Menzogna – Raffaele Fiorella

COVER MENZOGNA

Un libriccino esile ma bello davvero Menzogna di Raffaele Fiorella, edito da Pietre Vive Editore – i CentoLillo –. In questo spazio ho già avuto modo di parlare ampiamente di Antonio Lillo (qui, qui, qui e qui – e dei libri che pubblica qui e qui), persona che stimo molto, Editore che fa la sua preziosa comparsa come poeta anche tra queste pagine decisamente non convenzionali, non scontate.

Perchè il libro di cui si parla, che viene proposto come Catalogo dell’omonima mostra di Raffaele Fiorella (per vedere le sue opere qui) che si è tenuta dal 14 marzo al 10 aprile 2015 presso la prestigiosa Galleria Ninni Esposito di Bari, è un’affascinante commistione di dialoghi artistici all’insegna del ribaltamento dei concetti, della riflessione ex novo sulle cose. È il Catalogo di una Mostra eppure ha la forma e la sostanza di un libro di poesie. Tanto che di autori inseriti se ne contano e non pochi: Marianna Agliottone, Cristian Caliandro, Alessandro Canzian, Pierre Coulibeuf, Guido Cupani, Alberto Dambruoso, Piero Di Terlizzi, Ninni Esposito, Perino & Vele, Roberto Lacarbonara, Sonia Lambertini, Antonio Lillo, Lorenzo Madaro, Marco Montanaro, Paolo Nori, Rossana Piccolo, Marco Tonelli, Elena Zuccaccia. Libro di poesie, come detto, che in linea con quella che potremmo intendere essere la tradizione di Pietre Vive Editore unisce al suo interno poesia e prosa. Cosa assolutamente non facile e spesso sconsigliata, ma che l’Editore riesce a gestire con particolare maestria e delicatezza.

Il ribaltamento è inoltre voluto e dichiarato fin in prefazione, a cura di Marianna Agliottone: In cosa consiste la “menzogna”? Che universo di senso vuole racchiudere il titolo di questa mostra? Nelle parole di Raffaele Fiorella: «La menzogna può essere intesa secondo un’accezione positiva e non necessariamente negativa. Può significare attività capace di trasformare la realtà per renderla più come piace a noi, la capacità degli uomini di inventare storie, luoghi, vissuti, cose che non esistono ma che vorremmo esistessero». La menzogna dunque è il prodotto dell’immaginazione, ma essendo l’immaginazione il recupero e il rilancio di materiali archiviati nella memoria, non importa se conscia o inconscia, la menzogna è un legittimo processo di pensiero, anzi di costruzione della realtà. È diaristica, autobiografica, introspettiva e sublimatoria come l’arte romantica, di cui forse è l’estrema propaggine. È altrettanto un modo per affrontare il mondo, poiché è a beneficio di valori non necessariamente univoci che lascia libero corso alla fenomenologia del divenire.

Un libro tutto da gustare con il senso corale dell’ampliamento della prospettiva, della domanda che rifiuta le posizioni precostituite. Un lavoro che merita un grandissimo plauso per la visionarietà e la capacità compositiva di un magma non facile, di un’archiettura non banale ma preziosa, essenziale.

 
 
 
 
 
 

Gli alberi continuavano a cadere,
lentamente e in silenzio ma nessuno se ne accorgeva.
 
Raffaele Fiorella
 
 
 
 
 
 
DIZIONARIO IMMAGINARIO: UBIQUITÀ
 

Giunto in quell’età in cui le illusioni sfumano pian piano nel campo delle velleità, il nostro inizia a interrogarsi sul movimento. Si è agitato molto (ma perché?) e poco ha concluso (ma poi cosa?). Si è agitato molto nello spazio, questo pensa, chiudendo gli occhi ricorda di esser stato in più luoghi contemporaneamente. Molto veloce, d’accordo (ma perché?), o solo molto bravo nel giustificare il tradimento (ma di chi o di cosa, poi?). Dunque è stato ubiquo nello spazio: mentre era in un luogo, e soprattutto mentre mostrava convincimento nell’essere in quel luogo, il nostro era altrove, altrettanto convinto. E più ci pensa e più conclude (ma perché?) che è questa la sua cifra, ed è la cifra del tradimento (ma di chi o di cosa, ancora?). Per il nostro, quindi, l’ubiquità nello spazio è questione immorale. Ma sa bene pure il nostro che anche le velleità sono illusione; se un’illusione sfuma nella velleità, è un fatto di finta modestia. Ma sfuma piano e a sua volta anche la velleità, il nostro lo sa bene, nel coro consenziente dell’illusione. C’è ancora un’età in cui tutto è potenza immaginata da giovani. Così il nostro riparte, ma da fermo. Ed eccolo che è già in due età diverse; come in precedenza è stato e sempre sarà. Si moltiplicano le età e i posti – temporali – in cui è stato, in cui sarà ancora. Anche qui, il tradimento: ma non solo non necessita più di giustificazione: se era in un posto mentre era altrove, e quell’altrove viveva di un altro tempo, allora non si è mai tradito nel tempo iniziale. Il nostro sa che qualsiasi azione, come un tassello di una piccola costruzione d’argilla, può esser collocata in un’altra epoca e allora non smetterà di agire e di essere agita: solo non sarà accaduta di una certa intensità agli occhi degli altri, che in quell’epoca non erano ancora nati.Per il nostro, quindi, l’ubiquità nel tempo è questione immortale.

 
Marco Montanaro
 
 
 
 
 
 
L’INGANNO
Sul nutrimento del frutto
 
Se cerchi il punto di non-ritorno
del seme buono nel ventre scarno
feconda il tronco, chiama il suo nome
che l’apparenza diventa inganno.
 
E l’eco arriva dritto come pugno al petto
quando ti stringe e ti promette il volo
– mente –
guarda l’ombra ormai terra e la radice
digiuna nell’attesa, divora i suoi figli.
 
Sonia Lambertini
 
 
 
 
 
 
OVEREXPOSURE
 
tanto conosci le virgole umorali della
materia che muove il mio corpo
che proprio non ti posso mentire
nemmeno al buio
– anche lì riconosci i movimenti
 
solo quando troppa luce
entra a volte dalla finestra
riesco allora a creare
un volto nuovo, deformato
a tuo dispiacimento
:
i dettagli si perdono
/ sovraesposti nella sensibilità
della materia /
per un momento riesco a buggerare i
tuoi occhi accecati
– poi riappaio ancora io
 
Elena Zuccaccia
 
 
 
 
 
 
L’ALBERO DELLA MENZOGNA
 
«Ha detto: non mangiatene,
non lo toccate, o capirete.»
                «Fessi.
Vi bruceranno gli occhi. Lui lo sa.
Sarete come me. Confonderete
il male e il bene. Non che mi interessi.»
Ed era un albero fra i tanti. I frutti
sparuti e secchi come ossi di pesca.
«Pare allettante» disse lei. Adamo
fraintese e alzò la mano.
 
Guido Cupani
 
 
 
 
 
 
MENZOGNA
 
C’è chi ha grandi finestre
per far pace ogni giorno
col Cielo. Stanno lì
sui balconi per ore
coi nasi alti gocciolanti
infreddoliti. Senza risposte.
 
Antonio Lillo