L’ultimo incontro del secondo modulo del Corso di Poesia della Samuele Editore a Maniago ha visto un momento più veloce dei precedenti rispetto alla lettura. Sono stati infatti rivisitati Caproni (Il franco cacciatore), Vittorio Sereni (Frontiera, Gli strumenti umani), Mario Luzi (Sotto specie umana) e Ferruccio Benzoni (Sguardo dalla finestra d’inverno).
Autori così diversi hanno fatto emergere le diversità di forma e intenzione, di uso degli strumenti poetici e di diversa attenzione all’uso della parola stessa. In particolar modo Benzoni è stato apprezzato per la densità delle sue immagini forti e allo stesso tempo morbide. Un momento interessante è stato il ricordare che alcuni testi nella storia della letteratura ritornano e vengono riscritti, quasi momenti importanti del pensiero umano:
No’ angossarte, putel, spera…
No’ angossarte, putèl, spera,
erazona el dolor;
no’ ghe xé ‘na primavera
sola pa ‘l nostro cuor.
Torna a l’età maùra
l’avrìl… un altro avrìl;
no’ ‘ver paura,
Ancùo…
Giacomo Noventa
Non credere che tutto sia finito,
ragazzo. Spera, fatti una ragione
della tua pena. Per il nostro cuore
non c’è una primavera sola. Torna
agli anni alti l’aprile, un altro aprile.
Non disperarti oggi.
Franco Fortini
Per una fine d’inverno
Fatti una ragione della tua pena
-s’infuria il cuore- non c’è
una stagione sola. Torna
con gli anni non più verdi, rimorde
al fondo di un inverno si anima
inesausta una speranza. ma
intirizzite le arterie lo sguardo
risucchiato un pulviscolo fissa
oltre le dune scomparendo
non più fertile il mare.
Ferruccio Benzoni
Per casa è stato richiesto di trascrivere una trentina di testi di Caproni.