Quella del “Ciclo di vita del risparmio” è una teoria attraverso la quale il noto economista Franco Modigliani descrisse le modalità con cui le persone tendono a risparmiare e investire durante la vita, in relazione al loro reddito. Ma anche, con cui tentò di definire i comportamenti ottimali che un ipotetico lavoratore avrebbe dovuto mantenere per potersi permettere una vecchiaia serena, in un contesto storico sprovvisto di sistema pensionistico o di una qualsiasi forma di previdenza sociale (eventualità che, nel sistema capitalistico, si traduce in una costanza di potere d’acquisto di beni e servizi).
Ad ogni modo (e detto in altri termini): quanto devi mettere da parte, in un sistema totalmente deregolamentato e senza supporti assistenziali, per non morire di stenti e mantenere lo stesso stile di vita a cui sei sempre stato abituato? Una sorta di decalogo elementare per piccoli risparmiatori. La formula che struttura e anima la teoria è chiara in questo senso: CNL=YWL (la formula mi venne insegnata dal mio professore di Economia Politica con questa forma, ma cercandola su Wikipedia la si trova scritta in modo vagamente diverso). Analizzando in dettaglio i fattori che la compongono:
- C: consumo totale annuo.
- NL: totale degli anni di vita del lavoratore (ovvero, quanto camperà, serenamente o meno, questo cristiano benedetto).
- Y: reddito totale annuo.
- WL: totale degli anni di servizio del lavoratore.
Ciò che la formula esprime è un concetto, per la verità, molto semplice. Se non vuoi finire a settant’anni sotto al Ponte Regina Margherita a scaldarti con un mucchio di estranei attorno ad un falò improvvisato, devi essere in grado di provvedere in toto al tuo mantenimento. E per provvedere in toto al tuo mantenimento devi raggiungere un ragguardevole margine di risparmio ogni mese di ogni anno per tutto l’arco della tua vita lavorativa, in prospettiva del giorno in cui un lavoro non l’avrai più.
Di per sé la formula non veicola, né tantomeno prescrive, verità scomode o inedite. Qualcuno potrebbe anche definirlo un semplice “esercizio di stile”, una teoria speculativa dallo scarso impatto pratico. Ciò che invece colpisce di questa formula è la pretesa, tipica di una certa economia marginalista e post-paretiana, di poter codificare, prevedere e quantificare in senso fenomenologico il comportamento umano a partire dal fatto economico.
Tutto, nella storia delle scienze economiche, era iniziato con le premesse più giustificate e giustificabili del mondo: gli economisti che delineano sapientemente il comportamento generale degli attori economici, produttori e consumatori. E fino a qui… Peccato che, ad un certo momento, si sia intromessa l’ideologia dell’homo oeconomicus, che ha prodotto su di sé uno scivolamento e un appiattimento della figura-uomo e della sua complessità. Ogni uomo è primariamente homo oeconomicus, hanno raccontato. E allora, va da sé, la postulazione dei vari comportamenti degli attori economici diventa normativamente generalizzabile in tutti i contesti del mondeggiare umano, nessuno escluso. Per questo motivo l’esistenza di un individuo, e con essa la sua irriducibile complessità, può essere degnamente rappresentata da quattro parametri di una formula: C, NL, Y, WL. Non serve altro.
Quando lessi questa formula per la prima volta immediatamente mi venne voglia di decostruirla. E per decostruirla era chiaro si dovesse estremizzarla attraverso il gioco, erotizzarla, magari prenderla pure un po’ per il culo. Così arriviamo alla stesura del testo.
In ogni equazione è sempre possibile, conoscendo il valore di tutti gli altri fattori, arrivare ad ottenere il valore di un’incognita, invertendo la formula e isolando un singolo fattore. Ho quindi deciso di giocare su un’ambiguità di fondo della formula, isolando il fattore NL (NL=YWL/C) e arrivando ad ottenere una situazione paradossale: identificando il valore di NL è possibile, sulla carta, prevedere la data di morte dell’ipotetico lavoratore. Magia? Altroché. Semmai un esercizio facilmente risolvibile, dal momento che il valore WL è costante (sappiamo già in partenza quanti anni di servizio orientativamente dovremo prestare) e i valori C ed Y possono essere ricavati con dei semplici modelli di previsione, immettendo dati sulle abitudini di consumo e di produzione del reddito.
Prima che qualche lettore sdegnato si alzi dalla sedia in preda a convulse lamentazioni, faccio una precisazione: questa operazione è ovviamente impossibile da realizzare, non siamo sciamani, non pratichiamo le nobili arti divinatorie. Il testo è volutamente provocatorio e non ha intenti scientifici. La sua funzione è quella di aiutarci a contemplare l’assurdità dei riduzionismi che la cultura manageriale ed economica continua ad iniettare all’interno di una società ormai satura di teorie antropologiche grottesche e fatiscenti. L’homo oeconomicus, per come la poesia è strutturata, si trasforma in una generalizzazione paradossale, che non coglie ma feticizza l’iper-complessità caratterizzante la realtà, con i suoi soggetti e i suoi oggetti che in nostra presenza si ritraggono come misteriosi e nebulosi dislivelli di significato.
L’auspicio del testo – come le sue intenzioni polemiche – è racchiuso nel titolo, Uguale a, un rimando più o meno velato alla teoria della différance di Derrida: quando pensiamo di aver compreso perfettamente l’idea che A=A, allora la perfetta uguaglianza dell’identico ci sfugge, perché tra i due termini dell’uguaglianza è sempre presente un minuscolo scarto incolmabile di significazione, uno smottamento minimo all’interno di A che mina alla base ogni imperativo ipostatizzante.
Semplificando: il testo è un invito a non banalizzare la realtà, a non banalizzarci. E a fottersene di un paradigma sociale che ci vuole vivi, ma solo come C unito a Y che si abbraccia con WL che copula con NL.
Possiamo aspirare a ben altro.
Matteo Persico
Uguale a
se: CNL = YWL
allora: NL = YWL/C
dunque: la vita umana è la risultante
[del rapporto tra il (reddito totale moltiplicato
per tutti gli anni di lavoro)
e il consumo totale].
¬ NL = ¬ (YWL/C)
la morte – o anche, non vita – non è altro che
il mancato rapporto tra
il mai avvenuto reddito e il negato consumo; oppure, fino
ad esaurimento scorte: la morte sopraggiunge
nella coincidenza
YWL = C
consumo e tempo; fino a che
(da Warbling, Puntoacapo Editrice 2022)