Continua la promozione dei 3 libri finalisti del Contest di fine 2024 di Laboratori Poesia (vedi QUI). Il Contest, ricordiamo, ha visto 30 libri in gara per 93 votanti effettivi tra i lettori dell’Osservatorio Poetico di Laboratori Poesia, per un totale di 171 voti effettivi. Tutti i risultati sono visualizzabili QUI.
Il primo Speciale ha visto una traduzione e una nota a cura di Rocío Bolaños e Alessandro Canzian su Seracchi e morene di Mauro Ferrari (Passigli, 2024, terzo posto, visualizzabile QUI). Su Corpo contro di Daniela Pericone (Passigli, 2024, secondo posto) la traduzione è stata curata sempre da Rocío Bolaños e la nota di lettura da Serena Mansueto (visualizzabile QUI). Su Sull’altra riva di Stefano Colletti (Puntoacapo, 2024, vincitore) la traduzione di Rocío Bolaños e la nota di lettura a cura di Federico Migliorati (visualizzabile QUI).
Il secondo Speciale invece è stato un invito a partecipare alla puntata su Fango Radio di Vocale, ormai punto di riferimento della promozione radiofonica della poesia a cura di Elisa Longo. Per l’occasione Daniela Pericone e Mauro Ferrari hanno letto alcuni loro testi mentre dal libro di Stefano Colletti ha letto Vernalda Di Tanna (il podcast è fruibile QUI).
Il terzo Speciale, pubblicato oggi 2 maggio, consiste in interviste agli autori a cura di Elisa Nanini (a Daniela Pericone), Vernalda Di Tanna (a Mauro Ferrari, QUI) e un ricordo a cura di Marco Molinari (su Stefano Colletti, QUI). Il quarto Speciale invece consisterà in un percorso, a cura della redazione, dentro le tre opere attraverso alcune parole chiave presenti nei libri.
I prossimi appuntamenti saranno un percorso, a cura della redazione, dentro le tre opere attraverso alcune parole chiave presenti nei libri, e un invito a leggere i propri testi al Festival della Letteratura Verde (QUI) che si terrà il 15 giugno a Porcia in provincia di Pordenone, sulle sponde del lago Burida.
INTERVISTA A DANIELA PERICONE
Elisa Nanini: Nella nota di lettura dedicata alla raccolta Corpo contro (Passigli, 2024) apparsa recentemente su Laboratori Poesia insieme a due poesie scelte e tradotte da Rocío Bolaños, Serena Mansueto sottolinea l’importanza e l’ambivalenza del «concetto di scampo». In che modo direzioni e spinte contrarie sconfinano e al contempo disegnano la linea del destino?
Daniela Pericone: C’è un enigma, riguardante la natura dell’essere e dell’universo, che è affascinante e tremendo allo stesso tempo. Un fenomeno intorno al quale la mente umana si interroga da sempre: la contrapposizione di forze che agisce non solo in ogni organismo vivente, ma in tutta la realtà nella quale siamo immersi. Ogni cosa esistente contiene in sé da un lato l’istinto a perpetuarsi e dall’altro il meccanismo di autoestinzione. Questa legge di natura ci unisce in un destino comune. Viviamo in un continuo tiro alla fune tra due forze orientate verso direzioni opposte. Il termine scampo è connesso sia all’idea di una possibile salvezza che alla sua negazione, e motiva in modo palese e al contempo sotterraneo l’intera concezione del libro. Mi è capitato di leggere di recente una frase della scrittrice Han Kang (nel romanzo L’ora di greco) che rende magnificamente il senso della nostra condizione: «la vita che si oppone all’estinzione bruciando». Ecco, noi siamo questo bruciare.
E.N.: Quale potrebbe essere una parola-chiave con cui percorrere le pagine di Corpo contro?
D.P.: Tra le tante possibili sceglierei la parola specchio, che, sebbene sia presente in modo esplicito in pochi testi, ritengo cruciale per la riflessione alla base del libro. Lontano da ogni rimando narcisistico, lo specchio rappresenta per me l’idea stessa di conoscenza, di curiosità, di osservazione dell’altro da sé. La nostra mente costruisce di continuo schemi e mappe per interpretare la realtà, le immagini ci arrivano come riflesse da una superficie specchiante, che diventa il nostro osservatorio sul mondo. Dentro lo specchio incontriamo anche la nostra immagine, e qui entra in gioco la costruzione della nostra identità, sia come individui che come specie. Peraltro lo specchio ci rammenta che la vista svolge una funzione primaria per entrare in contatto col mondo e decifrarlo, persino rispetto al linguaggio, che arriva dopo e non sempre riesce a restituire un senso («scrivo poche righe indecifrabili / sullo specchio in cui guardo ogni mattina / sperando che la frase vista al contrario / dia qualcosa di sensato»). Infine la stessa scrittura è specchio.
E.N.: L’ostinazione «a spargere semi in aria / come una gioia inutile» (p.23) racchiude una tensione irrisolta tra istinto e ragione. Di fronte a un processo inarrestabile di morte e disgregazione, riesce l’inutile ad acquisire uno spessore esistenziale?
D.P.: Si tratta sempre dell’istinto biologico che porta al rinnovarsi della vita. Anche nelle condizioni più sfavorevoli il seme continua ad attecchire «e moltiplica i rami / non si arrende / all’annuncio della fine», contro ogni logica, contro ogni pulsione di morte. Il gesto insistito di spargere semi può apparire inutile, nel senso che non eviterà il destino di dissoluzione insito in ogni cosa esistente. Tuttavia, prima che la fine si compia, nulla può impedire di cercare e sentire pienamente la gioia, la luce, la bellezza. Quanto più siamo destinati a finire, tanto più intensa sarà la forza del nostro ardore.
E.N.: «I volti si sfiorano / nel bacio del tradimento / tagliati dalla luce» (p. 88): le poesie della quinta sezione, Il turbamento, attraversano con intensità le opere di Caravaggio. Quando è nato questo dialogo tra scrittura poetica e pittura?
D. P.: La quinta e ultima sezione conclude il discorso sulla natura dell’esistere (ed esistere come corpo) attraverso il filtro dell’arte. Le poesie nascono da riflessioni e studi sulla pittura di Caravaggio, che ho amato da subito per i caratteri che l’hanno resa universalmente nota e apprezzata: il contrasto netto tra luce e buio, la verosimiglianza dei soggetti ritratti, la carnalità dei corpi rappresentati senza infingimenti o edulcorazioni, l’intento di cogliere l’istante esatto in cui si compie un’azione cruciale, e, non ultima, l’audacia di andare contro il potere della committenza. I testi non contengono descrizioni fedeli della scena raffigurata, hanno piuttosto la natura allusiva del frammento, e sono frutto di suggestioni legate all’atmosfera, alla vicenda o a un dettaglio di alcune tra le opere che più mi hanno parlato. Sono un tentativo di produrre nuove vie di senso. O forse un ulteriore strumento per indagare il nostro lato più oscuro.
E.N.: Infine, un consiglio da offrire a chi oggi desidera accostarsi alla poesia.
D.P.: Leggere e ancora leggere. Ma anche scegliere bene cosa leggere. Nutrirsi della poesia dei grandi, attraversarla, assorbirla, tenerla accanto e nello stesso tempo distante. Solo dopo scrivere un verso. Ascoltarsi per scoprire se la propria voce è distinguibile dalle altre, o si porta dentro la zavorra di espressioni abusate, luoghi comuni e retoriche, che già intasano tanto la comunicazione ordinaria. Soprattutto occorre pensiero e capacità di visione.