Cerca il nome occulto – Rita Greco

Cerca il nome occulto - Rita Greco
 
 
 
 
Lasciami entrare,
voglio il grezzo diamante
della tua mezzaluce.
Dove lo tieni, dove lo nascondi?
Ancora un giorno
e non saprò mai
chi potevamo essere.
 
 
 
 
 
 
Si danno le spalle per tutto il giorno
ognuno intento al proprio solco
marciando risoluti al soldo del dovere.
 
La sera li chiude allo stesso tavolo
più dei coltelli che sminuzzano il cibo
sono armi gli occhi che guardano nel piatto.
 
Solo di notte resiste una traccia
quando lui nell’instante
in cui riemerge dal sonno
trovandola
la abbraccia.
 
 
 
 
 
 
Fin dove ho potuto
reggere il tuo sguardo
la curva del giorno
mi ha dato clemenza.
Avevo cura dei tuoi occhi,
li accarezzavo quando non sapevi.
Ora l’orizzonte
è una macchia
che non so decifrare.
Dentro ogni parola
cade il mondo.
 
 
(Rita Greco, La gioia delle incompiute, Giuliano Ladolfi Editore, 2021)
 
 

Da luci ammezzate, dall’incompiutezza della realtà, e da una profondità emotiva che a queste si avvicenda la parola di Greco emerge, e si convoglia in un liricità il linea con le pose novecentesche di questa materia, proponendo una scrittura in grado di cristallizzare il valore di una esperienza certamente dialogica con il reale, e la sua transitorietà impietosa.

In effetti, la poesia dell’autrice sembra raccogliere i frammenti delle occasioni e le minuzie delle ambizioni per restituire loro quella dignità che solo un attento sguardo sa cogliere, setacciandole nel complesso fenomenico della realtà.

Così, nella speranza di una riparazione e nella venuta di un prodigio, il dettato della nostra scioglie la scorza della straziante sofferenza di matrice esistenzialistica del proprio, rivelando così al lettore il nucleo intatto di una profonda speranza, che si rivela più feconda e gravida del tempo dell’attesa.
Ma è della sospensione, o meglio: da ciò che questa contiene in termini di possibilità, ciò in cui l’autrice attinge la propria ispirazione, per poi trarne poesia nella capacità di dar risposta – o meglio, far tesoro – di quel che degli eventi quotidiani è possibile esperire, in potenza ed in atto.

Da questi testi emerge una struggente tenerezza, e la capacità riparatoria che viene demandata alla poesia risulta, in ultima istanza, approdo di serenità ormai saziato per le lacrime versate dell’aver a lungo sofferto.

Di qui, dunque, giunge alla luce la caratteristica intimamente biografica del lirismo nell’autrice di cui si avverte la tensione strutturalmente vitale, capace di snodarsi tra i dettagli del rimpianto e l’attesa di un miracolo che sembra tardare.

Più di tutto, tuttavia, è il sentimento dell’aspettazione nel suo declinarsi amoroso che si desidera pieno e salvifico ciò di cui, speculando, si avverte la necessità in questi testi; e della pienezza di una salvezza che renda possibile la guarigione della ferita che solca l’interezza della vita.

Carlo Ragliani