Un repertorio di scene. Interni ed esterni – Luigi Colagreco


 

La poesia di Luigi Colagreco cerca e si scorda di cercare. È all’opposto esatto di quella che si autodefinisce poesia «di ricerca». «Io non cerco, io trovo» diceva giustamente Picasso; e il poeta infatti sì, è un trovatore:

 

Nel tempio d’argento
cercavo le lacrime lasciate a casa,
cercavo un amico (qualcuno rimane)
e scordavo di avere cercato.
Così sistemavo il percorso
fra due ali di siepi colorate.
Era il tempo di scoperte leggere
incastonate in parole
dette in silenzio.

 

C’è in Colagreco la poesia orientale, quel non dire ma semplicemente descrivere, descrivere cose, scene appunto, lasciare che l’interno sia detto dall’esterno, che non sia il poeta ma il mondo a parlare. Seguire l’ordine naturale delle cose, che è stato anche della nostra antica poesia occidentale:

 

L’ordine dei gesti
è quello naturale delle cose,
come quando il tuo braccio si muove
e segue la traccia già data
che segue il filo sottile dell’inchiostro.
Registro uno a uno i caratteri
nell’ordine preciso della scrittura.
È come attrezzare un asse di chiodi in fila
conficcati tutti a un’altezza.

 

Un repertorio di scene. Interni ed esterni. Giappone è il titolo della breve raccolta inedita da cui sono tratte queste poesie. Che sono semplici, nitide, e insieme estremamente complesse. Poesie che più che scritte sembrano disegnate, parole come perle infilate:

 

Così fummo avvolti dalle scie delle lucciole
(il dono che avevi promesso),
nell’umido brillava un viluppo
di filamenti di raggi,
mi guidasti allo scuro dei margini.
Le tue lucciole fuori città avevano lampade
e un balbettio di intermittenza,
però non smorzavano
il meccanismo perfetto di fiamma.

 

Poesia come cura, attenzione, come passi silenziosi in un tempio, poesia come giardinaggio dell’anima. Il caos dell’esistenza è non detto, e è detto per contrappasso dalla ricerca di un ordine, di una casa «nascosta dietro i fili di gocce»:

 

La pioggia colpì al primo passaggio,
avrebbe fermato chiunque
coi vestiti pesanti,
sotto i ripari delle tettoie
avanzavo un metro alla volta,
come fosse una scusa
per lasciare cadere le briciole,
i piccoli indizi.
In quel modo soltanto
potevo trovare la casa nascosta
dietro i fili di gocce,
non c’era neanche il controllo
del numero civico.

 

Luigi Colagreco è docente di materie letterarie, poeta, musicista e studioso di spettacolo. Laureato in lettere cum laude all’Università di Pisa e diplomato in canto al Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara, è autore di lavori saggistici di storia dello spettacolo, di composizioni musicali e di testi per musica. Recensisce libri di poesia e svolge un’intensa attività di promozione della poesia italiana. Dirige il Centro di Poesia e altri Linguaggi di Chieti. È segretario della giuria tecnica dei Premi Flaiano Poesia.

Claudio Damiani