Alfredo Rienzi suggerisce Felicia Buonomo

 
 
 
 
Ostia
 
Non è leggerezza di fiore questa condanna.
Come un masticare di ostia che chiede redenzione.
Si scioglie in fretta, taglia il tempo necessario
a passare in rassegna l’elenco dei peccati
che mi getti addosso. Eppure sarei dovuta partire,
lanciarmi vuota nella libertà che pesa. Non aspettare
una benedizione, un segno di croce che allarghi
alla vita. Eppure rimango, mi punisco, mi rinnego.
Potrei silenziarmi, ma canto un urlo. Tu non senti.
 
da Sangue corrotto (Interno Libri, 2021)
 
 
 
 

Il testo “Ostia” è tratto dalla raccolta Sangue corrotto, che Felicia Buonomo ha recentemente (ottobre 2021) pubblicato con Interno Libri Edizioni. L’opera è una narrazione in versi, densa, compatta e vibrante, di un percorso dolente dell’io poetico nella relazione intrafamiliare, scandito in tre sezioni (“Origine”, “Crepa”, “Voragine”) che muovono verso una possibile e parziale risoluzione del conflitto.

Il testo in esame è tratto dalla sezione mediana, “Crepa”, dove l’io narrante muove al distacco “dalla catena di sofferenze originarie”, ma senz’ancora sfiorare quella pacificazione e “leggerezza di fiore” che apre, come una finestra spalancata su campi e tempi nuovi, desiderati, ma non ancora raggiungibili. Infatti, il testo è ferito da parole dure: “condanna”, “peccati”, “punisco”, fino a un “mi rinnego” che convoca visioni cupe e abissali. Si inscena una battaglia tra le forze distruttive e quelle che spingono a una resistenza vitale, a una “redenzione”. I lemmi sono forti, connotanti del contesto, carichi di valenze simboliche, a cominciare dal titolo fino a “benedizione” e “segno di croce”.

Il verso conclusivo racchiude in tre unità frastiche l’intera drammaturgia del testo e della raccolta. “Potrei silenziarmi” rappresenta il rischio, l’offerta destinale e relazionale alla dissoluzione, alla sconfitta autodistruttiva. Splendida è la risposta, che contiene in sé il Sublime, nella crasi ossimorica, di “canto un urlo”. Il cielo e l’abisso. La vanità, in termini relazionali, del tombale “Tu non senti” conclusivo lascia intravedere altri sentieri, che – richiamando l’incipit – senza “leggerezza di fiore”, il/la protagonista della narrazione, dovrà – necessariamente – affrontare.

Alfredo Rienzi

 
 
 
 

Felicia Buonomo è giornalista e autrice. Inizia la carriera giornalistica nel 2007, occupandosi principalmente di diritti umani. È giornalista presso Mediaset e fa parte della redazione di Osservatorio Diritti. Alcune sue poesie sono state pubblicate su riviste e blog letterari in Italia, Stati Uniti e Francia. Pubblica il saggio Pasolini profeta (Mucchi Editore, 2011), il libro-reportage I bambini spaccapietre. L’infanzia negata in Benin (Aut Aut Edizioni, 2020), la raccolta poetica Cara catastrofe (Miraggi Edizioni, 2020) e la raccolta poetica Sangue corrotto (Interno Libri, 2021). Dirige la collana di poesia sociale/civile, “Récit”, per Aut Aut Edizioni.