Lungo la costa di Kenneth White (Amos Edizioni, 2012) è un graditissimo regalo che mi è stato fatto a Libri in cantina e, devo dire, una stupenda scoperta. Non lo conoscevo, così come non conoscevo questo affascinante concetto di geopoetica.
White nel prologo all’edizione italiana scrive (e veramente non saprei cos’altro dire di più): Questo poemetto di 53 sezioni fu scritto in un momento cruciale del mio itinerario. Fu composto a Edimburgo, in un impeto di intensa concentrazione durato tre settimane. Dopo aver pubblicato i miei primi libri a Londra, mi stavo preparando a lasciare la Gran Bretagna per stabilirmi, oscuramente, sul continente, in Francia.
Perchè lasciare la Gran Bretagna in generale, e in particolare la Scozia? Mi sembrava che la cultura britannica fosse ad un punto morto. Non c’era alcuna energia intellettuale nell’aria. La letteratura era quasi interamente dedita al romanzo di taglio socio-psicologico, accompagnato a un po’ di fantasia. Riguardo alla poesia, si trattava soprattutto di quella che io chiamo ‘poesia tosaerba’, che ronza avanti e indietro in uno spazio molto ristretto. A questo si aggiunga l’arrivo, dalle fabbriche letterarie degli Stati Uniti, di una massiccia quantità di ciarpame consumistico e polpettoni ben confezionati.
[…]
In quel periodo di transizione, lì ad Edimburgo, sentii il bisogno di una sorta di ricapitolazione e allo stesso tempo il desiderio di tracciare le mappe della nuova cartografia che sentivo formarsi nella mia mente. Come luogo di esplorazione, pensai immediatamente alla costa. In un saggio di Emerson che lessi da adolescente e che mi ha sempre accompagnato, c’è una frase che dice: “Il punto di maggiore interesse è quello in cui terra e acqua si incontrano”. Questa affermazione fece riecheggiare nella mia mente la frase di un antico testo gaelico: “Il litorale è da sempre il luogo prediletto dei poeti”.
[…]
Per quanto riguarda la forma, il poemetto è ‘periplico’, nel senso poundiano del termine, ovvero esplorativo e indagatorio. E ha, in maniera più specifica, l’andamento della marea, poiché ogni sensazione è come una linea di marea che si frange su un litorale. Come sa chiunque l’abbia osservato da vicino, questo frangersi della marea è un procedimento complesso, che dipende dalla forza del mare, dai cambiamenti del vento e dalla topografia locale, elementi la cui combinazione cambia continuamente. Così come ogni onda, ogni singola onda (come quella evocata in una delle sezioni), è una forma e un movimento sottile. Walt Whitman affermò una volta che sarebbe stato disposto a rinunciare a praticamente tutto quello che viene normalmente associato alla poesia (stato d’animo, tema emozionale, qualche metafora, forma musicale) se solo avesse potuto esprimere la sua percezione di un caos di rocce, o l’ondulazione di un’onda. È la stessa sensazione che avevo io delle cose, fin dall’inizio, camminando lungo il litorale da bambino. È l’origine di quello che avrei in seguito chiamato geopoetica.
L’itinerario, tranne che per una presenza femminile, è solitario. Perché la solitudine e l’isolamento, il silenzio e la distanza, sono nella nostra epoca i segni distintivi e necessari di un’opera originale e potenzialmente duratura. Ma allo stesso tempo, al centro di questa solitudine, c’è un forte interesse per il terreno comune dell’esistenza, terreno che include esseri umani, animali, cose ed elementi.
Kenneth White è una delle figure più significative nell’attuale panorama letterario. Nato in Scozia, vive e lavora in Francia. Dal 1983 al 1996 ha occupato la cattedra di Poetica del XX secolo alla Sorbona di Parigi. Nel 1989 ha fondato l’Istituto internazionale di geopoetica, con centri in numerosi paesi, tra cui l’Italia. La sua opera comprende poesia, saggistica e prosa narrativa. Tra i suoi libri in poesia: The Bird Path (Mainstream, Edinburgo 1989), Handbook for the Diamond Country (Mainstream, Edinburgo 1990), Open World: Collected Poems 1960-2000 (Polygon, Edinburgo 2000), Atlantica (Grasset, Parigi 1986), Limites et Marges (Mercure de France, Parigi 2000). Ha ricevuto alcuni dei premi più prestigiosi tra i quali il Prix Médicis Étranger per The Blue Road, il Grand Prix du Rayonnement de l’Académie Française e il Prix Roger Caillois per l’insieme della sua opera. In italiano sono stati tradotti: Scozia Deserta (Edizioni del Bradipo, Lugo 1996), Il testamento di Ovidio e tre poemi atlantici (Il Pomerio, Bologna 1997), Rive e derive (Fondazione Carisap, Ascoli Piceno 2001), Frammenti di un giornale di bordo (Quaderni di Orfeo, Milano 2008), Lungo la costa (Amos Edizioni, Mestre 2005 e ristampa nel 2012), La strada blu (Amos Edizioni, Mestre 2012), I cigni selvatici (Amos Edizioni, Mestre 2012).
Alessandro Canzian
LUNGO LA COSTA
traduzione di Silvia Mondino
I
……………….
for the question is always
how
out of all the chances and changes
to select
the features of real significance
so as to make
of the welter
a world that will last
and how to order
the signs ang the symbols
so they will continue
to form new patterns
developing into
new armonic wholes
so to keep life alive
in complexity
and complicity
with all of being –
there is only poetry.
I
……………….
poiché la questione è sempre
come
fra possibilità e cambiamenti
selezionare
gli elementi davvero fondamentali
e fare
della confusione
un mondo che duri
come ordinare
i segni e i simboli
così che continuino
a formare nuovi disegni
sviluppandosi
in nuove modalità armoniche
così da tenere viva la vita
con la complessità
e la complicità
di tutto ciò che esiste –
c’è solo la poesia.
VIII
like the still warm ashes
of a fire of wood
is the heron’s body
now silent at the edge
of its uncouth nest
in the beech’s crest
motionless in its swaying heights
and myself there watching
among the red leaves
that litter the earth
winter’s torn branches
and
sight of birth
those blue shells
clotted with blood
that smell of the sea.
VIII
come le ceneri ancora calde
di un fuoco di legna
è il corpo dell’airone
ora muto sull’orlo
del suo nido grezzo
sulla cima del faggio
immobile nelle altezze oscillanti
e io là che osservo
tra foglie rosse
che coprono la terra
i rami strappati dell’inverno
e
segnali di nascita
quei gusci blu
incrostati di sangue
che odorano di mare.
XVI
the pebble of rough
and unprepossessing stone
the harsh dull case
splits open
to reveal
the lovely agate crystal
the boulder
cut asunder
shows
a blue-gleaming layer of amethyst –
there is a principle
of beauty and order
at the heart of chaos
within life there is life.
XVI
il ciottolo di pietra
rugosa e senza grazia
la scatola ruvida e scialba
si spacca
e rivela
l’incantevole cristallo di agata
il masso
spezzato a metà
mostra
uno strato blu brillante d’ametista –
c’è un principio
di bellezza e ordine
nel cuore del caos
dentro la vita c’è la vita.
XXXVII
in this house
where the wood on the stone
burns brightly red
this house
where the candle
glows with a lithe
blue-hearted flame
this house
where the girl’s gull-body
lies in her nakedness
and the high north wind
has been blowing now
for ten white days.
XXXVII
in questa casa
dove il legno sulla pietra
brucia rosso acceso
questa casa
dove la candela
brilla con una sinuosa
fiamma dal cuore blu
questa casa
dove la ragazza dal corpo-gabbiano
è stesa nella sua nudità
e il vento dell’estremo nord
soffia ormai
da dieci bianchi giorni.
XLIX
but always
exemplary language
subtle as flowers
plastic as waves
flexible as twigs
powerful as wind
concentred as rock
syncratic
as the self
beautiful as love.
XLIX
ma sempre
linguaggio esemplare
sottile come i fiori
plastico come le ronde
flessibile come i giunchi
potente come il vento
concentrato come la roccia
sincratico
come il sé
bello come l’amore.
LIII
like this rock now before me
facing the tide
an outcrop
of dark grey sandstone
(so the ones on which
as the children
we chiselled our signs)
with a blaze
of white granite
running right throught it –
understand this, poet.
LIII
come questa roccia qui davanti
esposta alla marea
un affiornamento
di arenaria grigio scura
(come quelle su cui
da bambini
incidevamo i nostri segni)
con una stria
di granito bianco
che le corre attraverso –
capisci questo, poeta.