Pordenonelegge 2022: Collana Gialla Oro – Alberto Bertoni

Pordenonelegge 2022: Collana Gialla Oro - Alberto Bertoni
 
 

Venerdì 16 settembre 2022
A cura di Elisa Longo

 

Alberto Bertoni durante la presentazione del suo ultimo libro di poesie Culo di tua mamma edito nella Collana Gialla Oro di Pordenonelegge-Samuele Editore ci spiega che il titolo del libro riprende una poesia di Charles Bukowski nella quale il poeta americano inventa il nome di un cavallo per canzonare e al contempo per liberarsi di un neofita delle corse che gli chiedeva un consiglio su una scommessa all’ippodromo.

Bertoni ama i cavalli e dice che frequentare il mondo delle scommesse espone a continuo piacere, ma anche a continua frustrazione. Bertoni ama Bukowski che scrive di cavalli con grande competenza nei suoi testi.

 

Abbiamo dialogato con lui della poesia come meccanismo dinamico.

La poesia è un tradurre, un traslare, un portare da un luogo all’altro, da un’epoca all’altra, da una sensibilità all’altra. La poesia quindi è tramando, come diceva un grande maestro della mia università Roberto Longhi. La poesia è passaggio di testimone che apre uno spazio a sensibilità, intelligenze, luoghi, tempi molto diversi e lontani tra loro e spesso anche in contraddizione tra loro o in lotta tra loro. Io credo alle teorie di Harold Bloom per cui i poeti che vengono dopo lottano con i poeti venuti prima, non è che tutto passi facilmente da una storia all’altra. La poesia è un grande meccanismo dinamico, dentro la storia, dentro lo spazio e dentro le interiorità. Laddove risponde anche a un principio assolutamente democratico. Attraverso la poesia mi metto alla pari con persone infinitamente più intelligenti, più sensibili e simpatiche di me, che sono vissute prima di me, che hanno espresso le loro profondità attraverso le parole e attraverso le loro lingue naturali e che io sono preposto e quasi in dovere di tradurre nella lingua del mio tempo e della mia intimità. Questo è il vero gioco della poesia, il vero scambio della poesia. Questo è anche il modo che ha la poesia per parlare con chi non c’è più e di far parlare ancora nella realtà attraverso la lingua e la sua lingua chi non c’è più. Come ho detto prima questo per me è una specie di miracolo laico.

 
 

Alberto Bertoni è nato a Modena nel 1955 e insegna Letteratura italiana contemporanea e Prosa e generi narrativi del Novecento all’Università di Bologna. In poesia, dopo una serie di opuscoli, libretti, plaquettes inaugurata nel 1981, ha esordito con il volume Lettere stagionali (Book Editore, 1996, con una nota di Giovanni Giudici), a inaugurare una sequenza di sette libri, conclusa fino a oggi da Traversate (SEF, Firenze 2014, prefazione di Paolo Valesio). Tra loro, spiccano le tre edizioni di Ricordi di Alzheimer (2008, 2012, 2016), pubblicate da Book e accompagnate da una poesia in versi pavanesi di Francesco Guccini e da una nota critica di Milo De Angelis. Suoi testi sono stati tradotti in russo, inglese, francese, ceco, ungherese e romeno. Una sua antologia poetica è stata tradotta e pubblicata in lingua spagnola: El guardian del lugàr, Biblioteca fip, Granada 2010. Per Book Editore dirige le collane di poesia contemporanea Fuoricasa e Quaderni di Fuoricasa; per il Corsiero Editore la collana Strumenti umani. Sul versante critico, è autore di diversi articoli, interventi militanti, saggi e volumi di argomento novecentesco. In particolare, si devono ricordare i libri curati per le edizioni del Mulino, dai Taccuini 1915-1921 di Filippo Tommaso Marinetti (1987) al lavoro metrico Dai simbolisti al Novecento. Le origini del verso libero italiano (1995), fino al “manuale” La poesia. Come si legge e come si scrive (2006) e a La poesia contemporanea (2012), cui si possono aggiungere Montale, in conclusione. Insegnare un modello di poesia (2014) e Scrittori da un ducato in fiamme. Delfini, D’Arzo e il Novecento (2016). Nel 2019 per Marietti pubblica Poesia italiana dal Novecento ad oggi.