Il serventese, detto anche sirventese o sermentese, è un componimento strofico della metrica italiana che utilizza schemi e argomenti vari, anche se preferisce quelli a carattere didascalico e narrativo, sorto intorno al XIII e XIV secolo.
Il serventese bicaudato è formato da endecasillabi e settenari secondo lo schema AAAbAb – BBBcBc, che Gidino di Sommacampagna ha semplificato utilizzando endecasillabi + quinari.
Traccia:
TEMA = narrare di un evento storico / di un personaggio storico.
SCHEMA = serventese bicaudato di endecasillabi a majore (di 6°) e settenari, secondo lo schema AAAbAb BBBcBc CCCxCx XXXyXy (…). Minimo due strofe, massimo otto.
Esempio:
Tanti anni or sono, un medico tedesco,
fiorito nel pensar settecentesco,
scoprì un effetto strano, romanzesco,
per cui la calamita
di mille mali parve il disinnesco,
e cura assai gradita.
E tutti a dir: “Dottore! La mia vita
nelle sue mani metto, deperita!”
E quello poi, con mano imbizzarrita,
prendeva il suo paziente
e trasmetteva l’aura impreziosita
dall’arte sua sapiente.
“È questo il magnetismo onnipotente!
Guarisce tutti, universalmente,
ed il Maestro è amato da ogni gente!”
Con fare quasi isterico
la folla si è persuasa facilmente
d’un medico generico.
Eppure il Re Luigi gli è collerico,
ché sembra il suo operato un po’ esoterico,
e già lo chiaman “metodo mesmerico”:
“Vi sia una commissione
che vagli questo ordine misterico,
mi sa che è un fannullone.”
E infatti era così che le persone
avevano un’eccentrica reazione:
suggestionati tanto dal santone,
“sentivano” la cura,
(o meglio una perfetta suggestione)
e passa la paura.
Chiarita questa sua abbindolatura,
Herr doktor fu colpito dall’abiura,
facendo una tristissima figura.
Così fini la storia
del genio della suggestione pura,
e della sua oratoria.
Mario Famularo