Avevo sedici anni e qualche astuzia – Carla Saracino


 
Il tempo declina e la spiaggia nasce sulla pagina.
Vedo le dune approssimarsi al dito che sfoglia.
La pianta del ginepro
Accasciata alla riva pungola il suono.
Non si tratta di una casa o dell’estate che affolla i pensieri.
Si tratta di una pena e del suo impossibile.
Del vedere prima di patire.
Si tratta dell’irrimediabile.
 
 
 
 
 
 
Avevo sedici anni e qualche astuzia.
Ero un animale sulla terraferma o un fiore
celebrato nella stanza.
Ero un regno prossimale, vicino al mare.
Nascevo nell’immagine di chi guardava.
L’orlo ricucito era quello della mia nave.
È il nostro vuoto che muta o il desiderio di riempirlo?
 
 
 
 
 
 
Una chiara stanza estiva l’ha detto, una volta:
apritemi come un frutto acerbo,
cercate la vanità con tenacia,
scucite quell’aria di parsimonia
che chiude il senso all’alba di un dolore.
Siate esperti di cose immature.
Perdonatemi, se parlo.
 
 
da Quest’ora dell’estate (L’arcolaio, 2022) di Carla Saracino