Franca Alaimo suggerisce Lorenzo Mele

Franca Alaimo suggerisce Lorenzo Mele
 
 
 
 
Novembre
 
Sono nato nel freddo di novembre,
mentre il vento bussava alle pareti
di un ospedale a nord di Burgwedel.
Non sapevo ancora il dolore
di vivere a metà
nel chiaroscuro dell’infanzia.
Non sapevo la fatica dello stare
da solo nell’orto del cortile,
il mio cognome orfano di padre,
quella voce di madre mancata
e il suo casino d’inchiostro,
quella dannata colpa di solitudine
 
 
da Casa mia non ha le ringhiere (Ensemble, 2020)
 
 
 
 

Ogni volta che si parla di una poesia che attinga a piene mani, come fa Lorenzo Mele, alla propria biografia, sembra ci sia bisogno di aggiungere un “ma” che corregga un limite di giudizio, quasi che nuoccia allo scrivere versi mantenere legami con vicende che hanno marcato il sentire e il pensare personali. Eppure, a me pare, che non possa esserci scrittura autentica, laddove essa faccia tabula rasa con il passato dalla cui digestione e rielaborazione dipende quello sguardo sul mondo, quel crogiolo di sentimenti che la fanno viva e vera. E noi lo sentiamo, leggendo i testi poetici di Mele, che quell’infanzia devastata che ha vissuto e l’esperienza del lutto sono diventate il baricentro di una narrazione ricomposta in una personalissima postura di fronte alla realtà. Del resto è questa la lezione suggerita da un grande come Rilke: si tratta, insomma, di passare al setaccio le proprie morti e risurrezioni per trattenerne vertici e folgorazioni, in cui intravvedere temi assoluti, processi psichici arcanemente universali, inseguendo risposte tra la luce e il buio che assediano l’esistere. Per non parlare della funzione allo stesso tempo incandescente e misericordiosa dell’invenzione stilistica di Lorenzo Mele che proietta le cose al di là delle cose e l’elemento personale in visionarietà. Quella casa senza ringhiere, evocata nel titolo della silloge di Mele (Casa mia non ha le ringhiere) è una figura verbale che denuda i nodi della sua poesia, implicando sia la mancanza che l’apertura: ovvero il dolore e il pericolo derivanti da una mancanza di protezione (in questo caso affettiva) che avvia l’indagine rabdomantica del proprio sé, e l’oltrepassamento che annuncia una passione sfebbrata, uno sguardo rivolto all’energia trasfigurante e universalizzante della parola.

Franca Alaimo

 
 
 
 

Lorenzo Mele (Lecce, 1997) ha pubblicato diversi libri di poesia. Il suo “Casa mia non ha le ringhiere” è risultato finalista al premio Pordenonelegge.it “I poeti di vent’anni”. Suoi versi sono apparsi nelle maggiori riviste e siti di poesia Italiana come Atelier, Rai Poesia, inverso,In giornali e radio. Inoltre sono stati tradotti in diverse lingue. Ha curato l’antologia poetica Le biglie fanno rumore (Amazon. 2020). Il suo ultimo progetto si intitola Settembre è una preghiera dedicato a Gabriele Galloni.