Si è concluso Pordenonelegge 2022 abbiamo chiesto un commento sulla manifestazione di quest’anno per quanto riguarda la poesia a Roberto Cescon, uno degli organizzatori del Festival.
Elisa Longo
Si è chiusa Pordenonelegge 2022, un commento a caldo di questa edizione.
Evviva, anche quest’anno ce la siamo portati a casa, è un’impresa difficile, cominciata diversi mesi fa, abbiamo cercato di mettere insieme quello che secondo noi è il meglio della poesia uscita negli ultimi mesi. Siamo riusciti ad avere a Pordenone autori sia italiani, con le nuove uscite come Fabio Pusterla, Mario Santagostini, di nuovo Milo De Angelis con la sua traduzione di De rerum natura, sia autori internazionali, penso alla scozzese Liz Lochhead, a Darwish un poeta palestinese molto forte e Jericho Brown addirittura in anteprima, con il suo rapporto ambiguo e ambivalente con la tradizione, come si fa ad identificarsi con una tradizione linguistica e culturale che ha oppresso gli antenati schiavi e la condizione di emarginazione della gente nera e della sua famiglia.
Abbiamo dato spazio anche a autori definiti giovani con le nostre peculiarità come gli esordi in cui accompagniamo tre giovanissimi a esordire con delle piccole sillogi, tre autori di valore finalisti per il premio Pordenonelegge Poesia Giorgiomaria Cornelio, Marilina Ciaco e il vincitore che è appena stato proclamato, Riccardo Frolloni con il suo libro Corpo Striato.
Abbiamo presentato il nuovo numero della rivista “Nuovi Argomenti” con la monografia dal titolo “Poesia in testa” che presenta dialoghi interessanti sul rapporto tra poesia e lingua, tra poesia e condizione biologica dell’essere umano, ricordo i dialoghi interessanti tra Gian Mario Villalta e Andrea Moro e Daniele Barbieri.
Speriamo anche l’anno prossimo di non avere intoppi e di ritrovarci qui ancora una volta a far risuonare le parole della poesia.