vento
ch’è pregno d’odore di nivea
e creme abbronzanti!»
Mi guarda dall’ombra del suo
cappello, il sigaro in bocca;
boccheggia, borbotta qualcosa,
poi alza la testa. «Andiamo?»
«Andiamo.» – «La sma,
saint moritz….»
         andando
scimmiotta Palazzeschi, il Biondo cambiando
il ritmo, l’inverte, raddoppia, poi si ferma…
ed è una gonna
che corre e rallenta. «Che sguardo…
        incantato
la donn’ ha lanciato!»
e ‘l significante vien mal’interpretato: lo sguardo pel biondo
        diventa stordito!
oh incomunicabilità, micidiale
batterio sociale che affligge, cosmopolita,
        tutta la razza forbita…
 
 
Ma basta
pensieri insistenti! Adesso
                              l’estate
attendo, con gioia e letizia; io esteta
dannunzio pomposo, narciso arrogante
                     …si fa per ironia, comprendi, lettore…
 
ma sì lo confesso, del bello compiaciuto io son entusiasta
seguace, un gassman per me
                               duecentotrè
                               “fraticelli bugiardi”
ben vale. Il “frate”, però, del viscidume buonista
        bandiera
lo trovi mattino e sera
                      nella tele, sprizzante bontà
(perdono vivente!) che offreci, mortali animali, consigli
regimici (inclusi nel canone!).
         Ma basta
il mare, la meta
a noi è giunta.
 
 
 
 
 
 
 
 
Il pianto, il disperare,
per poi tornare all’immenso
nutrirsi di vita—clamore e frastuono
 
                                  /clamore e frastuono ovattati
                                  in questo macina-giorni
                                  di stanza imbottita/
 
Il pianto, il disperare:
è come lanciare un richiamo
           da una stanza imbottita
al clamore e frastuono dei giorni.
 
 
Cammina e si scontra la gente
non ne resta niente
di questo continuo incrociare
destini, causali d’enormi sistemi variabili——
– eppure, io so che vedendoti,
grande assoluto dogma/parola,
potremmo tremare tutti
ad ogni contatto di foglia o passo di gatto:
 
allora il piangere forte
dentro le stanze
verrebbe a formare preghiera,
il canto ancestrale
 
                                  /e la solitudine benzina forte
                                  a invocazioni disperate/
 
 
—Vieni bambino, non c’è la mamma;
ecco per te una grande coperta.
Senti il profumo di latte e biscotti?
Va tutto bene.
Metto un cartone, vuoi Fantasia,
il Re Leone?
Non disperare, ti abituerai.
ti nutrirai il petto
di sensazioni del mondo.
Amerai il sole, piangerai il mare […]  
—ditegli che non è solo, gridate!
se superasse il suono le mura
sarebbe salvo, redento!
Avrebbe spavento, sarebbe un abbraccio
e poi la visione (?)
 
(Poesia ti chiamano tale
ché scuoti e fai piangere)
si muta il male
in meraviglia di vivere:—
 

 
Fu che quand’era bambino,
anche allora era solo.
Solo, anima e corpo:
vera solitudine fatta carne.
 

 
Crebbe e conobbe più mondo,
ma era cosa a sé stante,
la casa, il suo és /
le cose di fuori.
 

 
Passarono anni e anni
prima che intravedesse
il mondo dai suoi occhi bambini.
Ma cosa vedeva cos’era?
 

 
 
Fu un giorno che scosso
si accorse della meraviglia
                —commosso—
non fonte di luce
ma vita vissuta
parole gesti persone
—Parola poesia rinvenuta—
in conversazioni di sensazioni
e il filo del comunicare dalle solitudini
fu compagnia.
tramonti acqua mare
girare
     il mondo
dire donna mia
come a ringraziare Dio
andare via
               tornare
imparare.
 
 
Accettare un giorno di morire.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nebbia di Londra
 
Davanti a un Raphaèl
in Trafalgar Squer
dentro la Nescional Gallerì
io ti vidi bella e sperduta
dentro un quadro del bronzino,
indiano-germanico-thailandese
donna del mondo!
 
Cosa dirti non seppi,
e ti lasciai correre così
nella fretta di questo mondo.
E tu sparisti nella nebbia
insieme a tutte le passanti:
a me soltanto il tuo ricordo breve.
 
ti allontanasti su un cab
nel grigio d’un lonely london morning.
 
 

da Malascesa di Erminio Alberti (Samuele Editore, 2013, collana Scilla, prefazione di Maria Grazia Calandrone, Premio Camaiore Proposta 2014)