Manuale tragicomico per sopravvivere ai poeti – e una buona poesia .9


 
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Ma la democrazia, la democrazia, questa bella idea poetica che non ha mai funzionato, in poesia è diventata condivisione fine a sé stessa. Il do ut des che impera.

Io metto il like a te, ti faccio un commento, magari pure un bel selfie (evviva la globalizzazione, in fondo era terribile dire autoscatto) così poi tu promuovi il mio libro. Le relazioni sono diventate più importanti del linguaggio. La reputazione un lavoro da gestire quotidianamente.

E guai a muovere delle critiche! Nella democrazia dei poeti c’è spazio solo per il plauso utile. La critica (e se ne parla ogni tanto) deve andare in una sola direzione, ed essere felice ed orgogliosa della propria libertà di andare in una sola direzione.

Sono cadute teste per questo, ci sono state esclusioni eccellenti nella critica letteraria, o vergognose posizioni supine di fronte a quanti prima erano avversari.

Va detto però che questa non è una prerogativa della sola poesia. Tutta la nostra cultura democratica e tesa alla libertà ha un fondo di oscurantismo e di divieto di parlare e trattare di determinati argomenti, se non in linea con il pensiero dominante. Cambia solo chi lo domina, o cosa.

Il tiranno oggi non è più una persona, o un piccolo gruppo oligarca. È il tema del momento, tema che vive e deve vivere anche a scapito di chi lo porta avanti.

Alessandro Canzian

 
 

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Amai
 
Chi sei tu, lettore che leggi
le mie parole tra un centinaio d’anni?
Non posso inviarti un solo fiore
della ricchezza di questa primavera,
una sola striatura d’oro
delle nubi lontane.
Apri le porte e guardati intorno.
Dal tuo giardino in fiore cogli
i ricordi fragranti dei fiori svaniti
un centinaio d’anno fa.
Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire
la gioia vivente che cantò
in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta
attraverso un centinaio d’anni.
 
Umberto Saba
 
 
I maestri: Umberto Saba