Una domanda al poeta: Umberto Piersanti

Umberto Piersanti 1

foto di Dino Ignani

 
 
 
 
Il passato è una terra remota

a Giulia

 
No, non tra rossi papaveri
e fiordalisi come l’antica
col velo dentro al quadro
ma alta sugli stivali
nel terrazzo fumi,
e non mi guardi,
poi su gran verde stesa
quel tuo volto acceso,
e accesi gli occhi
così azzurri e persi,
sei la ninfa riversa
nell’attesa
e la tua bionda carne
m’invade e piega
 
passano innanzi agli occhi
le figure,
in altri tempi
e luoghi lontani
e persi, tu sotto la cascata
t’infradici i capelli
neri e sciolti
e mi sovrasti
chino sulla roccia
 
non conosci quei lampi,
non sai i tuoni,
dicono che i soldati
salgono su lenti
dalla marina,
lei siede alla ringhiera
contro i bei vetri,
tu non ricordi il volto,
non sai la veste,
solo quelle ginocchia luminose
che appena intravedi
fra le trine
 
quando la casa cambi
o la dimora,
salgano le memorie
fitte alla gola,
e se tendi la mano
quasi le tocchi,
ma il muro che le cinge
è d’aria e vetro,
nessuna forza
lo può oltrepassare
 
il passato è una terra remota
magari non esiste,
non sai dove.
 
dicembre 2015
 
 
(da Campi d’ostinato amore, La nave di Teseo 2020)
 
 
 
 
 
 

Caro Umberto,

in questa poesia dici che il passato è una terra remota. Sono parole importanti soprattutto se contestualizzate oggi. Oggi che il passato è sempre più lontano, anche quando vicino. Accelerazione, obsolescenza, sono concetti che hanno reso un tempo appena trascorso molto più lontano di quanto non fosse mai stato. E con la pandemia l’ha reso quasi incredibile, nel senso di non più credibile. Quanto lontano infatti, non solo a livello di tempo percepito ma come differenza di abitudini, sentiamo il mondo che avevamo a dicembre 2019? E quanta certezza abbiamo che il mondo non tornerà più come prima?

Ma l’essere umano ha bisogno di aggrapparsi a un presente che sia sempre simile a se stesso, una certezza. E in questa dimensione il passato o è qualcosa da non ripetere mai più (si pensi al periodo fascista) o è qualcosa da riprendere a tutti i costi (si pensi al periodo pre-pandemia) anche a costo di ripetere i medesimi errori.

Il passato, per te, è “una terra remota / magari non esiste”. Vuoi spiegarci meglio cos’è il passato per te? Un passato che nella tua produzione letteraria è fondamentale. E che valore ha oggi sia per te sia per gli uomini.

 

Alessandro Canzian

 
 
 
 
 
 

La memoria per me da un senso alla vita e alle vicende trascorse. Non abbiamo altra possibilità di fermare la fuga dei giorni se non quella di imprimere nella mente volti, storie e paesaggi che andrebbero irrimediabilmente persi. E se sei un poeta o uno scrittore hai la possibilità di fermarli nella pagina, nell’illusione, anche in parte fondata, di una condivisione.

Se il tempo prima della pandemia è così lontano, la mia nascita avvenuta prima della bomba atomica appartiene alla preistoria del mondo. Nello stesso tempo tutto è così vicino, tutto sembra avvenuto ieri.

L’ essere umano si distingue dalle altre specie per la memoria di ciò che è trascorso. Nella mia poesia tento di raccontare non solo una vicenda personale, ma di riportare e far rivivere gli anni d’una civiltà contadina che cominciava a declinare. Naturalmente la memoria e la poesia trasfigurano il passato e spesso come nel mio caso lo rendono un altrove.

 

Umberto Piersanti