Guillaume Apollinaire

Guillaume Apollinaire 1

 
 
 
 

Guillaume Apollinare (1880-1918) è figlio di un ufficiale italiano, Francesco Flugi d’Aspermont, e di un’avventuriera romana di origine polacca, ed è cresciuto tra Monaco, Cannes e Nizza. Di lui si sa delle partecipazioni ai vari movimenti d’avanguardia, dal cubismo al futurismo, dal simultaneismo al surrealismo, del quale inventò il nome definendo il testo teatrale “Les Mamelles de Tirésias”.

Apollinaire amava il nuovo e i canti della poesia trobadorica medievale. Avendo tuttavia sempre mantenuto un legame con la realtà, caratteristica del suo poetare. (qui, nel cappello, informazioni tratte da un testo di Fabio Scotto, prefatore del volume su Apollinaire.) Le frequentazioni di Apollinaire sono indicative.

Si va da Derain a Dufy, Braque, Delaunay, Picabia, Picasso (che gli fu testimone alle nozze con Jacqueline Kolb) oltre agli italiani di Parigi: Modigliani, De Chirico, Severini. Apollinaire pubblicò Alcools nel 1913. In lui il tema dell’amore è preminente, così come l’amata Lou.

 

Pierangela Rossi

 
 
 
 
La zingara
 
La zingara sapeva dal principio
Le nostre vite sbarrate dalle notti
Le dicemmo addio e poi
La speranza uscì da quei pozzi
 
L’amore greve come un orso privato
In piedi danzò quando volemmo
E l’uccello blu perse le piume
E i mendicanti il loro Ave
 
Sappiamo assai bene che ci si danna
Ma il desiderio di amare in cammino
Ci fa pensare tenendoci per mano
Alla zingara che ci predisse il destino
 
 
 
 
 
 
Le campane
 
Mio gitano mio amante bruno
Ascolta le campane suonare
Ci amavamo perdutamente
Credendo che nessuno stesse a guardare
 
Ma eravamo proprio mal nascosti
D’attorno tutte le campane
Dai campanili ci hanno visti
E lo dicono a ognuno
 
Domani Cipriano ed Enrico
Maria Orsola e Caterina
La panettiera e suo marito
E poi Gertrude mia cugina
 
Sorrideranno quando passerò
Più non saprò dove stare
Tu sarai lontano Io piangerò
Ne morirò magari
 
“L’amore è morto tra le sue braccia”
 
L’amore è morto tra le tue braccia
Ti ricordi d’averlo incontrato
È morto lo rivedrai
Ad incontrarti è tornato
 
Un’altra primavera di passato
Io penso a ciò ch’ebbe di dolce
Addio stagioni che finite
Ci tornerete così dolce
 
 
 
 
 
 
L’amore
 
L’anello si mette all’anulare
Dopo il bacio delle promesse
Quel che mormorano le nostre labbra
È nell’anello degli anulari
Mettiti delle rose tra le trecce
 
 
 
 
 
 
Lettera-poesia
 
Di voi sono pieni i miei poveri occhi
Come uno stagno del chiaro di luna
Ed io vi imploro sui miei due ginocchi
O bionda che sembrate bruna
 
 
 
 
 
 
Notturno
 
Il cielo greve e notturno s’abbaglia della città
E il mio cuore batte d’amore all’unisono delle vite
Che animano la città al di sotto dei grandi cieli
E l’accendono la sera senza stupirci gli occhi
 
Le vie con le loro luci il cielo hanno abbagliato
E solo grazie alla materia lo spirito è eterno
E l’amore è umano e solo nelle nostre vite vive
L’amore questo eterno che muore inappagato.