Poesie per giovani adulti – Michele Zaffarano


Poesie per giovani adulti è l’ultima fatica letteraria di Michele Zaffarano, edita a giugno 2022 dalla casa editrice Scalpendi in “Assemblaggi e sdoppiamenti”, collana di poesia diretta da Monica Romano. La collana è stata inaugurata a settembre da tre uscite: Poesie per giovani adulti di Zaffarano, Nove lame azzurre fiammeggianti nel tempo di Tommaso Di Dio e Storie per taccuino piccolo piccolo di Stefano Raimondi.

Il sottotitolo del libro di Michele Zaffarano è un vero e proprio bugiardino di poetica, in quanto esso si presenta come una autodichiarazione circa la lirica contemporanea: Quarantuno tentativi di esaurimento di un concetto affatto contemporaneo di lirica disposti nell’ordine dell’alfabeto.

Con questa pubblicazione Michele Zaffarano ha fatto una scelta ben ponderata, quella di percorrere il sentiero della sperimentazione poetica, imbastendo un sillabario in versi, che incalza con la lettera “a” come da copione, ma che trova requie con la lettera “v”. L’interruzione dell’indice delle Poesie per giovani adulti alla penultima lettera dell’alfabeto potrebbe tradire un sintomo di infertilità della parola, che purtuttavia è presto smentita. Alla luce di quanto scrisse Goffredo Parise nel 1982, nella Avvertenza ai suoi Sillabari – ovverosia che «La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti» (Goffredo Parise, Sillabari, Adelphi, 2009) –, si direbbe che in Zaffarano, invece, la poesia va e viene e si ripete.

L’intento celato dal libro è probabilmente quello di scavalcare i luoghi comuni attraverso la ripetizione e gli inciampi della parola; difatti, essa è manipolata attraverso abituali tic tipici dell’odierno poetare ed è comicamente traghettata verso l’errore.

In sostanza, nel libro di Zaffarano la parola dilaga ininterrotta, in un flusso, per sovraccaricarsi di un perpetuo cortocircuito, a carico della lingua – che è a sua volta manipolata o distorta –, per decostruire la convenzionalità del lirismo.

La parola poetica di Zaffarano, dunque, ne ricava giovamento in espressività; tant’è che il tema portante di tutto il libro, che è l’amore (parodiato provato e simulato nei confronti di una futura prossima fidanzata), è declinato da Zaffarano guardando ad una «tradizione che va da Sergéj Esénin fino ad Antonio Delfini e a Nanni Balestrini».

Vernalda Di Tanna

 
 
 
 
A
 
A un certo punto
mi faccio la domanda
se sono capace
che scrivo una poesia
e dentro vi metto
mia sorella
mio padre
mia madre
mio cognato
i miei nipoti
e che dentro
assieme di loro
vi metto anche
la mia forse
futura prossima
magari fidanzata
e cos’è mai che racconto
che raccolgo assieme
tutte queste persone
e le faccio entrare
a una stessa poesia
e le metto per bene
in contemporanea
con la mia prossima
futura spero fidanzata
che infatti penso
se non lo faccio
lei non lo sa mai
di questa gente
che mi stanno vicini
e mi vogliono bene
e se lo faccio invece
però in maniera mala
mi aumenta molta
la consapevolezza
di me incapace
che scrivo una poesia
che vi stanno tutti dentro
e alla fine mi viene
tanto di tristezza
e di disperazione
che lei allora
vi ha la scusa
a quel punto
e dicendo parla
sei immeritevole
che io divento
la tua prossima
futura a venire
forse fidanzata.
 
Anche questa notte
vieni verso di me
e mi abbracci
con mille paroline dolci
poi mi dici partiamo
e in quattro e quattr’otto
stiamo dentro al viaggio
e viaggiamo
verso il sole
verso un’isola lontana
e lì ce ne stiamo
tutto il tempo in spiaggia
con i nostri cocktail
colorati e alcolici
e ci riposiamo
nuotiamo
e prendiamo il sole
e ci specchiamo sulle onde
davanti c’è il tramonto
e facciamo le passeggiate
ci teniamo per mano
e ci vogliamo tanto bene
tutto in contemporanea
tutto è molto bello
dura tanto tempo
dura più di tre giorni
dura più di una settimana
dura tipo un mese
dura tipo due mesi
e le nostre facce
sono amate e felici
sono delle facce felici
e io sono molto felice
è tutta una cosa felicissima
che io e te siamo fidanzati
su questa isola lontana
e usiamo le paroline dolci
mi guardo all’intorno
e non le vedo adesso
non vedo niente
non penso niente per bene
e mi sovviene che sei
unicamente
la fidanzata del forse
futuro prossimo
e magari a venire
e no davvero presente
dell’adesso adesso
che c’è qui
che è questa notte qui
questa notte
che è qui.
 
Arriva questa donna
con i seni grassi e grossi
e arriva e si mette lì
e si vede che muore
sdraiata tutta per terra
lì dentro nel bosco
e una volta che è morta
da donna passa a cadavere
e si disfa nella terra
e poi di dentro dalla terra
vengono a mangiarla
della sua carne
molti molti vermi
e quando che è libera
da tutta la sua carne
grazie a tutti quei vermi
dopo che sono passati
gli lasciano lo scheletro
solo lo scheletro
e lo scheletro è bianco
e libero dalla carne sopra
e con un sacco di spazio vuoto
e a un certo punto
questo spazio viene riempito
da un animale tasso
che arriva dal bosco
che c’è lì attorno
e dopo passa un animale talpa
e poi la talpa
assieme con il tasso
si mettono a muoversi
muovendosi con lo scheletro
da dentro tutti e due
per tutto il bosco
e poi alla fine la donna
si prende e si alza
e se ne va tutta in giro
però non è una donna davvero
è uno scheletro che cammina
e poi finisce tutto così
con lo scheletro
che se ne va via dal bosco
e poi allora tu vieni qui
e mi fai le domande
adesso dimmi
che cos’è che vuole dire
questa storia della donna
che diventa scheletro
e io ti dico
è un po’ come la storia
del mio amore per te
che è solo di me
e non è di te per me
e che tu non diventi
la mia prossima futura
fidanzata sicura di no
e quindi divento
anche io come il cadavere
che va via tutto ambulante
per il bosco
e poi sparisco
lontano da te nel bosco
e poi però il tasso
e l’animale talpa
non te lo so spiegare
se non è quello
dei comunisti.