La ragione della polvere, Luca Pizzolitto (Pequod, 2020)
Nella sua ultima raccolta La ragione della polvere (PeQuod,2020) Luca Pizzolitto si fa clessidra: centellina lo scorrimento del tempo, soppesa ogni granello di sabbia lasciandolo fluire nella moltitudine dei deserti esistenziali.
Smembra la notte, semina riverbero e si mette in ascolto dei cadaveri di vortici spenti in quiete ansimante. Un esodo dalle certezze per la tendenza alla verificabilità delle crepe dei muri esposti alle mediane del tempo.
Nel peso del fiore
che piega lo stelo,
io chiedo perdono all’inverno,
alle mani.
[…]
La poetica di Pizzolitto è “res amissa”, si fa domande consapevole che non riceverà altre risposte se non la sua, parafrasando Brecht. Ma in questa consapevolezza, non emerge rassegnazione: è “un grido strozzato l’innocenza”, come scrive il poeta. Tra le pagine l’autore si fa “abisso e luce” (p.74), cadendo a strapiombo “nelle nude stanze della mente”, rompendo con “la parola che cade nel declino della bocca” il tepore del sonno.
Misura della dimenticanza
Contro il tempo breve
Della memoria:
tutto è così sfocato
e lontano, in un esistere che
a nessuno appartiene.
Tu sei la nave, il navigante e il mare,
in questo cielo deserto
che non sappiamo guardare.
Su un tempo di pietra, Pizzolitto resta al davanzale a guardare “l’esodo delle nuvole”. Vi è lo squarcio dell’azzurro che si mette in linea con la poetica dei tempi e dei luoghi di ogni dove. Ritornano alla mente i versi di Cesare Viviani: «L’oscillazione delle messi al vento / è tutto lì racchiuso, / la nostra vita / e la passata generazione / e addirittura i secoli, / tutto in quell’oscillazione». E Pizzolitto, in modo adiacente, segue il flumen:
[…]
il fiume scorre,
pensieri che si ripetono.
Tutto è qui,
tutto può accadere.
Sono in me l’abisso e la luce
Il riferimento alla polvere richiama Bordini, sebbene la netta differenza con il poeta romano per la cui padronanza della parola diretta e nuda si parla di “lirismo scoperto”.
<< Sarò sempre un po’ meno di quello che sono/ e anzi, molto meno. Polvere. Ho perso molto. Ciò che si perde è irrecuperabile, e se lo si recupera esso/ è ormai disperso, non rientra più nell’ordine prestabilito/ delle cose >>. E sulla linea contigua dei versi di Bordini fluttua Pizzolitto:
Scorrono in te sorgenti,
brevi istanti di vita che
torna e non muta.
Ho osservato inerme il morire,
l’inesorabile farsi polvere
e svanire di tutte le cose.
Tra le pagine della raccolta respira “il riscatto delle mani” (p.73) in uno spazio di salvezza che “riveste il domani”. E nella mente intanto echeggia ieratica tra i versi una locuzione latina: “Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris”, ovvero “Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai“.
Chiara Evangelista