POESIA A CONFRONTO – Sassolini dalle scarpe
CATULLO, ANGIOLIERI, ALFIERI, PASOLINI
La poesia può essere anche lo strumento per prendersi una rivincita, per non mandarla a dire o, se preferite, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
Da sempre l’epigramma è la forma principe che consente l’uso della poesia in questa modalità e sicuramente la delusione amorosa è uno dei motori principali che spinge a togliersi i famigerati sassolini dalle scarpe. Ecco allora il carme di Catullo, che sa essere spregiudicatamente impudico verso l’amata Lesbia, colpevole qui di aver definitivamente deposto la maschera dell’amante affettuosa e capace di corrispondere il poeta, e qui degradata a donna di malaffare che si aggira per i vicoli e i quadrivi romani a soddisfare i suoi più turpi piaceri. Il verso finale, così realistico e esplicito, dà evidenza del degrado morale della donna, trasformata in automa, incapace di vero amore e di fedeltà.
Il registro comico-giocoso è sicuramente congeniale per dirla per le rime a chi se lo merita. Il maestro della nostra tradizione a cui è impossibile non pensare è Cecco Angiolieri di cui presentiamo il sonetto più celebre; grazie all’insistenza delle anafore e in un andamento via via crescente nella verve ironica che lo contraddistingue, Angiolieri ci propone un testo dissacrante, che culmina nel finale a sorpresa in cui, molto prosaicamente, l’interesse spiccio, in definitiva, rimane sempre quello per le belle donne, non dimenticando di essere magnanimi verso gli altri a cui si possono pure cedere quelle brutte.
La personalità di Vittorio Alfieri non era certamente immune da asperità, dettate dal suo spirito libero, fieramente laico, formato all’ideale illuministico, e incapace di sottomettersi al potere costituito se ingiusto e arbitrario. Ecco allora lo splendido epigramma in cui il papa (che è papa e re) viene triplicato (un’allusione irriverente alla Trinità?) come oggetto da aborrire, con uno humour nero e sprezzante degno di un contemporaneo.
Infine Pierpaolo Pasolini rivolge questa sua frecciata decisa verso la cosiddetta “comunità letteraria” a cui si è sempre sentito estraneo nel suo ruolo di intellettuale dissidente. Essere letterato non può ridursi alla frequentazione dei salotti “bene”, alla discettazione astratta sui “massimi sistemi”, ma lo scrittore è richiamato a un confronto reale con il mondo, instaurando con esso un rapporto conflittuale e dialettico, spesso inimicandoselo come segno di rispetto per la propria coerenza. Lezione, questa di Pasolini, che resta quanto mai attuale.
Fabrizio Bregoli
CATULLO
(Da Carmina, I sec. a.C.)
LVIII.
Caeli, Lesbia nostra, Lesbia illa.
illa Lesbia, quam Catullus unam
plus quam se atque suos amavit omnes,
nunc in quadriviis et angiportis
glubit magnanimi Remi nepotes.
LVIII.
Celio, la nostra Lesbia, quella Lesbia,
Lesbia, proprio lei, la sola che Catullo
ha amato più di sé e di tutti i suoi cari,
adesso agli incroci e nei vicoli
spolpa la stirpe dell’illustrissimo Remo.
(traduzione di Fabrizio Bregoli)
CECCO ANGIOLIERI
(da Rime, XIII Secolo)
S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;
s’i’ fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti cristïani embrigarei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi’ madre,
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.
VITTORIO ALFIERI
(1783; Da Gli epigrammi, le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri, Paravia, 1903)
XXII.
Il Papa è papa e re:
Dèssi abborrir per tre.
PIERPAOLO PASOLINI
(Da La religione del mio tempo, Milano, Garzanti 1961)
AI LETTERATI CONTEMPORANEI
Vi vedo: esistete, continuiamo ad essere amici,
felici di vederci e salutarci, in qualche caffè,
nelle case delle ironiche signore romane…
Ma i nostri saluti, i sorrisi, le comuni passioni,
sono atti di una terra di nessuno: una … waste land,
per voi, un margine, per me, tra una storia e l’altra.
Non possiamo più realmente essere d’accordo: ne tremo,
ma è in noi che il mondo è nemico al mondo.