La ballata del piccolo rimorchiatore – Iosif Brodskij, Igor’ Olejnikov


La ballata del piccolo rimorchiatore, Iosif Brodskij (Adelphi Edizioni, 2023, con illustrazioni di Igor’ Olejnikov).

Per il poeta Iosif Brodskij (Leningrado 1940 – New York 1996) il rimorchiatore Anteo, protagonista del suo primo e unico libro di poesie pubblicato nel 1962 in Unione Sovietica sulle pagine del mensile per l’infanzia «Kostër» – prima di essere costretto a emigrare negli USA nel 1972 –, è un eroe al pari di quello della mitologia, il gigante figlio di Poseidone alto 110 metri e dalla forza sovrumana. Non è difficile, leggendo La ballata del piccolo rimorchiatore – che esce in Italia per la prima volta edito da Adelphi –, intuire il senso dell’eroismo che per converso Brodskij ha infuso alla nave con il compito di trainarne altre, di dimensioni molto più grandi della sua, verso il porto o verso il mare aperto. «Lavoro qui nel porto: / è un mestiere / bello da morire. / Sotto di me ho il mare, / in alto il cielo»1 spiega la voce del piccolo protagonista nei primissimi versi del libro tradotto da Serena Vitale.

Accomunato ad Anteo per risolutezza, il giovane Brodskij all’età di soli 15 anni lascia la scuola per andare a lavorare in una fabbrica che produce cannoni. Il primo atto eroico, «il mio primo atto libero»2, del suo destino coincide con la responsabilità di una scelta – d’altronde, non è in quel momento che comincia a formarsi la storia della coscienza? Facendo un passo in avanti verso quanto scritto dal poeta di origine russa, si arriva a un saggio del 1976 per avere un’immagine più nitida delle condizioni in cui versava Leningrado nel periodo post-bellico, circostanza in cui Brodskij si è trovato a passare infanzia e adolescenza: «Facciate grigie o verdoline con fori di pallottole e di granate; strade interminabili, vuote, con rari passanti e scarso traffico; un’aria quasi affamata, e quindi una fisionomia più netta, se volete, più nobile. Un volto scarno, duro, col luccichio astratto del fiume [Nevà, Ndr] che si rifletteva negli occhi delle finestre vuote. […] Quelle magnifiche facciate butterate dietro le quali – in mezzo a vetusti pianoforti, tappeti consunti, quadri polverosi entro pesanti cornici di bronzo, rimasugli di arredamenti divorati dalle stufe di ferro durante l’assedio – una tenue vita cominciava a baluginare»3.

All’età di 22 anni, nel 1962, il piccolo rimorchiatore Anteo è la prima sintesi in versi dell’esperienza col mondo che fino a quel momento Brodskij ha fatto, il suo ulteriore atto di libertà, la prima stesura della sua coscienza in rapporto con il dolore, il limite, il destino e l’infinito. Anteo è di fatto un fulgido e umile esempio di tutto ciò: tutto il giorno, in ogni stagione dell’anno, non importa a quali condizioni metereologiche, non fa altro che accompagnare le navi che vanno e quelle che arrivano, sognando anche lui gli approdi, i paesi lontani dai quali le altre imbarcazioni si trovano a giungere: «È così che lavoro, / che lavoro e vivo, / nei sogni dimentico / chi sono da sveglio, / sempre di corsa, in affanno, / accompagno le navi / che vanno, e quelle / in arrivo»4. Eppure, proprio nella ripetitività del compito modesto, nella monotonia della sua esistenza Anteo comincia a scovare squarci di bello e a conoscere le piccole e disseminate tracce dell’infinito:

Va una nuvola, va un’altra,
specchiandosi nell’acqua
tra i fumi dei battelli.
E con le nuvole io torno
nei bellissimi luoghi
dove sono cresciuto,
tra i gabbiani, là
dove hanno fine i fiumi.5

È così che la sua coscienza si allarga, esonda i confini del visibile per approdare a una confusa ma beata meta dorata. «E dal fiume grigio, carico di riflessi, che scendeva verso il Baltico, magari con un rimorchiatore lì in mezzo a lottare contro la corrente, ho imparato più cose sull’infinito e sullo stoicismo che dalla matematica e da Zenone»6.

Il senso dell’eroismo del rimorchiatore dal nome mitologico, cui si è accennato in apertura, sta allora tutto nel carico di consapevolezza del suo ruolo nel mondo accettato con coraggio, qualunque condizione gli tocchi vivere, è questo che Brodskij vuol far sapere al bambino quanto all’adulto, il tutto unito alla capacità di voler conoscere un destino che, come diceva Rilke, ci è sempre di fronte. «Qualcuno deve pur restare / accanto a questa terra. / […] E se pure mi addolora / non fare il marinaio, / e vorrei tanto vedere / meravigliosi mari […] DEVO RESTARE / LÌ / DOVE DI ME HANNO BISOGNO»7.

Si badi bene, questo di Brodskij non è un edulcorato ‘racconto per bambini’ in versi, il poeta al suo interno non nasconde gli aspetti più tristi e malinconici dell’esistenza, o l’ineluttabilità della morte che toccherà anche al piccolo protagonista del poemetto. Cosa può allora dire, oggi, una storia come questa pur nelle odierne condizioni di una civiltà Orientale e Occidentale che già negli anni ’70-’80, per Brodskij, era soggiogata da «un frusto dogma materialistico» e da «patetiche velleità consumistiche»8? Forse, La ballata del piccolo rimorchiatore può, attraverso la narrazione di un destino semplice ma non superfluo, umile ma non privo di tensioni ascetiche, porre nella condizione di spogliarsi degli orpelli comportamentali indotti dall’epoca attuale (la caccia al numero, alla notorietà, il ‘successo’ ad ogni costo). Ricordare così alla coscienza, fuori dal blablablà quotidiano, la dimensione comune e necessaria dell’incontro con le circostanze nelle quali si nasce, navigando da una parte o dall’altra come piccoli rimorchiatori insieme al peso delle responsabilità che rispondono al cammino di ognuno, senza dimenticare, però, che guardandosi attorno tutti possono scorgere all’interno della realtà le tracce di un aurorale stato di godimento.

Le illustrazioni di Igor’ Olejnikov sono state concesse a «Laboratori Poesia» dalla Adelphi Edizioni.

Fabio Barone

 
 
 
 
Poi, quando sarò invecchiato
nel golfo della vita,
e più alti dei miei alberi
saranno i fumaioli,
il capitano ordinerà:
«Timone a dritta!»,
il fuochista mi darà
ancora un po’ di carbone,
il nostromo girerà
il mio timone verso sud
spingendomi col piede
via dalla banchina.
Quel giorno farò rotta
verso un sogno beato,
e tra foreste blu
arriverò al paese d’oro
da dove ancora,
vuole la leggenda,
nessun rimorchiatore
è mai tornato.9
 
 
 
 

1 Iosif Brodskij, La ballata del piccolo rimorchiatore, Adelphi Edizioni, Milano 2023.
2 Iosif Brodskij, Meno di uno (1976), in Fuga da Bisanzio, Adelphi Edizioni, Milano 1987, p. 23.
3 Iosif Brodskij, Meno di uno (1976), in Fuga da Bisanzio, Adelphi Edizioni, Milano 1987, pp.14-15.
4 Iosif Brodskij, La ballata del piccolo rimorchiatore, Adelphi Edizioni, Milano 2023.
5 Ibidem.
6 Iosif Brodskij, Meno di uno (1976), in Fuga da Bisanzio, Adelphi Edizioni, Milano 1987, p. 15.
7 Iosif Brodskij, La ballata del piccolo rimorchiatore, Adelphi Edizioni, Milano 2023.
8 Iosif Brodskij, Meno di uno (1976), in Fuga da Bisanzio, Adelphi Edizioni, Milano 1987, p. 37
9 Iosif Brodskij, La ballata del piccolo rimorchiatore, Adelphi Edizioni, Milano 2023.