Stazione, 1977
Non te l’ho mai detto
che nonno Ernesto saltellava da un binario all’altro
sulle aste di legno forato
e non scendeva le scale del sottopassaggio,
che scherzava con le guance sfumate
e la sigaretta spenta nel buio lattescente.
Il capostazione alzava la paletta,
sorrideva scuotendo il berretto morbido,
barcollava nella sua divisa d’ordinanza
larga sulle maniche a tubo.
Non te l’ho mai detto che i treni
contendevano la paura e la lontananza,
un furore cieco, ogni domenica
per non avere ancora ore
da strappare al caffè e alla coca cola,
alle parole illimitate sul divano.
Quel treno era una condanna in orario,
una partenza indifesa
per la mia povera famiglia italiana
rimasta nella casa della solitudine
con gli occhi degli animali