Una domanda al poeta: Paolo Febbraro

Una domanda al poeta: Paolo Febbraro

foto di Dino Ignani

 
 
 
 
(buongiorno, mi dia tre etti)
 
«Buongiorno, mi dia tre etti del cadavere
di un manzo. Però mi raccomando, che sia
di quello che non ha sofferto andando
al macello, del più sciocco, fidente o
soprappensiero, cui l’ultimo muggito
non abbia striato la carne d’incubo
e maledizione contro la nostra biblica
autorità, e autorizzazione. Un bel vitello
con la nervatura non ustionata
dalla memoria d’un cancello.
Che stia bene col brodo leggero,
la frutta di stagione e l’aroma
del vino novello. Mi dia di quello».
 
Da Il bene materiale, Scheiwiller 2008
 
 
 
 

In questi pochi, ma incisivi versi, che ritengo tra i più significativi della capacità di penetrare tramite la poesia nei gangli della contemporaneità a partire da una situazione comune a molti, si pone in risalto a mio avviso un esempio di palese contrasto e contraddizione che connotano quella che consideriamo quale civiltà moderna: togliere dalla vista e dal pensiero ciò che ci crea fastidio, che può mettere in discussione comportamenti consolidati, mondare in qualche misura la coscienza dell’uomo abiurando la memoria dell’altrui sofferenza salvaguardando solo l’utile e l’interesse della nostra specie in virtù di una “biblica autorità”. Vorrei dunque chiederle quale sia il valore che lei attribuisce alla poesia in questo nostro tempo muovendo magari dall’assunto per il quale un poeta che scrive è un ispirato. Grazie.

Federico Migliorati

 
 
 
 
 
 

Oggi tutti sono chiamati a stare in prima linea: contro l’inquinamento dei mari, dei fiumi, della terra e dell’aria; contro il riscaldamento globale; contro le terribili diseguaglianze sociali e geopolitiche; contro le discriminazioni nei confronti del sesso femminile, o di etnie numericamente minoritarie, o di alcune confessioni religiose; contro l’invadenza delle grandi corporations che dominano il web e l’elettronica; contro la crescente artificialità della vita; contro il tramonto delle “arti liberali” e la trasformazione dei cittadini in sudditi puramente operativi, proletarizzati; contro le mafie transnazionali e le transnazionali accumulazioni di ricchezze, che sfuggono al fisco dei vecchi Stati nazionali.

A tutto questo ha portato la «biblica / autorità, e autorizzazione»: nel libro della Genesi, proprio nel momento in cui esilia dal Giardino i due progenitori umani, il dio li insignorisce su quella natura di cui essi, ahimè, non fanno più parte.

La poesia, da parte sua, non può essere “in prima linea” come tutti coloro che combattono politicamente, nel mondo del Diritto, delle Relazioni internazionali, del commercio solidale. La poesia sta nelle retrovie: e questa è la sua posizione di guardia. Per continuare a essere un ispirato, il poeta deve godere di una speciale concavità della mente, deve poter accogliere più voci, più passioni, più contraddizioni, fino a poter anche immaginare in sé il male. La sua poesia deve giungere a una bellezza difficile, a una chiarezza che sappia anche essere terribile. Se riesce in questo, la limpidezza sarà la sua gioia, e il suo impegno.

Grazie a lei!

 

Paolo Febbraro