Plasmodio – Antonio Vanni
Edizioni Eva 2017, prefazione di Giuseppe Napolitano
Il titolo di questo libro è micidiale: è vero che si tratta di un termine scientifico, ma proviamo a leggerlo sillabando… È vero che il poeta – un po’ – è anche lui un creatore,ma c’è un limite alla creatività umana! Antonio Vanni non vuole certo sostituirsi a Dio, eppure sa bene che un suo mondo l’ha costruito, esiste, ha precise coordinate sentimentali, è abitato da chi gli vuole bene. Meno male che ciò è possibile – ci si libera dalle cattiverie del mondo comune, ci si alza fin dove non si possa essere raggiunti da chi non parla o non sente come noi. Il poeta lo può.
[…]
È un libro compatto, questo Plasmodio – vi si avverte costante la tensione del dire in forma originale e consapevole dei propri mezzi espressivi (e chi conosce la scrittura di Antonio Vanni lo sai, si aspetta le sue leggiadre invenzioni, i suoi arditi legami). ma ci sono testi che meglio propongono e più degli altri raggiungono esiti sui quali riflettere.
Giuseppe Napolitano
La passeggiata
Ho rubato un laghetto dalla collina,
l’ho nel taschino della mia giacca
un po’ umidi i piedi se cammino nel vento.
Allora lancio uno sguardo nel sole,
così da bruciarmi le ali,
per restare per sempre qui
accanto al laghetto collinare
rubato per amore,
chiuso nel taschino,
umidi i piedi
se mi perdo nel tempo.
La fontana e la luna
Mi rendi impossibile l’immobilità
in questo luogo,
amore riflesso amore profondo,
e son felice d’attendere il giorno
poiché io chiamo chi disseto
e ne raccolgo gli sguardi,
vicinissimi gli occhi e l’oleandro.