Una domanda al poeta: Mariagiorgia Ulbar


 
 
 
 
Gli amanti non amavano soltanto
e il ballerino non ballava solamente,
l’acrobata con le acrobazie non invecchiava,
la marionetta è viva, possiamo risparmiarla
ma allora muore il bambino al posto suo.
Animali vagano in silenzio nel cortile;
andandomene prenderò le statuette
degli eroi. Gli eroi sono gli eroi,
anche se pesano nelle tasche io li prendo.
Intanto l’angelo inizia il volo sopra il tetto
io vado via, perché lo so tremendo.
 
(da Gli eroi sono gli eroi, Marcos y Marcos, 2015)
 
 
 
 

Gentilissima Ulbar,

quanto conta la tradizione nella sua scrittura e quanto il tradimento alla tradizione stessa, pesa come gli eroi nella tasche?

 

Alessia Bronico

 
 
 
 
 
 

Gentile Alessia,

il mio rapporto con la tradizione nella scrittura eguaglia sicuramente il rapporto che ho con la tradizione come lettrice: ho letto molto, molta poesia, i classici, il canone, ma anche poesia contemporanea, ho letto in lingua italiana, straniera e in traduzione, ho letto anche poesia casuale, trovata su una pagina internet o su in sito; ebbene, penso che tutto mi abbia formata e influenzata – come sempre è per la letteratura – ma non riconosco percorsi, eredità specifiche, adesioni: la poesia per me si esplica in un corpo linguistico in cui tutto entra a far parte e non amo distinguerla in opere, persone, correnti. L’influenza linguistica di autori e autrici mi accompagna, sono nelle tasche, me li porto dietro senza poter scegliere e farne a meno, li dimentico nelle tasche anche, ma sono con me, li scopro o li nascondo a seconda della necessità poetica del testo.

 

Mariagiorgia Ulbar