Foto di Paolo Monti
POESIA A CONFRONTO – Autunno
VERLAINE, CARDARELLI, SERENI, LAMARQUE
L’autunno è la stagione in cui si consuma la morte dell’estate, della bella stagione, in un percorso di transizione irreversibile che ci porta alla inesorabilità dell’inverno.
Bene ci trasmette questa idea di malinconia, di languore interiore la canzone di Verlaine in cui la prima strofa si serve di espedienti sonori e assonanze con la prevalenza della vocale ‘o’ che trasmettono efficacemente questo senso di abbandono, di monotonia delle ore. Il ricordo dei giorni passati diventa opprimente, fino al pianto, e a dominare la scena è unicamente un “vento malvagio” che trascina nel suo vortice inesorabile, come se anche l’uomo diventasse una “foglia morta”. L’autunno diventa qui metafora di un’intera epoca storica, che avverte la propria decadenza, uno smarrimento esistenziale profondo e incurabile.
Nei versi di Cardarelli l’autunno è una premonizione che già serpeggia e si insinua nel vento estivo fino alle prime avvisaglie di pioggia di settembre e poi si manifesta nella forma di un “sole smarrito”, una “terra” “nuda e triste”. Ma l’autunno è soprattutto metafora di una stagione della vita che si avvicina alla sua fine, quando “il tempo migliore” è già stato interamente vissuto, e rimane solo la consegna dell’addio. Come di consueto i versi di Cardarelli si distinguono per la compostezza classica, per la loro misura controllatissima, tutta improntata alla centralità della dizione poetica.
Sempre di un settembre scrive anche Sereni: l’ambientazione è lacustre e pervasa da un profondo senso di abbandono come emerge dalle immagini vivide e pregnanti che vengono impiegate (“una spiaggia / d’aride cose, / di remi infranti, di reti strappate”, “il vento che illumina le vigne” con sinestesia efficacissima) e che diventano specchio di un’anima travagliata che avverte il senso “certo” della morte e, al tempo stesso, la necessità di saperla coraggiosamente accettare e contrastare anche se solo “a lento guado”, “nell’onda che rotola minuta”. La lingua è selezionatissima, la dizione composta, a tratti ellittica, per lasciare aperto il varco alla interiorizzazione da parte del lettore.
Nella sua poesia per il gatto “Ignazio” Vivian Lamarque, con la sua consueta leggerezza e sottile ironia, ci propone l’autunno visto con gli “occhi spalancati” del felino: facile supporre che quella che è una volgarissima “foglia gialla” possa trasformarsi per lui in “una farfalla” che ne rapisce l’attenzione, lo solletica al gioco, come sarebbe auspicabile in realtà che avvenga per ogni uomo che sappia restituirsi allo stupore verso la sorprendente magia del mondo. Gusto epigrammatico e ironia sono la cifra stilistica di Vivian Lamarque, che trovano conferma anche in questa poesia.
Fabrizio Bregoli
PAUL VERLAINE
(Da Poèmes saturniens – Alphonse Lemerre, 1866)
CHANSON D’AUTOMNE
Les sanglots longs
Des violons
De l’automne
Blessent mon cœur
D’une langueur
Monotone.
Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l’heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure;
Et je m’en vais
Au vent mauvais
Qui m’emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.
CANZONE D’AUTUNNO
I singhiozzi lunghi
dei violini
d’autunno
feriscono il mio cuore
con un languore
monotono.
Tutto affannato
e smorto, quando
rintocca l’ora,
io mi ricordo
dei giorni passati
e piango;
e me ne vado
nel vento malvagio
che mi sconquassa
di qua, di là,
proprio come la
foglia morta.
(traduzione di Fabrizio Bregoli)
VINCENZO CARDARELLI
(Da Poesie – Mondadori 1942)
AUTUNNO
Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d’agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in quest’autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.
VITTORIO SERENI
(Da Frontiera, Edizioni di Corrente, 1941)
SETTEMBRE
Già l’olea fragrante nei giardini
d’amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d’aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate.
Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio,
andremo a lento guado coi cani
nell’onda che rotola minuta.
VIVIAN LAMARQUE
(Da Poesie per un gatto – Mondadori, 2013)
INVECE È…
La guardi con occhi spalancati
la credi una farfalla
invece è l’autunno, Ignazio
e lei è una foglia gialla.