Pordenonelegge 2022: Galaverni e le poesie per Pier Paolo Pasolini

Pordenonelegge 2022: Galaverni e le poesie per Pier Paolo Pasolini

 
 

Domenica 18 settembre
A cura di Elisa Longo

 
 

Roberto Galaverni ci racconta quando ha cominciato a pensare al suo ultimo libro P.P.P. Poesie per Pasolini edito da Mondadori. L’antologia da lui curata nasce come idea dopo una lettura di Franco Scataglini, poeta anconetano che aveva scritto un poemetto dedicato a Pasolini. Galaverni comincia così ad annotare le poesie scritte per Pasolini, poesie pro e contro il poeta, poesie di quando era in vita e scritte dopo la sua morte.

Un libro che vuole essere memoria non retorica, una visone dall’interno, un percorso attraverso le poesia di chi lo conosceva , di chi lo ammirava, ma anche di chi lo osteggiava.

Pasolini voleva che la poesia non si ripiegasse su sé stessa, ma che fosse uno strumento per intervenire sulla realtà. Questa sua posizione è stata una delle cause delle polemiche che accompagnavano il suo lavoro. Galaverni ha portato traccia di queste polemiche come quelle che Pasolini ha avuto con Sanguineti, Fortini e Montale. Tutti e tre i poeti avevano una postura che non era classica o formale, ma avevano il senso della compiutezza formale. Per loro la poesia doveva avere doveva avere un’organicità interna, un’autonomia, un autosufficienza e accusavano Pasolini di diventare ricattatorio e di uscire dal tavolo della poesia.

Pasolini dal canto suo non voleva arroccarsi dietro la forma, voleva sentire sempre che la parola non è sufficiente di fronte alla realtà. Il massimo poema per lui era inadeguato rispetto a ciò che doveva cantare.

L’antologia di Galaverni è uno spunto e uno strumento di osservazione interessante per le nuove generazioni che incontrano per la prima volta le poesie e la figura di Pasolini, ma lo è anche per chi ha vissuto quel periodo. Le poesie raccolte offrono un’ottima occasione per guardare dall’interno come il dibattito sulla poesia e la figura di Pasolini continua e quanti e quali temi ha sollevato riguardo alla poesia italiana.

 

Abbiamo chiesto a Roberto Galaverni il rapporto che vede tra Pordenonelegge, la poesia italiana, la poesia straniera e la traduzione.

Pordenonelegge presta grande attenzione alla poesia straniera e ha un occhio di riguardo alla poesia italiana grazie anche a Gian Mario Villalta che ha una grande sensibilità verso questo genere letterario. Questo è un punto importante perché mette insieme i maestri e i giovani. Quindici o vent’anni fa venivano a Pordenone poeti nella maturità, ma adesso sono di più, sono maestri come Milo De Angelis, Franco Buffoni, Antonella Anedda e tanti altri. Questi maestri vengono messi a contatto con le generazioni in mezzo e i più giovani. Uno dei problemi della poesia contemporanea, ma forse del nostro tempo, è quello della perdita della memoria, della maestria nel costruire le cose. Pordenonelegge favorisce contatti personali tra poeti delle diverse generazioni e questo interscambio è importante perché non è solo il più affermato che può dare, ma può anche riceve dai più giovani. Riguardo poi i temi di cui mi parlavi prima, la traduzione, il multilinguismo, sono soprattutto i più giovani ad averlo come orizzonte del proprio tempo. In genere le generazioni precedenti sono più monoblocco sull’italiano o sulla lingua imparata alle superiori. Adesso la situazione linguistica è molto più fluida. I confronti e travasi tra le lingue, che poi sono anche tra culture, tra popoli, arrivano anche all’ordine del giorno un po’ di tutta la nostra poesia soprattutto dei giovani che se ne fanno in prima persona portatori.

 

Tornando al suo libro come ha selezionato le poesie per Pier Paolo Pasolini e che rapporto c’era tra il poeta Pasolini e la sua vita.

Un’antologia è una selezione e uno dei rischi che si prende un curatore è escludere certi testi. Certo si spera di aver capito davvero che non ne valeva la pena e se non fosse così sarebbe una pecca del libro. Riguardo Pasolini e la poesia, Pasolini voleva spostare il gioco, voleva quasi rompere i confini tra il rispecchiamento, la fedeltà e la coerenza, tra i due ambiti, come se muovendo una parola si potesse anche intervenire nel cambiare direttamente una cosa. Nel novecento la maggior parte dei poeti pensava che il poeta dovesse fare il poeta e molte delle poesie contro Pasolini che ho raccolto nell’antologia vanno contro il modo che aveva Pasolini di voler uscire dalla poesia, nel senso del rompere i confini formali e stilistici della poesia. Comunque qualcosa Pasolini ha mosso perché si continua a parlare di lui.

 
 

Roberto Galaverni è uno dei maggiori critici italiani e firma per «Lettura-Corriere della Sera» la pagina dedicata alla poesia.