Il sesso di inizio secolo – Zeno Salimbene


 
Il sesso di inizio secolo
 
Gronda un gonfiore di sudorame
lungo due pertiche opalescenti,
l’uncino spinge l’oblò
mentre sopra
quattro fanali socchiusi
incrociano luminosità elettriche.
Per trasgredire lo abbiamo fatto
sull’effige dello scorso secolo,
 
toccandoci il meno possibile.
 
 
 
 
 
 
Apologia del silenzio
 
Il mio cuore non comunica
Con i linguaggi della sobrietà,
E, quando parla,
Risponde a se stesso.
Cane-maschio-piccolo
Cagna-femmina-grande
Due animali fanno piroette
Finché una voce a mezz’aria
non spezza il coito.
Figlio-maschio-piccolo
Madre-femmina-grande
L’acqua per generare
Diventa acqua per piangere
Sul volto di chi invecchia.
“cosa vogliamo farci
Con un ramo disparo?”
E il bambino dagli occhi scuri grida:
“che arda!”.
Dai sedili celesti,
Le teste nere e oro della folla
Disegnano un mosaico avanguardista,
Sotto alcuni chiodi d’oro
Si allargano le gonne delle fanciulle.
A volte cammino inclinato
Come un Cristo appeso al collo
Di uno sciamano.
Una ragazza dal corpo rosso
Si dimena su un crocevia
Che è il chiodo sul quale ruotano
Le vite degli altri.
Le cose si scontrano
Senza correlazione
Finché si è soli.
Tutti figli della campagna pensano
Alle loro vacche infiocchettate,
Tutti i signorini gemono
Per una bella teiera.
Sul fondo della mia tazza di latte
Splendono due perle
Come monili di un talento
Fuggito allo spreco.
La giovinezza è un male da cui si guarisce
E il suo sovrano supplizio
 
È rendere indicibile
Ciò che tutti sanno.