Novalis

Novalis

 
 

Quel che più stupisce nella biografia e nell’opera di Novalis, (1772-1801; concluse gli Inni alla notte nel 1800), iniziatore del romanticismo, è la concentrazione di menti brillanti intorno a lui, che evidentemente sapeva riconoscerle e coltivare l’amicizia. Qualche nome: F.Schlegel, L. Tieck, J. G. Fichte, F.W. Schelling, F. Schleiermacher, Schiller, Goethe.

Praticava una sorta di Cristianesimo dettata dal pietismo, che riconosceva solo l’ascesi interiore, pietismo in cui fu educato. I Canti spirituali che seguono gli Inni alla notte negli Oscar Classici Mondadori (1982, più volte ristampato) lo testimoniano bene.

Il valore dato all’interno dell’uomo è il valore principe del romanticismo.

Gli Inni alternano prosa e poesia.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
Passo oltre il valico,
e ogni dolore sarà
un giorno lo sprone
della voluttà.
Ancora un attimo
e sarò liberato,
dormirò ebbro
in grembo all’amata.
Vita senza fine fluttua
possente entro di me,
io guardo dall’alto
laggiù verso di te.
A quel tumulo si spegne
il tuo fulgore – e reca
un’ombra la corona
che alita fresca.
O suggimi, amato,
con tutta la forza,
perché m’addormenti
e amare io possa.
Sento il flutto della morte
che la giovinezza ridona,
in balsamo e in etere
il mio sangue si trasforma –
Io vivo di giorno
di fede e coraggio
e muoio le notti
in ardore sacro.
 
 
 
 
 
 
(…) C’era solo un pensiero, una visione onirica atroce,
che venne tremenda ai conviti lieti
e avvolse l’animo di spietata paura,
gli dèi stessi non avevano rimedi
che dessero conforto all’animo in angustia.
La via di questo dèmone era tutti misteri,
né supplica né offerta placava la sua furia;
fu la morte a troncare questo festino di gioie
con l’angoscia, le lacrime e il il dolore.
 
Ora dopo il congedo dalle cose
che agitano qui il cuore in dolce brivido,
separati dai cari che in terra muove
nostalgia senza forza, lungo martirio,
parve che per il morto soltanto un incolore
sogno, un vano lottare fosse il destino.
Era infranto il flutto del piacere
Contro gli scogli di infinite pene.
 
Con spirito audace e sensi di alto ardore
S’abbellì l’uomo la tremenda larva.
Mite un ragazzo spegne la fiamma e dorme –
Mite è la fine, come un soffio d’arpa.
Si stempera il ricordo in fresco flutto d’ombre,
così diceva il canto alla luttuosa parca.
Ma indecifrata restò la notte eterna,
il segno grave di remota potenza.