Una domanda al poeta: Piero Toto


 
novecento (poesia)
 

sospeso
tra
aria
e
vuoto
mi rinnovo

 
Da tempo 4/4 (Transeuropa Edizioni, 2021)
 
 
 
 

In che modo il movimento (lo sradicamento) influenza la tua produzione letteraria, il tuo linguaggio e la tua ars poetica? Come si manifesta nel tuo lavoro?

Rocìo Bolaños

 
 

Navigare tra molteplici identità culturali e linguistiche comporta lo sversamento di esperienze e temi in componimenti dalla natura trasversale, sempre intertestuale, sempre di rimando ad altro. È un abitare il mondo ai margini del vissuto, nei suoi interstizi. Più che di movimento parlerei di “culto dell’assenza”, del ritrovarsi nel bilico del sottovuoto esperienziale, che è nel contempo causa e conseguenza del distacco e dello sgretolamento dei propri confini identitari. È un continuo adattamento e confronto con sé stessi che talvolta genera cortocircuiti di senso e la necessità di reinventarsi, come osservabile nel mio novecento (poesia) (tempo 4/4, Transeuropa Edizioni, 2021). Oppure stimola una critica allo status quo, come nel mio esilio (Interno Poesia, 2022):

Chiedimi dell’ombra
disertata alla radice degli ulivi
così stanchi di quest’afa
mai sospetta. Detesto
della terra i rumori impolverati
il disordine dei vivi
la tua voce sminuzzata
dalla patria-lembo
che mai brucia.
Nell’arsura dei tuoi occhi
sono goccia dissoluta
il non-ritorno.
Con quale leggerezza
ci rimarremo accanto
nella sacralità del dubbio.

La lingua – e nel mio caso specifico, le lingue (inglese e italiano) – come strumento di espressione dell’identità diasporica, dello sradicamento socioculturale e come sede di irrequietezza è decisamente uno dei perni centrali della mia poetica. Più in generale, sebbene nella mia produzione poetica italiana ci siano travasi dall’inglese, la mia produzione inglese non sembra subire contaminazioni dall’italiano. Le due lingue operano su piani diversi: l’inglese come lingua della quotidianità e filtro asettico; l’italiano come lingua del retaggio, del ricordo. Da ciò il tentativo di dilatare lingua e senso oltre la loro naturale capienza e capacità, con sperimentazioni sull’ineffabilità del logos come espressione di sé (vedasi il mio componimento in inglese strobe poem, pubblicato sulla rivista Queerlings nel 2021).

Piero Toto