Alberto Bertoni suggerisce Laura Corraducci

Alberto Bertoni suggerisce Laura Corraducci
 
 
a Dora, la sposa che seppe attendere oltre la morte
 
un correre di bianco lungo le vie
di fiori d’aprile e macerie la Dora
nel suo riso di maestra elementare
la terra nostra dissolta dai cani
ricordi di legno scuro sulle gambe
un baluginare di occhi nel buio
l’odore dei banchi bruciati e la Dora
che aspetta Vittorio diritta in piedi
sull’unico binario con tutto il futuro
piegato bene dentro le scarpe
quelle buone della Lina di prima del’40
Vittorio adesso è una medaglia d’oro
onore ai caduti del conflitto
non è più il bacio sulla schiena
che arrivava con il sole la mattina
è acqua di storia che ingiallisce
sulla carta di una foto nella tasca
non è più la voce forte che chiamava
la Dora la notte e di baci tutta la copriva
 
ma il sorriso della sposa è ancora fermo
lì tra i binari nuovi alla stazione
insieme alle sue scarpe buone
che portano incisi nei decenni
i sogni intatti di un soldato
 
da Il passo dell’obbedienza (Moretti e Vitali, 2020)
 
 
 
 

Se ancora è lecito muovere – per un testo versificato – da una constatazione apodittica, ebbene vale la pena di dire subito che la poesia dell’autrice pesarese Laura Corraducci presentata qui è semplicemente bellissima. Tratta dalla sezione a sfondo storico del suo Il passo dell’obbedienza (pubblicato da Moretti & Vitali nel 2020: nel suo insieme, un libro fra i migliori degli ultimi anni), la poesia impone una lettura lenta e scandita, attenta ai dettagli e al pathos in crescendo di una vicenda che è sì ambientata sullo sfondo della Seconda guerra mondiale, ma che assume l’intensità e la necessità di una tragedia arcaica. La qualità della scrittura di Corraducci è precipuamente imperniata sulla tenuta prosodica dei suoi versi, che imprimono ieraticità e sacralità al microromanzo cui danno vita espressiva. Grande storia e storie individuali vi s’intrecciano e si alternano con una cura, una dinamica e un’attenzione che si trasmette dagli scenari “pubblici” a quelli interiori, grazie a una fluidità perfettamente calibrata di scrittura; e un’attitudine invero rara a saldare insieme tecnica e coinvolgimento umano. La vicenda di Dora e di Vittorio rimane impressa non semplicemente come fotogramma di un tempo che ci chiama di per sé all’obbligo del ricordo, ma anche e soprattutto come un exemplum di ciò che la poesia è chiamata ad essere oggi: un ponte aperto che proietta il senso tragico dell’esistere amorosamente individuale non meno che drammaticamente collettivo sui dilemmi a venire di pandemie, migrazioni e apocalissi “ecologiche”.

Alberto Bertoni

 
 
 
 

Laura Corraducci è nata a Pesaro, dove risiede, nel 1974. Insegna inglese nella sua città, dove dal 2012, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura, organizza ogni anno la rassegna poetica “Vaghe stelle dell’Orsa”. Ha esordito nel 2007 con Lux Renova (Edizione del Leone), cui ha fatto seguito nel 2015 Il Canto di Cecilia e altre poesie (Raffaelli) e nel 2020 Il passo dell’obbedienza (Moretti&Vitali). Suoi inediti sono apparsi su “Punto Almanacco della poesia italiana 2014”, “Gradiva” con nota critica di Giancarlo Pontiggia, “Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n.2”. Sue poesie sono state tradotte in spagnolo, inglese, olandese, rumeno e portoghese. Traduce dall’inglese (Caroline Clark, Muesser Yehniay, Bill Wolak)