Piero Simon Ostan è diffusamente riconosciuto come uno dei poeti più promettenti della generazione attorno agli anni 80 (è nato nel 1979). E a ragione. Vincitore di un Premio Cetonaverde ha collaborato con Pordenonelegge, cura con l’Associazione Culturale Porto dei Benandanti il festival Notturni Di Versi, e ha pubblicato due ottimi libri di poesia: Il salto del salvavita (Campanotto, 2006) e Pieghevole per pendolare precario (Le voci della luna, 2011).
Con questo brevissimo quanto prezioso È così anche il nostro stare qui edito dalle Edizioni Culturaglobale nel 2015, Piero conferma la sua assoluta ed essenziale aderenza alla realtà, a un vissuto fatto di tasselli tanto minimi quanto riconoscibili nel percorso di un’esperienza comune, che non si allaccia a grandi slanci emotivi per prediligere piuttosto le variazioni del tema, del contesto.
Non a caso questo libriccino di 12 poesie, che si presenta immediatamente come un’antologia provvisoria di un lavoro ben più articolato, muove passi e sguardi in momenti di cambiamento: la nascita del figlio (Quando l’aria ha gonfiato i polmoni / di nostro figlio per la prima volta), la presenza transeunte del padre (È il taglio degli occhi di mio padre / non il suo colore). Ma anche di quel cambiamento che è anche se non sembra, e che proprio in virtù di questa sua non-apparenza riflette più intensamente il cambiamento di sé che sta alla base della consapevolezza dell’essere nel mondo (È quando respiriamo a fondo / nell’attimo prima di partire / che sentiamo dagli abissi la burrasca / ad attraversarci il vento / e il mondo come un turbine).
Una poesia che si nutre di vita ed esperienza, che osserva le variazioni, e che cerca il proprio luogo (La poesia tra noi è la cosa infilata / tra i denti aggrappata, resta salda / serve a me e a te). E che convince anche in questo suo formato provvisorio, profondamente affettivo, nonostante tutto leggero. Perchè come dice Francesco Tomada nella quarta di copertina: anche la leggerezza è una conquista che ciascuno deve raggiungere indossando con coraggio il proprio volto e il proprio nome, quel nome che altri ci hanno donato e a cui ci spetta di dare un significato, quel nome che come gesto di affetto scegliamo per i figli nel momento in cui gli auguriamo che la vita possa crescere dentro di loro.
Giardino
L’erba come prato inglese fitta e ben tosata
la nostra ci accontentiamo non sia troppo gialla
alle erbacce rassegnati e i calcinacci che affiorano
spesso i buchi da coprire.
Come eden difettoso
è il nostro giardino e non sarà
di nessun altro.
È così anche il nostro stare qui,
gli squarci e le spaccature
provano chi siamo.
La consistenza delle nuvole – III
Quando l’aria ha gonfiato i polmoni
di nostro figlio per la prima volta
qualcun altro la riempiva
con un dolore lungo anni.
Forse è il cambio di testimone,
un dono che vi ha lasciato,
è la vostra onestà, la buona volontà,
è non avere grilli per la testa.
Ora, però, nel muoverci per casa,
quando spegniamo le luci della notte
le cose non sono più
come le abbiamo sapute
le nostre vite sono nuvole
prendono la forma che vogliono
colpite dal sole oppure nere,
divise dal lampo
noi gli occhi fissi ad indovinarle
sperando solo in un riparo
se saranno di tempesta.
Autoritratto
È il taglio degli occhi di mio padre
non il suo colore
l’attaccatura bassa dei capelli
quasi piatti i piedi e lo stesso stampo delle mani
o forse è lo stare scorretto sulla schiena
ma più che altro è la stessa mandibola che balla
quando la cena sa di poco e la camicia non stirata
l’apprensione dei giorni che fa lo stomaco compresso
con la tensione continua dei nervi raccolta nelle giunture
è la sua sintassi quando dico le frasi che non vengono
preciso il lampo nello sguardo che ricuce le cose
rifà buono il tempo
la solitudine lui dei boschi io delle parole.
Sarà poi un giorno mio figlio
e il figlio di mio figlio
sarà l’aggirarsi nell’identico buio delle strade
ad aspettare che venga il vento giusto
e il chiaro dentro gli occhi.
Geometria
Oggi le nostre vite sono rette
tangenti che si toccano spesso
ogni cosa che non sai ancora fare
vestirti, fare il bagno, stare solo
è una scusa per attraversarci
senza nemmeno accorgerci cambierà
la geometria che regola i giorni
saremo i binari che reggono il treno
fermeremo nelle stesse stazioni
a orari diversi, viaggeremo verso
una meta sconosciuta, forse lontana
per sfiorarci non sarà più il tempo.