Ion Deaconescu

Ion Deaconescu

 
 

Ion Deaconescu è nato nel 1947 a Targu Logresti in Romania. Docente presso la Facoltà di scienze sociali di Cracovia, ha pubblicato oltre 50 libri di varia umanità. Tradotto in varie lingue, ha vinto vari premi internazionali. Una sua caratteristica messa in rilievo dalla traduttrice Cinzia Demi, ella stessa poeta, è la quasi rinuncia alla punteggiatura. Diciamo pure che la cosa risale almeno a Mallarmé, anche se negli anni con questo problema-soluzione si sono cimentati in molti. Scrive il prefatore Giuseppe Manitta: “Nel dialogo con Cioran (…) emerge: il rifugio nella parola, il non detto, il vuoto, considerare come proprio nemico il cuore e, infine, la presenza-assenza di Dio. (…) Il problema che si pone Deaconescu non è tanto l’esistenza o meno dell’anima, ma la progressiva lacerazione di essa. ” L’editore di L’eco, soli lei è puntoacapo. Il libro ha 140 pagine, costa 15 euro.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
Fotografare l’anima
 
               ci fotografiamo sempre più spesso
e sempre sembriamo felici
senza imbarazzo
ci prendiamo da dietro le spalle
ci sediamo solennemente
come quando scivoleremo
nell’eternità
 
cosa succederebbe mi chiedo
se venisse fotografata
l’anima?
 
 
 
 
 
 
La palpebra dell’alba
 
        hai ascoltato meravigliata
quella mattina
il canto sconosciuto degli uccelli
nascosto nella palpebra dell’alba
e il tuo volto si è illuminato
di tanto stupore ancora confusa
chi sei?
da dove vieni?
tante domande volteggiano nell’aria
come le foglie l’autunno danzano
tra gli ultimi raggi del sole
chissà perché gli usignoli
cantano per te
perché?
 
 
 
 
 
 
La candela dell’anima
 
        mi sono inginocchiato
nelle chiese deserte
e gli occhi si sono persi
su icone irriverenti
 
la preghiera è solo un eco
del tuo nome
e la candela dell’anima
non mi chiede di preoccuparmi
ovunque solo parole di cera
 
 
 
 
 
 
Svegliatevi poeti
 
                 svegliatevi
poeti dalle parole addormentate
chiuse negli specchi della notte
il vento ha rotto la vostra Lira
nel mistero ancora non detto
di terra fuoco acqua ed eco
mentre il sangue convulso
non poteva aspettare
è diventato un Niagara
un fiume d’amore
e di disperazione
 
svegliate voi poeti
per diventare un arcobaleno
sopra le palpebre dei ricordi
l’orologio batte il segno delle vocali
nell’esplosione che avverrà
dei verbi rinati
dopo tanto silenzio
 
 
 
 
 
 
Il papavero errante
 
         come può una lacrima
dare così tanto dolore?
 
come mai questa tristezza
sulla guancia indurita
come una pietra tombale
scossa dai sospiri di Dio?
 
la lacrima è più grande
dell’occhio gravato
da uno stormo di angeli
che vola verso la frontiera
della riconciliazione
e il papavero erra
è una ferita e un mistero
incarnato
 
 
 
 
 
 
Sguardo benedetto
 
          sei il mio miracolo
lingua e paese
pianto
parola d’amore
dammi la tua stella
per accendere la luce
nel mio occhio cieco
solo il tuo sguardo benedetto
nella notte
illumina l’oscurità