Riandando, in negativo,
a una pagina di Kierkegaard
a Donato Valli
L’erba come va lontana
e vuota, nel suo vuoto
odore…
Il sole
è tramontato.
Aspetto
le punte di viva vita
delle stelle.
Ascolto.
Sento solo un rumore
perso d’acqua sbiadita.
Nessun Ponte Nero.
Nessun Gilbjerg
I morti
restano morti e invano
li richiama il pensiero.
Siamo soli: io e il grido
rauco – del gabbiano.
Nessun occhio armato.
Nessun «uccello che canti,
sul vespero, la sua preghiera».
Tutt’intorno il buio.
Il mare. La sua brughiera.