Se si esclude la copertina scelta per vendere, Saffo Liriche e frammenti di Feltrinelli (2008) è un poderoso e importante omaggio di Salvatore Quasimodo ed Ezio Savino alla grande e immortale poetessa di Lesbo. Nel suo tiaso visse preparando le fanciulle alle arti gentili. Una di queste era appunto la poesia: epitalami per le nozze, con accompagnamento di musiche. Da cui la poesia lirica (dallo strumento Lira) . Scrisse liriche e frammenti, questi ancora belli per la scelta delle simmetrie e sulla natura e naturalmente sull’amore. Il tiaso di Saffo era rivolto al culto di Afrodite e delle Muse. Per Platone, fu la decima musa. Vissuta nel VI secolo a.C., della sua produzione ci restano un’ode e 213 frammenti. Sufficienti a immortalare la poetessa.
Pierangela Rossi
AD AFRODITE
O mia Afrodite dal simulacro
Colmo di fiori, tu che non hai morte,
figlia di Zeus, tu che intrecci inganni,
o dominatrice, ti supplico,
non forzare l’anima mia
con affanni né con dolore;
ma qui vieni. Altra volta la mia voce
udendo di lontano la preghiera
ascoltasti , e lasciata la casa del padre
sul carro d’oro venisti.
Leggiadri veloci uccelli
Sulla nera terra ti portarono,
dense agitando le ali per l’aria celeste.
E subito giunsero. E tu, o beata,
sorridendo nell’immortale volto
chiedesti del mo nuovo patire,
e che cosa un’altra volta invocavo,
e che più desideravo
nell’inquieta anima mia.
“Chi vuoi che Péito spinga al tuo amore,
o Saffo? Chi ti offende?”
Chi ora ti fugge, presto t’inseguirà,
chi non accetta doni, ne offrirà,
chi non ti ama, pure contro voglia,
presto ti amerà”.
Vieni a me anche ora;
liberami dai gravi tormenti,
avvenga ciò che l’anima mia vuole:
aiutami, Afrodite.
A ME PARE UGUALE AGLI DEI
A me pare uguale agli dèi
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non re lontana
a me rapita di mente.
INVITO ALL’ERANO
Venite al tempio sacro delle vergini
dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l’incenso.
Qui fresca l’acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all’ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.
Qui il prato dove meriggiano i cavalli
è tutto fiori della primavera,
e gli aneti vi odorano soavi.
E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d’oro
chiaro vino celeste con la gioia.
PLENILUNIO
Gli astri d’intorno alla leggiadra luna
Nascondono l’immagine lucente,
quando piena più risplende, bianca
sopra la terra.
SULLE CHIOME METTI GHIRLANDE
Tu, o Dice, sulle belle chiome metti ghirlande,
dalle tenere mani intrecciate con steli di aneto,
perché le Càriti felici accolgono
chi si orna di fiori: fuggono chi è senza ghirlande.