Alessandro Canzian suggerisce Massimo Morasso
dal Premio San Vito Poesia 2019
Eppure so che mi guardate mentre vivo,
in attesa del mio inutile verbo,
delle sassate che tiro all’apparenza,
voi abitanti abitati,
voi trasformati in spettri, miei ipnotici lari.
Di voi, senza più corpo, non so nulla,
vi immagino remoti e spaventati
in qualche anfratto universale, abbarbicati
a una radice come gigli.
Che siate stati, questo è irrevocabile.
Com’è difficile
vestire la muta del figlio-palombaro
scendere al fondo della lontananza
per ritrovarla qui,
nel centro del mio cuore!
E com’è strano, sentirvi irraggiungibili e presenti…
Sono tristissime perfino le galassie
che si allontanano fra loro, accelerando.
Più spiritata, cosmica energia,
ma qui i gabbiani in un vento di bengala.