Parole notturne – Zosi Zografidou

Parole notturne di Zosi Zografidou (Circolo Culturale Menocchio 2016, premio “La Gorgone d’Oro” 2017)

 

Parole notturne di Zosi Zografidou è un prezioso libriccino edito dal Circolo Culturale Menocchio (che già in passato aveva proposto cose al limite dell’eccezionalità) nel 2016. Zosi è ordinario di Storia e Traduzione all’Università di Salonicco, studiosa dei rapporti letterari italo-ellenici e ha pubblicato diversi saggi su opere italiane circolate in lingua greca.

Un libro, Parole notturne, prefato da Giovanni Occhipinti (L’introspezione nella poesia di Zosi Zografidou si identifica nel buio e nel silenzio, quasi luoghi della mente che celano la speranza e negano il sonno, cancellano la voce, alter ego della poetessa che si abbandona a un canto struggente d’amore e di solitudine) e da Francesco Magris (Le poesie di Zografidou sono una prova di come sia ancora possibile esprimere i propri pensieri in una forma poetica limpida, raffinata e che ne preservi l’autenticità, evitando il ricordo a banali eccessi narrativi), che in non pochi tratti ricorda le dinamiche della poesia di Saffo nel suo abbandonarsi totalizzante a un amore anche nel momento in cui diventa nostalgia. Un dirlo e ripercorrerlo. Zosi dichiara che delle volte / torno a fotografare / con la mente / immagini / che sembrano lontane / sepolte nel buio. La mente, lo strumento umano che coniuga in un solo luogo accessibile mondo e cuore, diviene soggetto protagonista privilegiato delle fotografie della poetessa.

Perché di fotografie ricordate si parla in Parole notturne, attimi rievocati nel tentativo di rivivere il momento e la persona trascorsa, di portare il momento e la persona stessa a nuovi esiti. La mente infatti ricostruisce la dinamica ma reagisce in maniera differente, cerca una nuova soluzione, nuovi approdi (Lasciami guardare / l’immagine amata / e pensare / affogare nella profondità / di un sogno / mai sognato / rivivere le ore condivise / in sentieri infiniti). Saffo riecheggia nella forza con cui Zosi vive la relazione (Non ho più voce per parlare. / Il vento l’ha rapita / in una notte profonda / trascinata nel sogno […] Ho perso il sonno stanotte / per l’ansia / di non perdere / neanche un momento / a pensarti / a sentirti) che appare subito complicata, compromessa dal distacco (sola adesso / raccolgo i cocci del cuore. / Ritorno / senza parole / tanto anni fa / quando i fichidindia / crescevano / sui tetti abbandonati) per raggiungere, nel percorso dei silenzi e delle notti, un accettabile equilibrio (Per quel poco / che abbiamo condiviso / ti ricorderò sempre).

Una chiusa quest’ultima che a ben vedere non è chiusa ma apertura delle braccia (Per quel poco / che abbiamo scambiato / di parole / ti penserò sempre) che accettano non tanto l’assenza dell’altro quanto l’amore continuo per l’altro che non c’è (Per quel poco / perso nella pioggia / cercami / quando nella nebbia / ti amerò sempre). Una nebbia che è evoluzione chiara della notte e del silenzio, che è un non vedere chiaramente ma un esserci nonostante tutto. Nonostante l’assenza, la mancanza, il dolore della mancanza.

L’ultimo testo della raccolta rappresenta infine un ritorno all’origine di Zosi e dell’amore che ha partorito queste poesie (Parto / tra le nuvole / e le stelle / con il sogno / di tornare). Non un ricongiungimento quanto un’assicurazione di continuatività, di certezza. La certezza di ciò che è il sentimento verso l’altro a prescindere dall’altro, dalla sua reciprocità. Perché forse l’amore ci costruisce a prescindere dal fatto che possiamo esprimerlo o meno. Possiamo amare non amati e questo dice di noi, forse fa noi. Zosi in tale direzione ha accettato di partire mantenendo l’affondo nei pensieri. / Nei ricordi.

La domanda che emerge da un libro del genere ovviamente è questa: se è vero che quante parole ho sentito / che mi hanno reso felice e che La vita si consuma / inutilmente. / Il tempo passa in fretta. / Niente / può sfidare / l’eternità e che sei tu / in un angolo di terra / che riempi l’anima / di amore infinito, si può comunque continuare ad amare l’altro anche quando l’altro non è più? Si può comunque trovare un significato al proprio sentimento nel sentimento stesso slegato quindi dalla persona per cui si prova? Si può comunque restare a dire ti amerò sempre?

 

Alessandro Canzian

 
 
 
 
Ho cercato le parole
 
Anche oggi all’alba
mi sono svegliata
luce e sole
una rosa
        un bacio.
 
Accanto a me sillabe
fantasmi di parole
       illusione
             delusione
per la mente.
 
Restano lacrime soltanto
passato che si allontana
      sorrisi lontani
            amori persi.
 
Ho bisogno di riprendere
            e continuare
la tua forza
       che era mia.
 
Attendo
       senza tempo.
 
 
 
 
 
 
La tua presenza
 
Scendo le scale giungendo
       fino nella sala
e cerco
     ancora un viso triste
sperando si illumini
         per quella fiamma
                 nel camino.
 
Una voce attendo
            di udire
la tua
quella che mi riempì di gioia
            nella tristezza delle feste.
La tua voce almeno
            nell’assenza del sorriso.
 
Il respiro di speranze
          il pensiero volto alle nostre immagini
               parole
                    visioni.
 
Sola con la tazza fumante di caffè
fra il gioco delle fiamme
una melodia raddolcisce il cuore
il profumo di legna vecchia
            nel mattino dell’inverno.
 
Con i miei ricordi
            di momenti condivisi
                  nuvole di favola
nello spazio
        abbandonato
nell’eternità dell’anima.
 
Rimasto solo
il profumo della rosa rossa
         appassita
                 ricevuta in dono
– una volta –
prima di ripartire.
 
 
 
 
 
 
I versi del poeta
 
Leggo i versi del poeta.
Parole.
        Musica.
            Incanto.
 Lacrime
         mare profondo.
 
Piango
per il tempo che ho perso
         senza amarti.
 
 
 
 
 
 
Quante parole ho sentito
 
Quante parole ho sentito
che mi hanno reso felice
 
Sono colma di felicità
non potrei accoglierla tutta
nel mio solo corpo
        nella mia anima.
 
Sono piena di parole
sensazioni
        memorie
            misteri.
 
Ancora solo amore.
 
 
 
 
 
 
Ho perso il sonno stanotte
 
Ho perso il sonno stanotte
per l’ansia
di non perdere
neanche un momento
a pensarti
        a sentirti.
 
 
 
 
 
 
Parole dette e non dette
 
Ogni volta che parto
sento che una parte di me
rimane indietro.
 
Parole dette e non dette
rimaste tra gli agrumi e i fogliami
tra gli alberi e i tetti
tra la sabbia e le pietre
tra l’acqua del mare e la neve.
 
Siamo partiti
per lasciare indietro
il vissuto
       il sognato
nella memoria
       nei pensieri
             nella speranza.
 
Dobbiamo partire
per tornare.
Dobbiamo sognare da lontano
per sentire la nostalgia.
 
 
 
 
 
 
Lasciami guardare
 
Lasciami guardare
l’immagine amata
e pensare
affogare nella profondità
        di un sogno
             mai sognato
rivivere le ore condivise
in sentieri infiniti.
 
Lasciami sentire
l’aria che respiri
nuotare nell’azzurro
             dei tuoi occhi
nel pelago che abbiamo navigato
per l’eternità.
 
Tutte le stelle del cielo
si posano sul cuore.
Esplodo di felicità.
 
 
 
 
 
 
Sei come il vento
 
Sei come il vento
che recide il fiore umile di terra
attaccato alle radici
e alle certezze di ogni giorno.
 
Sei come il vento
che in fretta ci spaventa
e si perde
nel viaggio
all’orizzonte.
 
Sei come il vento
che accarezza l’erba verde
di un giardino fiorito.
 
Sei come il vento
che ti porta e ti dà freschezza
nell’anima.
 
Sei come il vento
che ti toglie all’improvviso
       le forze.
 
Così sei entrato nella mia vita
per avvicinarmi
e allontanarti
       all’improvviso
come il vento.