Una stella si è spenta – variazioni

Una stella si è spenta - variazioni

 
 

Anche questo sabato Laboratori Poesia propone i risultati dell’esercizio lanciato lunedì scorso (qui) su un testo che presenteremo oggi a Una Scontrosa Grazia.

Nello specifico si tratta di un testo tratto da L’incoscienza del letargo di Mario Famularo (Oèdipus 2018 – qui una recensione a cura di Michele Paoletti). Di seguito il testo:

 
L'incoscienza del letargo - Mario Famularo
 
una stella si è spenta
confermando
incomputabili
distanze da altre luci
 
ne resta appena un’ombra
nel cristallo
dei pensieri
 
ne nasceranno ancora
minuscole
nel nulla
 
un mutuo disgregarsi
su uno sfondo
senza corpo
 
eppure ancora oggi
sollevo gli occhi
al cielo
 
chissà se la sua grazia
nel vuoto senza nome
riserva qualche
gioia
 
la sento
sorrido
 
 

A lato del testo e delle variazioni è nata un’interessante discussione di cui voglio segnalare le parti più importanti. Mario Famularo, a spiegazione del testo, ha affermato che

 

il nucleo del testo è un mutuo disgregarsi su uno sfondo senza corpo. Noi, come le stelle, che appaiono fisse, siamo impermanenti, soggetti alla nascita e alla dispersione. Tutto il resto “orbita” intorno a questa constatazione.

 

Loretta Tartufoli, in risposta:

 

Siamo soggetti a nascita e dispersione, ma anche a riaggregazione e continuazione: sia la procreazione, che è la continuazione del nostro dna, sia la decomposizione del corpo biologico, che porta alla trasformazione delle cellule in qualcos’altro, sono una forma di continuazione. Come la stella che si spegne, la cui materia implode nel buco nero, di cui non conosciamo la vera essenza, però continua ad esistere.

 

Francesco Sassetto:

 

Non mi interessa il continuo disfarsi e farsi della materia, il ciclo di morti e rinascite. Sono un ateo materialista. Mi interessa il’hic et nunc. E casomai la storia. Quindi che faccio? Ritocco qui e là la poesia per stringerla un po’ e cercare di farla più incisiva? Già fatto, e molto bene, da tutti voi, Mario compreso. Oppure prendo spunto dall’idea generale che il testo suggerisce e elaboro secondo il mio sentire? Cercare la propria “voce” non vuol dire per me cercare un testo definitivo, assolutamente! Ma proporre un proprio modo di scrivere traendo spunto da un testo, come in fondo abbiamo fatto tutti con la poesia di Matteo Piergigli.

 

Monica Guerra:

 

Che faccio davanti al vuoto? Piango l’assenza, salvo ciò che resta, salvo ciò che è stato? La stella, ogni stella, come metafora di ogni cosa buona (ma anche cattiva) della vita continua a vivere, nel bene e nel male, dentro di me. E questo già di per sé è gioia, anche quando non ne ricordi più forma e misura. Io credo che l’approccio al testo parta sempre da una personale “filosofia” di chi scrive. Sommariamente ognuno di noi possiede temi prevalenti (io tendo a una sorta di panteismo, a un amore cosmico, a una cucitura, ad abbattere muri e costruire ponti) e non è sempre detto che il testo dichiari palesemente le intenzioni, ciò che conta è queste siano chiare a chi le scrive.

 

Di nuovo Francesco Sassetto:

 

È vera quella dimensione, atmosfera tutto sommato “serena” da poterne persino “sorridere” (il distico in chiusa è fortissimo), che io sento nel suo testo? Di fronte al mistero al disgregarsi delle cose, a questo ciclo di vita e morte (che spesso fa rabbrividere i Grandi Poeti) come riesce a chiudere con una speranza di “gioia” che, subito dopo, diventa certezza: “la sento/sorrido”?

 

A cui risponde Mario Famularo:

 

Avverti bene il senso di serenità, che deriva in primo luogo da una consapevolezza forte dell’impermanenza di ogni cosa e in particolare di quelle terrestri e umane, soprattutto di fronte a eventi così macroscopici come la morte di una stella, eventi anch’essi – pur se sembrano eterni, confrontati alle cose umane – provvisori e temporanei, e non permanenti. La serenità nasce dalla consapevolezza che ogni cosa è davvero fragile, piccola, soggetta a dispersione e dimenticanza, e che pertanto la gioia dell’attimo – per quanto rara – e resa da queste ragioni ancora più preziosa. Per questo il solo pensarci rasserena. La fine dell’io e della coscienza non è cosa opprimente, è cosa naturale. Poi ci sarebbe un lungo discorso da fare sul nichilismo nel pensiero della scuola di Kyoto (Nishida Kitaro e Nihistani Keiji in primis), sul nulla assoluto e sul nulla relativo, su come nel pensiero occidentale il “nulla” è diventato cosa materiale e grande antagonista disgregatore (un nulla “reificato” in un mondo “nientificato”) – mentre in quello orientale è origine e destinazione di ogni cosa e assoluto potenziale, come il foglio bianco tagliato dalla traccia d’inchiostro. In qualche modo, come in un quadro sumi – e, il vuoto senza nome dell’universo è come quel foglio, e il breve pensiero di chi lo osserva è come quella breve traccia. Serena perché consapevole, e perché questo sentire non è quello dell’uomo “che d’eternità s’arroga il vanto”, citando Leopardi.

 

A questo punto entra nella discussione Annalisa Ciampalini:

 

Vorrei chiedere a Mario se il vuoto ha un ruolo particolare nel suo modo di osservare e sentire il mondo.

 

A cui risponde Mario Famularo:

 

Il vuoto ha persino un’importanza maggiore dei corpi – è come il campo imprescindibile che ne consente l’esistenza – assoluto potenziale, per l’appunto. Il vuoto e il nulla hanno un ruolo fondamentale in tutti i miei testi, direi che è uno degli elementi principali del mio scrivere da sempre. In particolare, in questo libro, il sostrato di pensiero parte, oltre che da considerazioni relative alla cosmologia e all’astrofisica (in minima parte, e per collegarmi al mondo occidentale contemporaneo, nella sua componente più materialista e meccanicista), dal pensiero di Kitaro, Keiji, Shizuteru e tutta la scuola di Kyoto, che reinterpretano il pensiero occidentale (Keiji era discepolo di Heidegger) sulla base della cultura orientale e giapponese, affrontando direttamente il problema del nichilismo del novecento e prospettandone ipotesi di superamento.

 
 

Ed ecco i testi del laboratorio che, ricordo, prevede un testo di partenza sul quale gli autori si applicano producendo variazioni, possibilmente una al giorno.

Partiamo con le variazioni dello stesso autore, Mario Famularo, a cui fa seguito una variazione di Alessandro Canzian:

 
 
 
 

MARIO FAMULARO

 
 
una stella si è spenta
confermando incomputabili
distanze da altre luci
 
ne resta appena un’ombra
nel cristallo dei pensieri
 
ne nasceranno ancora
minuscole nel nulla
 
un mutuo disgregarsi
su uno sfondo senza corpo
 
eppure ancora oggi
sollevo gli occhi al cielo
 
chissà se la sua grazia
nel vuoto senza nome
riserva qualche gioia
 
la sento – sorrido
 
 
 
 
 
 
una stella si è spenta
ne resta appena un’ombra
nel cristallo dei pensieri
 
un mutuo disgregarsi
su uno sfondo senza corpo
 
chissà se la sua grazia
nel vuoto senza nome
riserva qualche gioia
 
 
 
 
 
 

ALESSANDRO CANZIAN

 
 
una stella s’è spenta
lasciando appena un’ombra
minuscola nel nulla
 
uno sfondo senza corpo
 
forse se la sua grazia
nel vuoto senza nome
concede qualche gioia
 
 
 
 
 
 

FRANCESCO SASSETTO

 
 
Una stella si è spenta
rimane appena un’ombra.
 
Ne nasceranno ancora
minuscole nel nulla.
 
Ancora cammino nella notte,
gli occhi bassi
sotto un vento
gelido di grazia.
 
Chiuso nel tuo cielo
nero
muto di stelle.
 
 
 
 
 
 
Ve vardo stasera dal balcòn.
 
Una se impìssa, n’altra se destùa,
n’altra core via in quel caìn nero
de milèra de luse che sfrìse mute
sora le nostre vite.
 
Sarà scrito in quei oci ingelài
el nostro destìn?
 
Ve vardo dal balcòn e no penso
gnente.
 
Speto che ti rivi ti, un giorno
soridente.
 
 

Traduzione dal veneziano:

“Vi guardo questa sera dal balcone. // Una si accende, un’altra si spegne, / un’altra fugge via in quel catino nero / di migliaia di luci che friggono mute / sulle nostre vite. // sarà scritto in quegli occhi gelidi / il nostro destino? // Vi guardo dal balcone e non penso / nulla. // Aspetto che tu arrivi, un giorno / sorridente.”

 
 
 
 
 
 
Inutile cercare di sbrogliare la matassa
di luci misteriose appese
nel cielo tutto nero.
 
Qualcuno dice di un mago sconosciuto
che sorveglia il suo disegno immane.
 
Ma qui si brancola su pietre acuminate,
ciechi senza pace né bastone, si nasce e
si muore, si cade, si alzano
gli occhi a gridare il dolore.
 
Voi state là a guardare, a girare
la vostra indecifrabile danza
in un silenzio ancestrale
di sorridente indifferenza.
 
 
 
 
 
 

ANNALISA CIAMPALINI

 
 
Nel disegno del vuoto
una stella si è spenta.
 
Accoglie la sua grazia
la cavità del pensiero,
la depone nel nulla
ad attendere il tempo.
 
La notte guardo il cielo.
 
Servono occhi esperti
per poterti vedere.
 
 
 
 
 
 

MONICA GUERRA

 
 
una stella si spegne
incomputabile distanza
il buio dalla luce
 
resta una scia
e ancora minuscole
stelle nuove
 
un corpo di disgrega
è pulviscolo la
gioia senza nome
 
 
 
 
 
 

MATTEO PIERGIGLI

 
 
quel giorno di settembre
si è spenta una stella
appena un’ombra
nel cristallo degli occhi
sollevo i pensieri
al cielo muto disgregarsi
del vuoto senza nome
la sento, sorrido
 
 
 
 
 
 
una stella si è spenta
un’ombra appena, resta
ne nasceranno ancora
nel muto disgregarsi
gli occhi al cielo
nero senza nome
nulla svanisce mai davvero
la sento, sorrido
 
 
 
 
 
 
vorrei trasformarmi
in razzo missile circuiti
di mille valvole volare
tra stelle lucine di presepe
una si è spenta
ancora respira
nell’aria cosmica
la sento
un cuore umano ha
 
 
 
 
 
 
muta in razzo missile
circuiti di mille valvole
tra stelle intermittenti
una si è spenta
ancora respira
nell’aria cosmica
la sento
un cuore umano ha
 
 
 
 
 
 
ombra
muto disgregarsi
di una stella
ne nasceranno
di più belle
nel nero senza nome
aspetto
 
 
 
 
 
 

LORETTA TARTUFOLI

 
 
Scintilla la stella
brilla ancora un istante,
si spegne quindi in un
passato remoto. Particelle
ai margini del vuoto
s’aggregano e disgregano
in un moto perpetuo
a formare altre stelle,
altre luci, altre guide
per gli occhi perduti che
guardano il cielo
implorando in un
silenzio astrale, una grazia
una gioia, un sorriso.
 
 
 
 
 
 
Ha sfavillato la stella
prima di scomparire.
Si è spenta, ha creato
nel buio, il nulla.
Forse altre luci
si formeranno ancora, ma
oggi sollevo gli occhi al cielo
cerco nel vuoto senza nome
la sua grazia, la mia gioia
il mio sorriso.
 
 
 
 
 
 
Si è spenta una stella, il suo
posto occupato dal nulla.
Nel buio silenzio
altre stelle s’aggregano
nel ruotare del cosmo. Ma
lei si è spenta e
al suo posto, il nulla.
La cercano gli occhi
nel buio forse
la troveranno
altrove.
 
 
 
 
 
 
La luce trema
fra poco sarà il buio, io
risucchiata dal vuoto.
Altre luci nasceranno
intorno al mio nulla.
Occhi lontani ancora
mi vedranno, e allora
sorridendo cercheranno
in me una gioia.
 
 
 
 
 
 
Gli occhi nel buio alla
stella. Il fuoco acceso non
scioglie il gelo dell’inverno.
L’albero in giardino pare
eterno con le braccia scheletrite.
Affidare alla stella una speranza
fino a che la sua luce non
si spegne. E resta solo il buio.
 
 
 
 
 
 

MONICA MESSA

 
 
una stella si è spenta
ne resta appena un’ombra
sulla volta dei pensieri
 
eppure ancora oggi
sollevo gli occhi
al cielo
 
chissà se la sua grazia
nel vuoto senza nome
riserva ancora qualche
gioia
 
la sento
sorrido
 
 
 
 
 
 
Si è spenta una stella
resta solo l’ombra
nel puntaspilli celeste.
 
Ne nasceranno ancora
e ancora
nel continuo tramutarsi
di uno sfondo
senza scopo.
Sollevo gli occhi
al cielo.
 
La sento
sorrido.
 
 
 
 
 
 
Una stella si è spenta.
 
Ne nasceranno ancora
e ancora
nel continuo tramutarsi
senza scopo.
 
Si sperde lo sguardo
in umano sgomento,
nel vuoto senza nome
indaga, combina, disunisce.
 
E naufrago
mentre mi sorride beffardo
l’universo.
 
 
 
 
 
 
Sollevo gli occhi.
Non ci sono stelle
questa notte
e non c’è ragione di
cercarle.
 
Un pezzo di Sole
mi è rimasto dentro
per sbaglio.
Mi basterà.
 
 
 
 
 
 
La stella è spenta
ne resta solo un’ombra
nel firmamento.
 
 
 
 
 
 

ADRIANO GASPERI

 
Cerco una stella
nel blu della notte tropicale.
la luna piena
illumina la pena
di un fantasticare
refrattario a tempo e spazio.
Una nuvola si sfilaccia
e la mia stella fa capolino.
Per un attimo.
 
 
 
 
 
 
L’alba nera non è più lontana.
Lasciato il mio cielo
le stelle accenderanno
altri cuori.
Liberata da la densa nube,
prigione della notte,
una luce pulsante
da nord est
sfida i colori del giorno.
Ti ho riconosciuta.
 
 
 
 
 
 
Nel buio delle ore più piccole
una luce pulsa sul comodino,
tenero riflesso di stella lontana,
visita inattesa, mi accende la notte.
 
 
 
 
 
 

YOSELLA CAPONNETTO

 
 
Non ci sei…
spenta
scomparsa
nel mio universo…
tra mille luci
di stelle vive,
il dubbio
che il ricordo morente
sia il vuoto di un mendace vissuto
illusorio
oppure
eri stella
e in quanto tale
tanto bella
da essere
destinata a morire
 
 
 
 
 
 
Invisibilità
travagliata
e inaspettatamente desiderabile ora
persino benefica
salvifica
Quanto è amabile essere vista
tanto impegnativo…
mi disimpegno e implodo
stella disgregata e veritiera
inghiottita dall ‘ universo…
riposo
 
 
 
 
 
 
Vita di una stella
segnato è il suo finire
in un tempo ignoto
di contemplazione
mirarne bellezza
e poi il buio improvviso
sullo sfondo altre piccole luci
a colmare assenza
chè solitudine è poca
nell’ universo
 
 
 
 
 
 
L’ evidenza del cielo
è il buio
dopo di te
altro non vedo
se non piccole luci
a donare speranza
di una vita nuova
senza te
 
 
 
 
 
 

MARIA RITA ASTONE

 
 
Stelle immobili ,splendenti,
mutabili, silenziose
messaggere di misteri
spettatori insensibili
delle angosce e dei
fremiti dell’animo
umano, tappezzate
di gioia l’oscurità.
 
 
 
 
 
 
Stella cometa a
oriente del mio
pensiero
tendi il mio cuore
alla meta sempre
più lontana
del mio finito universo
 
 
 
 
 
 
Stelle cadenti,
finte presenze,
silenzi claustrali,
si precipitano dal cielo
appese alla fugace vita,
brevità di un momento.
 
 
 
 
 
 

MICHELA DE LUCA

 
 
Una stella si è spenta
ne resta un’ombra
nel vortice dei pensieri
 
Abbasso gli occhi
alla terra
perché con la sua grazia lieve
mi conforti
 
 
 
 
 
 

MASSIMILIANO CHITI

 
 
Un mutuo disgregarsi
di pensieri senza corpo
giacciono nell’ombra
di minuscoli sorrisi
nella sua grazia
riserva gioie senza nome
distante anni luce
vibra un cristallo nel nulla
mentre una stella si spenge
il cielo solleva gli occhi
nella nuova sua nascita
 
 
 
 
 
 

ROSELLA LOIACONO

 
 
Nel tappeto blu notte
tra innumerevoli luci
una piccola stella
ha spento il suo fuoco
 
ne resta il calore
sulla pelle
incancellabile memoria
 
ne nasceranno altre
altre smetteranno di brillare
infinito divenire.
 
Eppure ancora stanotte
i miei occhi al buio
diventeranno cielo
e, ne sono certa,
vedrò la sua grazia.