Un intenso lavoro di laboratorio nell’appuntamento del Corso di Lettura e Scrittura poetica della Samuele Editore. Diverse le modalità rispetto alla volta precedente. Non un lavoro alla lavagna ma su foglio continuando ciò che erano i compiti per casa. Tre poesie a testa che i partecipanti hanno editato secondo le indicazioni e gli accoppiamenti forniti.
Ciò che è emerso è un’importante capacità di sottolineare i punti forti del testo accentuandone ritmo e musicalità. Con esiti talora inaspettati, talora che sfiorano un’efficace riscrittura. È emerso altresì che l’editing non è una scienza esatta ma ha come conseguenza la possibilità di diverse soluzioni in relazione alle diverse sfumature che si vogliono comunicare.
È emerso inoltre, nello specifico in relazione al termine cadavere utilizzato da una partecipante, quanto l’inserimento di un nuovo termine (conchiglia) comportasse la rivalutazione da parte dell’autrice dell’accaduto biografico a monte del testo proprio in funzione di quella modifica poetica che era (di fatto) una modifica di prospettiva. Perchè le conchiglie sono comunque cadaveri ma implicano un punto di vista differente (il partire da un punto A per voler arrivare a un punto B e trovarsi, grazie alla poesia, a un punto C totalmente inaspettato).
È emerso infine che il lavoro di editing non consiste esclusivamente nella rielaborazione tecnica (a conferma di quanto appena detto) ma necessita anche di una rivalutazione personale, una spiegazione dettagliata a parole proprie dell’immagine al fine di trovare la parola giusta per costruire l’immagine stessa oltre un iniziale quanto semplice slancio emozionale.
Di seguito un testo per ogni partecipante presente all’incontro, originale ed editato dal gruppo.
Luisa Delle Vedove – originale
Se sono in viaggio
-andando-
ciò che incontro e osservo
ha il gusto della festa:
è che vedo il gesto delle cose,
il cadere e non la foglia che cade:
-tornando-
ciò che incontro e osservo
ha la malinconia delle luci assenti:
è che vedo le cose solo come cose
e non il loro fare
Luisa Delle Vedove – editing
Se sono in viaggio -andando-
ciò che incontro e osservo
ha il gusto della festa.
È che vedo il gesto delle cose,
il cadere e non la foglia che cade.
Ciò che incontro e osservo
ha la malinconia di un verbo assente.
È che vedo le cose solo come cose
e non il loro fare.
Laura De Beni – originale
Lo sbadiglio nel groviglio della veglia t’attende
come s’attende l’alba contro voglia quando,
caos convalescente,
non c’è verso
di dormire.
T’ha divorato una stagione di lamiera.
Come funziona il telecomando?
Come funziona l’avere sguardo?
Come funzioni tu?
Perché non si può telefonare agli uccelli?
Laura De Beni – editing
Ti attende lo sbadiglio
nel groviglio della veglia,
come l’alba controvoglia quando
– caos convalescente –
non c’è verso di dormire.
Ti divora una stagione di lamiera.
Come funziona il telecomando?
Come funziona l’avere sguardo?
E tu, come funzioni?
Perchè non telefoniamo agli uccelli?
Giorgio Asquini – originale
Sul cerchio della tavola
mangiano e si raccontano
le uscite, gli spettacoli, gli incontri.
Uniscono i punti fermi
di tutta la settimana.
Quando scorre il futuro
in quei discorsi, affiora
il lavorio della vita.
In quel preciso momento
il figlio, a tavola
allargherebbe il cerchio:
per lei partita presto, per loro
che non arrivano.
Giorgio Asquini – editing
Sul cerchio della tavola
mangiano e si raccontano
le uscite, gli spettacoli, gli incontri.
Uniscono i punti fermi
di tutta la settimana.
In quel preciso momento
il figlio, a tavola
allargherebbe il cerchio:
per lei partita presto, per loro
che non arrivano.
Maria Milenza Priviero – originale
La rosa è la rosa non si discute
simbolo d’amore se rossa, pure
se scendiamo nel particolare
tanti sono i fiori seducenti: calla
giaggiolo convolvolo
nasturzio gelsomino, nomi
tutti, che evocano emozioni.
Ma chi li ha dati – ai fiori –
così appropriati, botanici
oratori, filosofi o scienziati
macchine parlanti
o soltanto… poeti ?
Maria Milena Priviero – editing
La rosa è la rosa non si discute.
Ma se scendiamo nel particolare
sono tanti i fiori seducenti:
calla, giaggiolo, convolvolo,
nasturzio o gelsomino, tutti
nomi che evocano emozioni.
Ma chi li ha dati – ai fiori –
dei nomi così appropriati? Botanici,
oratori, filosofi o scienziati?
Macchine parlanti o soltanto poeti?
Nella Catellani – originale
La brezza diventa spirale
Intorno allo scoglio
Si percepisce forte l’odore del mare
ed un vago profumo di pini
Distesa sulla roccia ad occhi chiusi
appoggio le braccia sul petto
Le dita intrecciate
come cadavere nella bara
Il sole mi riscalda
Sorrido!
Nella Catellani – editing
La brezza si fa spirale
intorno allo scoglio.
Si percepisce l’odore del mare
e un profumo di pini.
Distesa sulla roccia, chiusi gli occhi,
raccolgo le braccia al petto. Respiro.
Le dita intrecciate come conchiglie.
Sorrido al sole che mi scalda.
Elisabetta Salvador – originale
Cosa vedo nei tuoi occhi – chiedi –
Cosa vedono i miei occhi nei tuoi?
Ingorgo chiaroscuro di pensieri,
paure, bagliori,
il passo che ti cede, l’arresa.
Vedono tutte le tue attese.
Nei tuoi occhi vedo me,
intatta.
Mi scopro perché tu mi guardi;
tu guardi e non mi vedi.
Così il frutto avvizzisce,
la polpa sempre più dolce si apre
alla terra profumandola
di pianto.
Qualcuno la calpesta
e il seme sprofonda nel buio
finché nuova pioggia
non lo esploda.
Elisabetta Salvador – editing
Cosa vedo nei tuoi occhi – chiedi.
Un ingorgo, un chiaroscuso di pensieri,
un passo che ti cede, una resa.
Vedo tutte le mie attese
nei tuoi occhi, e reso intatta.
Mi scopro perchè mi guardi.
Perchè mi guardi e non mi vedi.
Perchè il frutto avvizzisce, la polpa
sempre più dolce si apre.
Perchè qualcuno calpesta il seme
e sprofonda nel buio.
Cosa vedono i miei occhi – chiedo.
Per casa l’editing di alcune poesie dell’Editore stesso.