Figura . 10
In memoria di Carlo
Nella foto che ti mostra alla partenza
mia madre ha un grande fiocco
tra i capelli
e tu una piuma nera
sul cappello
sopra lo sguardo dritto dei vent’anni
che dopo non avresti ritrovato
Me ne parlasti una volta sola:
dicesti di quei piedi assiderati
della febbre che intanto ti bruciava
del tuo risveglio all’isba
– un paradiso –
e della donna china su di te:
la Guerra tra i Vent’anni e il Grande Gelo
– guerra privata, tutta e solo tua –
lì fu di assalto, e non di ritirata
La galaverna ti faceva assorto
ma, vecchio, spalancavi
il viso al sole
al cielo adolescente del tuo aprile
Delle parole con la donna russa
raccontasti
poco prima di morire:
covate così a lungo dentro, in cuore,
al limite dei quasi novant’anni
erano pronte a schiudersi,
leggere:
Perchè mi curi? Ho invaso il tuo paese.
Lei non risponde subito: la vedo.
Guarda i tuoi piedi, guarda le sue mani
Anch’io, da tanto tempo, ho un figlio in guerra.
Spero in un’altra madre: che lo curi.
Niente medaglie,
al tuo rientro a casa.
Rifuggivi raduni e proclami,
tentazioni sospette di gloria.
Da allora, sai,
mi sono chiesta spesso
se sia tornato vivo alla sua isba
il figlio della contadina russa
– il figlio della madre universale –
che hai affidato alla mia memoria.