Torna Più Libri Più Liberi, la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria di Roma, presso il Roma Convention Center La Nuvola. Uno degli appuntamenti, assieme al Salone Internazionale del Libro di Torino, Pordenonelegge, Elba Book Festival, al Festival Letteratura di Mantova, al Poesia Festival di Modena, Taobuk di Taormina, al Festival della Microeditoria di Chiari, a Book Pride di Milano, Feminism di Roma, Chieti Poesia, Poesiæuropa presso l’isola Polverse sul lago Trasimeno, Book City Milano, Ritratti di Poesia a Roma, più attesi da chi ama i libri e la lettura. Oltre ai più noti cicli letterari che continuativamente propongono incontri come Una Scontrosa Grazia a Trieste, Cotidie Legere a Brisighella in Emilia Romagna, Umbrò Cultura in Umbria, Lo Spazio Letterario a Bologna, Zeugma Casa della Poesia a Roma, o quello della Casa della Poesia di Milano quanto quello de Il tempo del vino e delle rose di Napoli, o gli stessi appuntamenti di Pordenonelegge disseminati durante tutto l’anno in Friuli, con una grossa novità per il 2023. Festival dove la Poesia o è il soggetto principale o comuqnue ha sempre un luogo privilegiato di riconoscimento.
Abbiamo quindi chiesto ad alcuni amici editori cosa porteranno, quest’anno dal 7 all’11 dicembre, ai loro stand a Più Libri Più Liberi 2022.
Cominciamo con Quodlibet, casa editrice fondata a Macerata nel 1993 da un gruppo di allievi del filosofo Giorgio Agamben. Le sue sedi sono a Roma e Macerata. È specializzata in saggistica, filosofia, letteratura, critica d’arte, architettura e poesia. Tra gli autori pubblicati: Gianni Celati, Luigi Ghirri, Giorgio Agamben, Gilles Clément, Rem Koolhaas, Carlo Ginzburg, Adriano Prosperi, Gio Ponti.
Tra i libri che porterà Lingua madre. Ottave 1994-2019 di Emilio Rentocchini. La poesia di Emilio Rentocchini è un evento unico nella storia della poesia italiana del nostro tempo. La sua opera consta essenzialmente di trecento ottave ciascuna scritta per così dire due volte: nel dialetto di Sassuolo e in italiano. Si tratta di ottave perfette secondo la tradizione metrica (ABABABCC) di questa strofe che, dai poemi cavallereschi del Duecento fino al Boiardo e all’Ariosto, appartiene alla poesia epica e narrativa; ma, Rentocchini, con un’invenzione geniale, la strappa dal suo contesto e trasforma ogni ottava in una poesia autonoma di natura essenzialmente lirica.
E ancora Tutte le poesie di Franco Scataglini. La pubblicazione delle poesie complete di Franco Scataglini segna una data nella storia della poesia italiana contemporanea. In queste straordinarie poesie in dialetto, raccolte qui per la prima volta insieme alle poesie in lingua, sembra naufragare ogni tentativo di assegnare una volta per tutte un’identità alla lingua della poesia. Le poesie di Scataglini mostrano con un’evidenza incomparabile che la lingua che parliamo, scriviamo e leggiamo è costitutivamente non-una, in perenne e ardente tensione fra una realtà sorgiva e immemorabile e una memoria che cerca invano di contenerla e fissarla in una grammatica.
Infine Per Vittorio Sereni di Pier Vincenzo Mengaldo. Sono qui raccolti in volume la maggior parte dei testi che Mengaldo ha dedicato a Sereni. Il poeta è stato tra gli autori più amati e ricorrenti a cui Mengaldo ha dedicato nel tempo la sua attenzione critica. In questi saggi si affiancano l’analisi delle poesie a quelle delle traduzioni e delle prose, della critica e della narrativa, pervenendo a comporre un ritratto unitario, lucido e insieme commosso.
Il nostro speciale prosegue poi con Manni Editori, attività editoriale iniziata a Lecce nel gennaio 1984 ad opera di Anna Grazia D’Oria e Piero Manni, con la rivista di letteratura “l’immaginazione” che ancora oggi si occupa di ricerca letteraria. Il primo libro pubblicato è del 1985: Segni di poesia/lingua di pace, antologia sulla pace con poesie di Caproni, Luzi, Frabotta, Malerba, Pagliarani, Porta, Rosselli, Volponi, Zanzotto, e altri. Oggi, accanto alla narrativa e alla poesia, Manni si occupa anche di saggistica con una attenzione particolare ai grandi temi di politica nazionale ed internazionale e al tema dei diritti.
Tra i libri che proporranno allo stand La linea delle ali di Donata Berra (postfazione di Pietro De Marchi). Leggendo le poesie di Donata Berra si ha l’impressione di ascoltare musica trascritta in parole. I ritmi e la raffinata variazione di toni accompagnano i significati, e la musicalità pervade briosamente questo libro da cima a fondo. Molti sono i paesaggi, mai però posti in funzione descrittiva: sono piuttosto il linguaggio scelto per arrivare all’espressione di ciò che altrimenti non si lascia dire. E in questi componimenti è ben presente una linea ludica, che punta le sue carte sul lasciarsi portare dalla catena associativa dei significanti, e dal ritmo, per giungere alle immagini, e infine dalle immagini al senso.
E ancora Versi, riversi, barattoli e pensieri di Igor Cannonieri, raccolta che si presenta a tutti gli effetti come una “composizione” in cui la varietà dei temi e delle forme trova un senso unitario nel movimento tra la prosa e il verso. Dietro ogni parola, dietro ogni gioco verbale si può scoprire un fanale di luce direzionata a illuminare un cielo nel quale trascorrono memorie, fatti vissuti e immaginati, momenti singolari o comuni. Ciascuno di essi è attraversato, con il sottofondo di una musica di giustizia, per guadagnare un “tempo nuovo” legato all’amore.
E infine Ogni volta che ti vedo fiorire di Alda Merini (poesie inedite, a cura di Alberto Casiraghy). Tutte le settimane, dal 1992 fino alla scomparsa di Alda Merini nel 2009, Alberto Casiraghy andava a trovarla. Era un appuntamento fisso, da quando, la prima volta, le aveva chiesto un aforisma da pubblicare nelle eleganti plaquettes del Pulcinoelefante. Chiacchieravano per ore, in quegli incontri; e se Alda aveva voglia, gli chiedeva di prendere carta e penna e dettava versi, aforismi, racconti, filastrocche, lettere. Tutti i giorni, poi, si sentivano al telefono. Alda continuava a dettare, correggeva, scartava, sostituiva un vocabolo e limava un verso. Alberto, nella sua casa con la vecchia Audax Nebiolo a caratteri mobili, il violino e le galline nell’orto, scriveva, suggeriva, verificava la versificazione, disegnava. A sfogliare quelle carte pare di vederli, due amici che si confidano, che si prendono affettuosamente in giro, che ridono, lei che fuma e racconta, lui che la adora e la consola. Con quei fogli Casiraghy ha riempito tre scatoloni; e poi, siccome il filo speciale che unisce i due artisti non si è mai spezzato, ha deciso di lavorarci intorno. Il libro raccoglie poesie inedite di Alda Merini, scritte in quasi vent’anni, scelte e introdotte da Alberto Casiraghy. Vi sono tutti i temi della grande poetessa milanese: l’amore e la passione, l’amicizia e la pazzia. E forse mai come in questa raccolta c’è anche una vena ironica che corrisponde alla gioia che le dava il suo migliore amico.
Moretti&Vitali invece, casa editrice nata nel 1989 a Bergamo con il primo titolo nel marzo del 1990 (Turbare il futuro di Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti ed Edgar Morin). Dopo 30 anni conta oltre 900 titoli, due riviste di scienze umane (Atque, l’Ombra) e il bimestrale QuiLibri. Pubblica circa 35 novità all’anno e numerose ristampe o nuove edizioni. Il progetto editoriale si declina nell’ambito delle scienze umane in una prospettiva antropologica che attraversa la psicologia analitica, la critica letteraria, la filosofia, la poesia, l’estetica, le arti, l’architettura. Il progetto editoriale da voce alle molteplici manifestazioni creative e spirituali dell’uomo nelle quali si può “vedere in trasparenza” il “fondo poetico della mente” e che fondano la visione del presente in una cultura che non trascura l’eredità del passato.
Tra le sue proposte Preghiere imperfette di Nadia Scappini (con una lettera di Loredana De Vita, postfazione di Paolo Lagazzi). Una raccolta poetica intessuta anzitutto tra le onde, le vertigini e le crepe dei momenti, fra tutti quei piccoli o grandi sussulti di cui è tramato il nostro incerto cammino nel tempo. Proprio di vacillamenti, scarti, inciampi – o di aritmie, lacune, pensieri in fuga – si nutre il bisogno, che in Nadia Scappini resiste con grande forza, di pregare, se è vero (come lei stessa ci ricorda in un altro suo libro) che l’etimologia di “preghiera” è legata a precarius: alla precarietà, alla fragilità delle nostre vite. Muovendosi tra visioni percorse da soffi d’ansia o striate di ferite, ma non rinunciando mai a “curvare le parole / verso l’altrove”, l’autrice di questa straordinaria raccolta confessa il suo desiderio ardente di Dio, ma l’“altrove” che innerva i suoi versi è anche la misteriosa bellezza del mondo (la notte quando “splende di fuochi / e di comete”, l’alba profumata di cannella e cardamomo, le ali screziate di una farfalla) e soprattutto l’amore umano, quell’amore che diventa sempre più struggente quando due coniugi anziani lo difendono fino alla soglia dei sogni estremi, delle carezze impossibili (dalla postfazione di Paolo Lagazzi).
Sotto la notte si fa casa di Daria Gigli. L’autrice ha già pubblicato nel 2019 nella stessa collana la raccolta Una visita a Hölderlin e proprio da un verso di quella raccolta è tratto il titolo della presente, quasi a voler creare un ponte ideale fra i due libri. In un’epoca in cui si è tristemente sperimentato l’isolamento a causa della pandemia, l’autrice ha sentito il bisogno di ripensare il tema della casa in varie prospettive. Nella prima sezione si esplora il motivo della clausura che genera allucinazioni come quella della figura del Precettore, un alter ego che mima la vita fra le pareti domestiche, e capace di sviluppare altresì visioni tenebrose (Gotico). Nella seconda sezione, che ha il titolo della raccolta, varcata la soglia, si rinviene il tema della natura sentita come uno spazio rassicurante, pervaso da un senso di intimità e di tenerezza, in grado di demonizzare anche i suoi aspetti più temibili. Nella terza parte (Una traboccante onnipresenza) la casa è il cosmo, quell’uno tutto di neoplatonica memoria in cui gli opposti si uniscono nella tensione numinosa della corda dell’arco. Alla fine del percorso si colloca il demone perturbatore, Il trickster, visto come elemento disgregatore e nello stesso tempo, quasi a dispetto, come forza creativa, con cui bisogna fare i conti per trovare un difficile equilibrio. Al fondo sta un’idea di poesia che, pur non collocandosi del tutto fuori dalla storia, aspira per mezzo di un denso linguaggio immaginifico e un lessico a tratti pervaso di toscanismi, a vivere l’istante come una folgorazione, come riflesso di una dimensione cosmica che sola rende possibile la percezione dell’eterno: Vita è andare/ per folgori /in un cielo terso. /E tu sarai allo scoppio/ ogni volta/ eterno.
Stanze della luce di Giuseppe Carracchia (prefazione di Fabio Pusterla). Un libro spavaldo, fermentante, immaginoso, che sorprende per la sensorialità accesa delle figure che lo animano, così come per la forza lucida e argomentante dei suoi versi. Un libro che affonda nelle correnti scure del mondo, ma che si volge con una sua dizione nitida, perentoria verso i grandi temi della luce, della gioia, della felicità, segnalati anche negli esergo delle varie sezioni, che andranno intesi come vere e proprie chiavi di lettura dei testi. Ci sono dunque le nobili arti del pugilato, sulle quali la raccolta ha inizio, e ci sono i miracoli della luce, la densità fisica dell’estate, l’abbraccio potente dell’acqua, quando il corpo la fende e sposta, il muto ardore di un cielo mediterraneo: ma c’è anche il riparo di una palpebra, ci sono le forze del vuoto, e tutto ciò che in un verso si sottrae alle virtù del pensiero. E una corrente ritmica che affonda nello spessore archetipico del mondo, nei suoi elementi primi, e si tende linearmente, affidandosi al potere formulare della parola, alla ripetizione a distanza di un’immagine, di un pensiero, o anche – semplicemente – di un nome che s’irradia nella luce pura, tutta verticale, del suo frangersi e inabissarsi. Anche i nomi nuotano, nel mare di questo libro pulsante ed erratico che si avvia a poco a poco a una sua «chiarezza leggera» e ventosa: nomi felici, immersi in una lingua di aranci e di melograni, di limoni e di giardini curati ma non troppo, di salsedine e di isole. Come se il libro, avanzando, si disfacesse a poco a poco del proprio sapere, per cedere al «giusto degli occhi» che si perdono nel gran catino del mondo, e lo sentono, e lo vivono. O forse bisognerebbe dire che il poeta, più si disfa del suo sapere, più si fa antico, e retrocede alle correnti elementari e caotiche della vita che pulsa, e arde, ed è solo vita (Giancarlo Pontiggia).
Passigli Editori, altro editore storico presente a Più Libri Più Liberi, è nata nel 1981 e ha sede a Firenze. Oltre alla collana di poesia, fondata nel 1989 da Mario Luzi, si occupa di narrativa e di saggistica.
Tra le sue proposte Pieni poteri di Pablo Neruda (a cura di Arianna Fiore). Uscita in prima edizione nel 1962, la raccolta segue di soli tre anni la grande stagione dei Cento sonetti d’amore, riprendendo però modi e temi delle odi elementari, vale a dire quel linguaggio piano, aperto, antiermetico, che costituisce uno dei maggiori motivi di fascino della grande poesia di Pablo Neruda. A sessant’anni esatti dalla sua pubblicazione, la Passigli Editori propone per la prima volta in traduzione italiana integrale questa raccolta, anch’essa fondamentale per penetrare nell’universo poetico di Neruda.
Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke (a cura di Sabrina Mori Carmignani). Le Elegie duinesi (1923) rappresentano, con i Sonetti a Orfeo, lo straordinario compimento di una vicenda poetica ed esistenziale che resta come una delle massime e più profonde espressioni della poesia del Novecento. Come scrive Sabrina Mori Carmignani nella prefazione che accompagna questa sua nuova traduzione del capolavoro rilkiano, «le Elegie duinesi sono un invito a conoscere se stessi attraverso vive immagini di senso, rispetto alle quali l’io, come si legge nella Nona elegia, si riconosce principiante…».
Seconda nascita di Boris Pasternak (a cura di Caterina Graziadei). Con questa raccolta, qui per la prima volta tradotta integralmente, Boris Pasternak inaugura un nuovo corso della sua poesia, districando la complessa sintassi delle raccolte precedenti (Mia sorella, la vita e Temi e variazioni, entrambe già presenti nel catalogo), alla ricerca di un nuovo pubblico di lettori. Una Seconda nascita insieme all’amata, scriverà Pasternak a Zinaìda Nejgauz, condensando in questo titolo lo slancio a una vita nuova.
Puntoacapo Editrice, fondata nel 2008, pubblica poesia, prosa e critica. Ogni collana è diretta da un esperto riconosciuto coadiuvato da uno staff professionale. Fra le nostre caratteristiche distintive c’è una gran quantità di eventi, presentazioni e letture. Il Catalogo include circa 700 titoli.
Tra le sue proposte Autopsia (reiterata) di Dario Talarico (prefazione di Alessandro Pertosa). Il poema Autopsia (reiterata) si presta a letture poliedriche. È certamente presente nei versi una intensità spirituale, ma al tempo stesso rintracciamo anche un impulso logico e rigoroso, per quanto qui la logica si mostri per lo più in paradossi-rompicapo, che si spingono talvolta a prendere le sembianze del Kōan, ricongiungendosi così alla chiave mistica apparentemente opposta. Questa scrittura si basa sul frammento, su brevi enunciati in versi, spesso contraddittori fra loro, che organizzano la loro riflessione indistintamente sul paradosso, sulla tautologia o sul sillogismo. Ogni passaggio infatti, seppure apparentemente tranchant, è in realtà pensato per essere interpretato in vari modi: tutti possibili, tutti inclusi, senza che alcuna lettura possa essere considerata sbagliata o inaccettabile. Nonostante la natura sentenziosa, più che degli aforismi, questo poema assume le sembianze dei proverbi: perché non esistono verità dall’alto qui, né giudizio morale o di valore, né tantomeno massime univoche. (dalla Postfazione di Alessandro Pertosa)
Estranea. Canzone di Maria Pia Quintavalla (nuova edizione riveduta con note di Marisa Bulgheroni e Andrea Zanzotto). Questo nuovo lavoro di Maria Pia Quintavalla nasce sotto il segno di un amore per “fratelli e sorelle che non presero la parola” e che popolano come ombre, ora dolci ora crudamente mute eppure carezzevoli, la sua poesia la quale sembra appunto nascere da un coro cupo, sommerso, e pur sempre risolto in una voce, anzi in un “canto” impedito ma tenace. Ora è una Canzone (“estranea”) ma pur tuttavia capace di testimoniare la continuità di una vocazione e di riaffermare il netto profilarsi di un itinerario teso sempre più irresistibilmente verso una forma di terrena metafisica della poesia. (dalla Prefazione di Andrea Zanzotto)
Ùa/ Uva. Poesie 1996-2020 di Silvio Ornella (introduzione di Giuseppe Zoppelli). Questo libro raccoglie tutte le plaquettes edite dall’autore nell’arco di vent’anni. Rispetto alle edizioni originali vi è stata una revisione completa che ha riguardato sia i testi sia l’apparato di note. L’intervento
sui testi ha riguardato innanzi tutto l’uniformazione della grafia. Ma anche il lessico è stato oggetto di un’accurata revisione allo scopo di ridurre al minimo gli italianismi. Tale obiettivo è stato perseguito attingendo in svariate circostanze, puntualmente segnalate nelle note, anche al lessico della koinè friulana.
Chiude lo speciale Interno Poesia, casa editrice fondata nel 2016 da Andrea Cati, già fondatore del sito omonimo, dedita alla promozione della poesia contemporanea, classica e del ’900, italiana e straniera.
Tra le sue proposte Defrost di Diletta D’Angelo (note al testo di Alberto Bertoni e Carmen Gallo). La foto di un vitello da allevamento apre il testo, segue una poesia fuori sezione che introduce ad un personaggio, a un nesso. Si parla di Phineas Gage: operaio statunitense traumatizzato cranico a seguito di un incidente. Attraverso Gage e le sue vicende Diletta D’Angelo costruisce un parallelismo tra personaggi umani e animali, vicende rimosse e richiamate alla memoria, ambientazioni interne ed esterne alla casa. «Più che una raccolta di testi», come sottolinea Carmen Gallo, «il percorso disegnato dalle quattro sezioni di poesie e prose, ricche di rimandi interni, si presenta come un’ossatura compatta e riconoscibile. A questa è demandato il compito di tenere insieme i pezzi di un racconto straniante e allucinato, di arginare in una gabbia figurale una materia umana altrimenti indicibile». Con «una struttura metrica a dir poco perfetta», come afferma Alberto Bertoni nella sua nota al testo, “Defrost” di Diletta D’Angelo è un’opera prima di poesia con una maturità espressiva originale e potente. Questo libro è pubblicato in collaborazione con il Premio Ritratti di Poesia.si stampi, di cui è risultato vincitore della prima edizione nel 2022.
Il pensiero perverso di Ottiero Ottieri (postfazione di Edoardo Albinati, nota filologica di Demetrio Marra). La collana «Interno Novecento» riporta in libreria l’esordio in poesia, pubblicato nel 1971 da Bompiani, dell’allora già celebre narratore “industriale” Ottiero Ottieri. Una riedizione curata nei minimi dettagli, grazie ai contributi di Edoardo Albinati e Demetrio Marra, per un volume accolto dalla critica come «un libro bellissimo» (Pasolini) e un «oggetto bruciante […], alieno nel senso profondo» (Zanzotto). Un’opera prima nata da un’intuizione: per cogliere “dal vivo”, cioè osservandolo in atto, quindi esorcizzandolo, i meccanismi, i significati ritmici del pensiero ossessivo, per natura interrotto, lacunoso, “chiuso”, sono necessari i versi o le «righe corte», cioè la forma “chiusa” della poesia. La patologia viene esposta, allora, portata alla luce attraverso una scrittura paradossalmente non metaforica, quasi “filosofica”: l’autore si ricalca sul foglio, diviene personaggio in lotta con il cancro della mente, con le funzioni perverse che soffocano quelle sentimentali e sessuali. Al centro il dubbio: «Dal dubbio deve essere / occupata la mente. / Altrimenti che pensa la mente? / Che fa la mente imperplessa?».
La distruzione dell’amore di Anna Segre (prefazione di Margherita Giacobino, postfazione di Beatrice Zerbini). Amore è una parola irta, pericolosa. Non si cerchi di smussare, diluire, omologare questo elemento divino. Le due contendenti si incontrano e si scontrano nell’accecante proiezione di luce del desiderio e duelleranno fino all’ultimo respiro della relazione alla ricerca di una pace impossibile. Come indica nella prefazione Margherita Giacobino: «i versi di Anna Segre ci dicono qualcosa che dovremmo sapere bene: che due donne non si amano mai da uguali, ma sempre da diverse. Diverse una dall’altra e da ogni altra. E a volte la diversità è opposizione, e le parole non servono per comunicare o dialogare ma solo per ferirsi, a volte insomma l’amore somiglia a una guerra balcanica che cova sordamente, esplode, infuria per anni senza soluzione di continuità, salvo splendide tregue di passione». Ma «non ci sfugga la promessa», chiosa Beatrice Zerbini nella postfazione del libro, «la rivelazione ultima» insediata nei versi: «il male tira i fili, / mentre il bene / si ostina a tessere». Il libro ha vinto l’Edizione 2022 del Premio Letterario Camaiore.