POESIA A CONFRONTO: Donne

POESIA A CONFRONTO: Donne

foto di Dino Ignani

 
 

POESIA A CONFRONTO: Donne
COMPIUTA DONZELLA, STAMPA, CAMPO, ROSSELLI

 
 

Dedichiamo il confronto di oggi a poesie scritte da autrici femminili, in un’ottica di restituzione storica e riscoperta verso grandi scrittrici che solo parzialmente hanno avuto l’attenzione che meritavano, a causa del pregiudizio fortemente maschilista della società del loro tempo, auspicando che nel nostro tale pregiudizio possa definitivamente essere rimosso, cancellato.

Una delle prime donne in Italia a cimentarsi nella scrittura poetica fu Compiuta Donzella, in un periodo storico in cui la scrittura femminile era soggetta a un evidente ostracismo. La sua poesia, riferita all’impellente esperienza autobiografica, denuncia, con grande coraggio, l’imposizione del padre che la vuole costringere a sposare un uomo che non ama: la primavera allora, stagione felice degli innamorati che si possono incontrare e gioire insieme, diventa, per contraltare, la stagione di “marimenti e pianti”, di “gran tormento” interiore a cui la mitezza del clima e della natura non possono porre rimedio. Il sonetto si chiude in un perfetto cerchio in cui gli elementi naturali del primo verso ritornano nell’ultimo ma in prospettiva capovolta.

Grande autrice della scuola petrarchista fu Gaspara Stampa, seguace senz’altro del grande maestro, ma anche scrittrice con una propria personalità fortemente connotata e capace di introdurre una sensibilità nuova, tutta femminile, nella poesia lirica del suo tempo. Il sonetto proposto gioca tutto sulla identificazione fra sole e amato che si avvicendano ininterrottamente nel corso del giorno a dare “luce e vita”, “gioia e vigor” all’autrice, che esprime la sua interiorità con le forme tipiche della poesia dell’io, ovviamente un io idealizzato e quindi mai, com’è tipico della tradizione petrarchesca, immediatamente assimilabile alle contingenze individuali.

Fortemente ancorata all’esperienza personale, al dramma individuale, è invece la poesia di Cristina Campo, in cui l’io sbalza nella propria irriducibile unicità, impudico nel mettere in luce la propria sofferenza, bene espressa dalle interiezioni e dalle ripetizioni, in particolare dalla immagine metaforica della tigre assimilata al trauma dell’assenza. Il dolore sfigura il volto, lo deturpa: anche la preghiera, unica àncora di salvezza, rischia di dimostrarsi vana, se non viene coltivata con insistenza e fiducia intatte.

Infine possiamo apprezzare, con l’ultima poesia, la voce controcorrente e unica della grande Amelia Rosselli: la parola è qui profondamente misteriosa, profetica, anche se spesso ricorre a termini della vita quotidiana, domestica; le associazioni analogiche molto ardite consentono solo uno spiraglio di interpretazione al lettore che viene tuttavia coinvolto in un’atmosfera inquietante e straniata, messo a contatto stretto con le contraddizioni e i drammi dell’esistenza che ciascuno di noi vive, affollata di incomprensioni, dolore, abbandoni.

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
COMPIUTA DONZELLA
(XIII secolo)
 
A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tut[t]i fin’ amanti:
vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti;
 
la franca gente tutta s’inamora,
e di servir ciascun trag[g]es’ inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n’abondan mar[r]imenti e pianti.
 
Ca lo mio padre m’ha messa ‘n er[r]ore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore,
 
ed io di ciò non ho disìo né voglia,
e ‘n gran tormento vivo a tutte l’ore;
però non mi ralegra fior né foglia.
 
(Da Poeti del Duecento a cura di Gianfranco Contini, Ricciardi, Milano-Napoli 1960)
 
 
 
 
 
 
GASPARA STAMPA
(XVI Secolo)
 
Quando i’ veggio apparir il mio bel raggio,
parmi veder il sol, quand’esce fòra;
quando fa meco poi dolce dimora,
assembra il sol che faccia suo viaggio.
 
E tanta nel cor gioia e vigor aggio,
tanta ne mostro nel sembiante allora,
quanto l’erba, che pinge il sol ancora
a mezzo giorno nel più vago maggio.
 
Quando poi parte il mio sol finalmente,
parmi l’altro veder, che scolorita
lasci la terra andando in occidente.
 
Ma l’altro torna e rende luce e vita;
e del mio chiaro e lucido oriente
è ‘l tornar dubbio e certa la partita.
 
(Da Gaspara Stampa – Rime, BUR Rizzoli, 2002)
 
 
 
 
 
 
CRISTINA CAMPO
(da Poesie sparse, in La Tigre Assenza, Adelphi, Milano, 1991)
 
LA TIGRE ASSENZA
 
Ahi che la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
ha tutto divorato
di questo volto rivolto
a voi! La bocca sola
pura
prega ancora
voi: di pregare ancora
perché la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
non divori la bocca
e la preghiera…
 
 
 
 
 
 
AMELIA ROSSELLI
(da Documento (1966-1973), Milano, Garzanti, 1976)
 
Delirai, imperfetta, su scale
di bastoni
cose di cucina, casa e
impellenti misure che
ti riconoscono l’abilità alle manovre.
 
L’erborista
mal si conteneva
cannibali si distinsero
per una sorta di selvaggia trasparenza
ma i tuoi grandi occhi
non versano in mal celato affetto altro
che stridenti colorazioni,
semplici abbandoni nel parcheggio affondato.
 
Trent’anni sono un lasso di tempo conveniente
per ritirare la mano dal fuoco umido
e stringere a sé i bambini che adoro
mentre fuori puzzavano vini inaciditi
un’unità
di cui conosci le proprietà.
 
Trovai una pietra bagnata di lacrime
il suo soave splendore un
poco rovinato dalle palestre,
 
giuro di amare il catasto
nel suo gingillare per il perdono
nel pedigree delle destinazioni.
 
Se esco e faccio la spesa
orrore si fracassa appena
belle cicogne snelle
m’assembrano le membra.